lunedì 23 agosto 2010

L'inoculazione - Kunming, Cina

Tagliolini cinesi, di Fabio
È una calda serata estiva, una leggera brezza spazza la terrazza e il cielo terso permette alla luna di specchiarsi vanitosa sulla superficie immobile e densa del lago.
Alcuni amici italiani sono venuti a trovarmi a Kunming. Dopo aver bighellonato in città per alcune ore è giunta l'ora di portarli a cena. Per attutire lo shock culturale vorrei evitare i posti più semplici dove spesso vado a mangiare, non tanto perché non mi fidi della qualità del loro cibo quanto per le condizioni al contorno che potrebbero impressionare i nuovi arrivati. La scelta è caduta su questo localino carino, con i tavoli sul tetto di un edificio affacciato sul Green Lake, proprio vicino a casa mia.
Una cameriera graziosa e raffinata ci sorprende con un inglese piuttosto corretto: tra sorrisi e cortesie ordiniamo una serie di specialità nazionali e locali. Una ventina di minuti più tardi - un tempo più che sufficiente per preparare ognuna delle pietanze che abbiamo ordinato - un altro cameriere si avvicina al nostro tavolo. La conversazione è interrotta ma non l'ilarità. Ci aspettiamo una qualche sua mossa impeccabile, in armonia con l'umore drogato dall'atmosfera che ci fluttua attorno: che ci versi da bere, che sposti il contenitore del sale o una sedia, o che ci chieda se gradiamo dell'altra birra o una salsa particolare.
"Mi dispiace signori ma l'anatra che avete ordinato è finita."
La notizia ci coglie con tale sorpresa che la delusione monta senza toglierci dalla faccia il sorriso, distorcendolo soltanto in una variante un po' ebete. Si sono accorti di aver finito le scorte d'anatra più di venti minuti dopo che l'abbiamo ordinata? Vabbè, hanno toppato, può capitare.
"Non fa nulla, vorrà dire che ordiniamo il pollo."
"Certo signore, il pollo va benissimo."
E siccome il pollo va benissimo ci rimettiamo a chiacchierare, con la birra che carbura i discorsi e il venticello che fa vibrare i tovaglioli.
Un buon quarto d'ora più tardi, praticamente quaranta minuti dopo aver ordinato, il cameriere si avvicina nuovamente al tavolo, con la faccia imperscrutabile del giocatore d'azzardo, di nuovo rigorosamente senza piatti in mano. Questa volta i sorrisi svaniscono immediatamente mentre la tensione solleva le nostre schiene dalle sedie.
"Mi dispiace signore, ma la verdura saltata che avete ordinato non è disponibile."
"Ma come? E ve ne accorgete soltanto ora?"
"Sì signore. E abbiamo terminato pure il pollo."
"Pure il pollo!"
Sarà che la Cina tende ad amplificare ogni tipo di sensazione ma mi sembra di non essere mai stato così deluso e frustrato in vita mia. La mole delle informazioni è troppo pesante da sopportare. Ogni frase di questa faccia di bronzo è uno schiaffo in faccia. Non so se mi irriti di più il fatto che sono finite le verdure, ordinate tre quarti d'ora or sono, o il pollo che, lo ricordiamo perfettamente, andava benissimo.
Ciò che segue è una serie di commenti e domande da cui cerchiamo di limare via le tracce più evidenti di quel sarcasmo e quell'indignazione che in Italia avremmo ogni diritto di esercitare ma che in Cina sono totalmente fuori luogo.
Il cameriere invece si rifugia come una tartaruga in quella corazza di atteggiamenti che i cinesi per una sorta di pulsione genetico-culturale adottano in casi come questo. Annuisce senza rispondere, aspettando evidentemente che ci riprendiamo da questa reazione ingiustificata, la finiamo di lamentarci come dei bambini pedanti e ci decidiamo infine a ordinare qualcos'altro.
Dopo alcuni secondi ci riprendiamo dalla reazione ingiustificata, la piantiamo di fare i bambini pedanti e finalmente gli facciamo una domanda che lui reputa accettabile, anche se leggermente insolente.
"Insomma, ci dica che cosa vi è rimasto, poi ordiniamo!"
Alcuni minuti o qualche ora più tardi ci servono. I piatti arrivano a rate, con intervalli inconcepibili e il tempismo sbagliato. Il riso - alimento base che dovendo accompagnare ogni pietanza dovrebbe essere la prima cosa ad essere servita - non arriva e dobbiamo chiederlo due o tre volte.
Il cibo potrebbe essere delizioso o schifoso, non se ne accorgerebbe nessuno. Lo buttiamo giù in fretta, con il solo intento di riempirci lo stomaco e andarcene di qui. Il vento che alza i lembi della tovaglia ora ha rotto le balle e il riflesso della luna sul lago ha il solo effetto di portare alla luce i sedimenti di mucillagine e rifiuti che lambiscono la sponda di ogni specchio d'acqua cinese.
La dose di impatto culturale sufficiente a vaccinare i miei ospiti è finalmente stata inoculata. Al diavolo i ristorantini eleganti, mutuati da un occidente nemmeno autentico, distorto dal filtro di programmi TV per nuovi ricchi: domani per pranzo li porto in quella bettola sporchissima ed efficiente a mangiare er zi, i miei tagliolini preferiti.

Kunming, Cina, agosto 2006

2 commenti:

Enzo ha detto...

Ciao...ho avuto esperienze imbarazzanti anche qui, in Italia. L'ultima in ordine di tempo è la seguente. Ci trovavamo in una piccola pizzeria del centro della mia città. Mentre stavo gustando il dolce, vedo arrivare trafelata la cameriera; mi porta letteralmente via il piatto mentre l'altra aveva già predisposto un altro tavolo. "Scusate, dovete spostarvi perchè c'è gente che aspetta e ha fame." Giudica tu.

Fabio ha detto...

Enzo: come dici tu...imbarazzante!