lunedì 30 gennaio 2012

Parola contro Zen

Dopo aver letto i seguenti paragrafi de Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, di Robert M. Pirsig, ho avuto una sorta di illuminazione:
[...]Il termine logos, radice della parola «logica» , si riferisce a tutto ciò che
costituisce la nostra comprensione razionale del mondo. Il mythos è l'insieme dei miti antichi, storici e preistorici, che hanno preceduto il logos. Il mythos non include solo i miti greci ma anche l'Antico Testamento, gli Inni Vedici e le antiche leggende di tutte le culture che hanno contribuito alla formazione della nostra attuale visione del mondo. La contrapposizione tra mythos e logos afferma che la nostra razionalità prende forma da queste leggende, che la nostra conoscenza attuale ha con esse lo stesso rapporto che un albero ha con il virgulto che fu un tempo. 
[...]Si può notare che nella cultura giudeo-cristiana, in cui la «Parola» dell'Antico Testamento era intrinsecamente sacra, gli uomini sono pronti a sacrificarsi, a vivere e a morire per le parole. In questa cultura, un tribunale può chiedere a un testimone di dire «la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità, con l'aiuto di Dio» , e aspettarsi che la verità venga detta. Ma se si trasporta il tribunale in India, come fecero gli inglesi, lo spergiuro è all'ordine del giorno, perché il mythos indiano è diverso e il carattere sacrale delle parole non è sentito nello stesso modo.
All'improvviso tante cose diventavano chiare. Potevo finalmente trovare una spiegazione per alcune delle più sconcertanti differenze culturali tra l'occidente e l'oriente (in particolare lì dove il mythos è principalmente di origine induista, buddhista e taoista). Per quegli aspetti la cui esistenza conoscevo da un pezzo ma di cui non avevo ancora saputo trovare una radice. Noi -  mi riferisco agli occidentali - diamo una grande importanza alle nostre parole, le nostre promesse, la verità. Anche per gli asiatici queste cose sono importanti, ovviamente, ma lo sono in un modo diverso. E probabilmente danno ancor più importanza ad altri valori. Altrimenti, come potremmo spiegarci il tabù della parola no(*), o tutti quei comportamenti apparentemente incoerenti che gli asiatici riescono ad adottare con estrema naturalezza pur di assicurarsi che nessuno sia costretto a perdere la faccia(*)?

(*) Per maggiori informazioni su questi aspetti delle culture asiatiche potete dare un'occhiata a siti come questo. Oppure farvi quattro risate con le esperienze di questo italiano che vive e lavora in Cina.

sabato 28 gennaio 2012

Intervistato


Sono stato intervistato anch'io. Non ci credete? Guardate qui. Questo significa soltanto una cosa: che ormai lo fanno con cani e porci. Un'intervista al giorno d'oggi non si nega proprio a nessuno.

Scherzi a parte, grazie a Giacomo Savonitto di Mollotutto per avermi fatto provare questa stimolante esperienza (sono stato inserito nella sezione Vivere no limits, tra esploratori, avventurieri, sportivi e navigatori...ma che ci faccio io lì?!) 

Ah, il risvolto più diabolico della faccenda è che non è neppure la prima volta. L'avevano già fatto quelli di Blogexpat. Per leggere cliccate qui.

giovedì 26 gennaio 2012

Degni di un generale - Bangkok, Thailandia

Fortunatamente a Bangkok non si è obbligati ad assistere soltanto a spettacoli agghiaccianti come questo. Se uno tiene il radar acceso e ha la pazienza di osservare ci si possono godere anche delle scenette spassose e istruttive.

Un turista coreano ha comprato un phat thai, di quelli che vengono preparati ai bordi della strada su un padellone inclinato posto sopra un fornello a gas e serviti su vassoietti di polistirolo. Quando gliene resta all'incirca un terzo gli passa vicino uno di quei vecchietti che raccolgono i vuoti delle bottiglie di birra per racimolare quattro lire. Il coreano si sposta per farlo passare e poi inizia a trangugiare quel che resta del phat thai. Utilizzando con destrezza le bacchette si infila in bocca quantità di cibo da elefante, non respira, emette suoni da motore ingolfato, lascia cadere dei frammenti e si sporge in avanti per non sporcarsi la maglietta. Una scena disgustosa. Ma perché lo fa? Non dirmi che ha intenzione di...no! Non può!

martedì 24 gennaio 2012

Miscuglio di pensieri/16

- Non ho molto tempo per pianificare il mio futuro: sono piuttosto indaffarato con la gestione del presente.

- Non mi frega un accidente dei soldi che spreco, è per il tempo che perdo che non riesco a perdonarmi.

- O anche: se hai abbastanza soldi e ti manca il tempo, come d'incanto i soldi diventano inutili.

- "Sono solo dettagli"...hai detto solo dettagli? Ma sono proprio quelli che contano...senza i dettagli saremmo tutti uguali.

- Essere fregato da un genio talentuoso va bene, ma da un mediocre bastardo proprio no!

sabato 21 gennaio 2012

Il post che non volevo scrivere - Bangkok, Thailandia

Questo è un post che avrei preferito non scrivere. E infatti ho passato ore a cercare di accantonare il ricordo dei fatti che seguono. Purtroppo però, come sempre succede, non ci sono riuscito. L'intensità delle sensazioni provate ha provocato uno sconquasso. Devo documentare.
E' l'ennesima testimonianza della violenza cieca che può esplodere da un momento all'altro in un paese in cui uno si abitua in fretta a incontrare persone affabili, sorridenti, tolleranti, e che proprio per questo quando ci scroscia davanti con la potenza di una valanga himalayana ci sconvolge, graffiandoci l'anima con artigli aguzzi.
E' notte fonda, passeggio in una via affollata di Bangkok, evito uno straniero che manda a quel paese un ladyboy troppo insistente, le solite cose insomma. Poi però cambio idea: non è ancora il momento di tornare in stanza, mi giro e torno indietro. Quando passo davanti a un baretto montato in fretta sul ciglio della strada vedo lo stesso ladyboy che discute con la proprietaria. Partono un paio di schiaffi e il ladyboy viene assalito da tutti i membri del personale: in totale due donne e un uomo.

mercoledì 18 gennaio 2012

Nuovi metodi di massificazione

Da più di dieci anni vivo all'estero per undici mesi all'anno, giorno più, giorno meno. Chi trascorre gran parte del tempo fuori dal suo paese tende ad accorgersi più facilmente, quando vi fa rientro, dei cambiamenti avvenuti. E non parlo soltanto di quelli materiali, architettonici o urbanistici, ma anche delle novità in ambito sociale e di costume.
Spesso l'italiano, così come i cittadini di molti altri paesi, tende a seguire una condotta diametralmente opposta a quella suggerita dal filosofo francese Sartre: sfugge alle proprie responsabilità, non fa le proprie scelte e si adegua a una serie di aspettative borghesi, scivolando nella folla anonima e diventando così un uomo massificato.
Beh, non si tratta proprio di un cambiamento dell'ultima decade, dato che l'italiano tutto ciò l'ha sempre fatto. Tuttavia con l'apertura del terzo millennio si è reso conto che calcio e automobili come argomenti di conversazione da bar non bastavano più. L'alzarsi del livello di istruzione e di benessere, la globalizzazione, i sistemi di comunicazione sempre più rapidi e a portata di mano, il desiderio di sofisticazione - comunque esclusivamente superficiale - e l'allargamento dei confini per le chiacchiere banali oltre l'uscio del bar di quartiere hanno creato la necessità e la domanda di tratti di conformismo e segnali di appartenenza al gruppo nuovi, al passo coi tempi e che fossero in grado di abbattere quelle dannate insopportabili barriere regionali o - magari! - nazionali.
Tatuaggi, piercing e altri collanti di gruppo, da segni di trasgressione sono diventati strumenti di massificazione evidenti e spesso di dubbio gusto. Ma ce ne sono altri di più subdoli. Come dicevo prima ne ho notato l'avanzata galoppante negli ultimi dieci anni, facendo ritorno in Italia per non più di qualche settimana all'anno. Eccone una breve lista:

mercoledì 11 gennaio 2012

Segnali buffi/4

Spesso mi imbatto in segnali, cartelloni, scritte o etichette divertenti. Quando capita mi assicuro sempre di non andarmene senza una foto. Le propongo a rate anche qui.

Stavo passeggiando in centro quando ho notato il segnale...e ho dovuto rallentare il passo. (Mosca, Russia)

"001000" 
La targa deve essergli costata più dell'auto...(Mosca, Russia)

Sempre dritto...(Mosca, Russia)

domenica 8 gennaio 2012

L'enigma delle commissioni bancarie - Bangkok, Thailandia

I traveler's cheque non li ho quasi mai usati. Le prime volte che venivo in Thailandia mi procuravo il contante utilizzando le mie carte di credito/debito europee. Certo, le banche straniere mi mettevano in conto qualche euro di commissione, ma quelle thailandesi non si prendevano quasi nulla (20 bath, circa 50 centesimi di euro). Poi, una dopo l'altra, come vittime di un virus che avendo subito una mutazione aveva acquisito una potenza devastante, le banche locali hanno cominciato ad applicare una tariffa di 150 baht (quasi 4 euro), che raddoppiava in pratica la somma che mi veniva estorta dalla diabolica catena degli erogatori del servizio. Per lasciarmi prelevare i miei soldi. Provai la Ayudhya bank, la Siam bank, la Kasikorn bank, la Bangkok bank e molte altre: sempre la stessa commissione spropositata. Quando chiesi spiegazioni agli addetti di una filiale questi mi dissero che non ci potevano far nulla: il provvedimento era parte integrante di una nuova legge varata dal parlamento thailandese, esteso a tutte le banche del paese.
Per caso però scoprii che la la UOB - con casa madre a Singapore - continuava a imporre la vecchia commissione di 20 baht. Secondo la spiegazione che avevo ricevuto questi erano praticamente dei fuorilegge dichiarati, dei farabutti sfacciati, degli arditi pirati! Proprio per questo mi stavano simpaticissimi e continuai a usufruire del loro servizio per mesi. Purtroppo un giorno la loro immunità dalla malattia contagiosa che aveva colpito il resto del sistema bancario nazionale svanì.

martedì 3 gennaio 2012

Quando il crocifisso diventa trendy - Bangkok, Thailandia

Mentre in Italia e nel resto d'Europa non si placa il dibattito sui simboli religiosi - velo, dove e come? Crocefisso in aula, sì o no? - in Thailandia questi ultimi vengono spesso utilizzati come accessori d'abbigliamento un po' bizzarri, come le lenti colorate o gli apparecchi dentali finti.
Non è raro imbattersi in una ragazza che sopra la magliettina scollata sfoggia una croce appesa a una bella catenina d'argento o a un più hippie cordoncino di cuoio.
"Ma non sei buddhista?" Chiesi una volta a una di loro.
"Certo! Il crocefisso è qui..." disse sfiorando con un dito il pendaglio. Poi, spostando la punta del dito alcuni centimetri più in là, a indicare il cuore, aggiunse: "Buddha invece sta qui..." 
Avete un dibattito mistico da risolvere? Andate in Thailandia...

Foto di nathangibbs (CC)