giovedì 14 giugno 2007

Kunming - Cina, 14 giugno 2007

Percorro nel silenzio il marciapiedi di Wen Lin Jie, mentre strada, cielo, e osteria ambulante, passano attraverso diverse gradazioni di grigio, sempre più chiare. Il marciapiedi è sporco, ci sono tutti i rifiuti, gli sputi e gli altri fluidi di un giorno e di una notte cinesi. Gli spazzini non sono ancora passati a pulirlo. E’ presto ancora, le sei e qualcosa, di mattina. Non sono uscito per una corsetta prima della colazione. Sto rientrando a casa. La mia giornata finisce qui, mentre comincia quella di chi si siede sugli sgabellini del ristorante ambulante per mangiare focacce e frittate cinesi.
Faccio spesso mattina, quando non ho nulla da fare il giorno dopo. Non che la notte la trascorra sempre facendo qualcosa di molto interessante. E’ più che altro una questione di atmosfera.
C’è però qualcosa di vagamente oltraggioso in questi rientri all’alba, o anche più tardi.
Passare di fianco a questo signore di mezza età, che prepara il fuoco e sistema un tavolino con tre sgabelli, su cui serve la colazione a chi si sveglia presto per andare a lavorare. Osservare dalla finestra della mia camera, mentre mi spoglio, gli anziani che fanno esercizio sulle rive del lago. Ascoltare poi, mentre sto già sdraiato a letto, il plotone di soldati che corrono, sbattendo la suola del destro e cantando un coretto. E il frastuono, come una cascata d’acqua modificata dal Doppler, di un carrello spinto da un venditore diretto al mercato. Sedato dal mantra ipnotico del megafono di un arrotino, che si intreccia alla voce metallica che annuncia la prossima fermata dell’autobus mattiniero.
Sarà il fatto di essere stato educato da genitori che, come tutta questa gente, si svegliano molto presto per andare a lavorare. Sarà. Ma devo ammetterlo, mi sento molto fortunato, e un po’ in colpa.

martedì 12 giugno 2007

Kunming - Cina, 12 giugno 2007

La storia tra A e J, la ragazza che gli procurava il lavoro da insegnante di inglese, ha avuto un seguito. Un triste seguito.
Riassunto delle puntate precedenti. J, quando già si frequentavano da un mese, svelò il suo segreto ad A. Ha un bimbo di tre anni. Il padre vive con lei. Lei non lo ama, e non ha accettato di sposarlo. Ha capito (e con che poteri di preveggenza!) che non era la persona giusta quando ancora era incinta. Decise comunque di tenere il bambino, ma non il fidanzato. Lui invece è pazzamente (aggettivo purtroppo estremamente appropriato) innamorato di lei. Ufficialmente vivono assieme per il bene del bambino. Perché cresca accanto ad entrambi i genitori. In pratica invece il bimbo è soltanto un pretesto. A volte sembra che del suo bene ai genitori non interessi poi molto. Già, pure a J, proprio lei che ha fatto di tutto per averlo. Soltanto a volte, è vero, ma purtroppo questa impressione la dà. Anche se, come cercherò di spiegare a breve, non è facile biasimarla.
Il motivo per cui hanno vissuto assieme tutti questi anni è quello di mantenere una specie di tregua. L’uomo, oltre ad essere innamorato, geloso e possessivo, è anche molto aggressivo e violento. Fino a che J se lo tiene in casa le esplosioni di rabbia di lui si limitano a qualche focosa sgridata e ad uno stressante interrogatorio, con l’aggiunta di un occasionale schiaffo, quando lei torna tardi la sera senza una spiegazione convincente.
La relazione tra J e A ha inevitabilmente fatto precipitare la situazione. J ha trascorso spesso la notte fuori casa. Molte volte lui non riusciva a rintracciarla nemmeno in ufficio, poichè J, essendo una dirigente, può assentarsi un po’ quando vuole senza problemi e senza spiegazioni.
In questi casi al suo ritorno allo schiaffo sono andati accodandosi spinte, pugni e mazzuolate varie. J ha provato a presentarsi alla polizia per spiegare la situazione, portando come prova i lividi sul volto o sul corpo. Gli altrimenti zelanti Ponzi Pilati della pubblica sicurezza cinese le hanno dato qualche generico consiglio, ma nulla più.
A spesso le ha offerto protezione invitandola a casa. Ma J, soprattutto a causa del bimbo, non può restare lontana dal suo appartamento troppo a lungo.
Per fortuna questa ragazza problemi di natura finanziaria almeno non ne ha. Ha deciso di affittare un nuovo alloggio e di trasferirvisi, ovviamente senza avvisare l’ex compagno.
Questa si è però rivelata soltanto una soluzione a breve termine. Il segugio infatti è riuscito a rintracciarla e l’ha convinta, con le buone e le cattive, a riprenderselo in casa. Inoltre è riuscito a procurarsi i numeri di telefono di A e dei colleghi di J, che ha cominciato a tempestare di domande indiscrete e di minacce.
Da questo punto in poi la vicenda è entrata in un loop in cui la stessa sequenza di eventi si ripete ad oltranza, saltando dalla fine di un ciclo all’inizio di quello successivo come un DVD rigato. Fino a che qualcuno non dà uno scossone al lettore.
J che sparisce per ore, l’ex che si lancia in una ricerca ossessiva, lei che torna la mattina campando scuse a cui lui non crede, lui che la riceve con pugni e calci, lei che cerca rifugio piangendo tra le braccia degli amici più fidati, lui che perserguita anche questi ultimi. A ripetizione, fino a che qualcuno dà finalmente lo scossone al lettore DVD, facendo uscire la storia dal loop, saltando un paio di scene incise sull’area del disco interessata dallo striscio.
Ecco lo scossone: un gruppo di ragazzi stranieri, capitanati da uno degli insegnanti della scuola di J, la raggiunge a casa, fa cerchio attorno a lei e costringe l’ex a farla finita e a cercarsi un altro alloggio. A saggiamente non è stato invitato. L’ex protesta ma alla fine cede. Poi ritorna, con un gruppo di amici cinesi. Sale la tensione. Se fossimo in Thailandia sarebbe già scoppiata la rissa.
Compaiono dei poliziotti. Costringono il gruppo di stranieri ad allontanarsi. Ma i cinesi sono misteriosamente autorizzati a restare. J decide si seguire i poliziotti fino alla stazione. L’ex e i suoi amici si accodano. Si accampano tutti al commissariato per alcune ore. I Ponzi Pilati cercano nuovamente di lavarsi le mani ma J questa volta non cede, e telefona anche ad un avvocato. Alla fine si giunge ad un accordo. Il ragazzo può restare nell’appartamento di J per un altro mese (chissà perché), poi dovrà andarsene, pena l’intervento delle autorità.
Il mese non è ancora trascorso. La situazione è in fase di stallo. L’ex se ne andrà senza sferrare alcun colpo di coda? Dopo aver combattuto come un leone per tutti questi anni? Tic, tic, tic, i giorni passano come i secondi di un conto alla rovescia. Presto si arriverà alla resa dei conti. Ma io e A, quando il timer segnerà lo 00.00.00, non saremo più a Kunming.