venerdì 29 marzo 2013

Un'impertinente domanda pertinente

Una famigliola...belle facce sveglie!
Questo lo scrivo mentre mi trovo a Kuala Lumpur, ma si tratta di una pura coincidenza: potrei osservare delle scene anaggole in qualunque altro posto. Sicuramente in ogni grande metropoli asiatica.
Guardali lì, imbambolati davanti allo schermino. Quanti sono? Tanti, troppi, quasi tutti in pratica. Attorno ai tavoli del caffè, nei mezzi pubblici, al ristorante. A controllare gli aggiornamenti in Facebook, a giocare ai giochini, a chattare, persino a farsi le foto da soli, in posa sorridente davanti al loro stesso braccio teso. 
Non starò qui ad aggiungere l'ennesima critica alla lunga lista, un nuovo pedante giudizio su questa smania assurda. Mi pongo solo una domanda: ma prima, quando quegli aggeggi non esistevano, questi individui che cazzo facevano? Non dico quando non c'erano i cellulari, perché molti di loro a quel tempo erano ancora dei marmocchi, ma solo pochi anni fa, quando l'espressione smart-phone ai più sarebbe sembrata una specie di ossimoro, ai tempi in cui gli schermi erano ancora grigi o verdi, e le scritte nere. Quando coi telefoni ci si potevano solo fare le chiamate o mandare i messaggi.

mercoledì 27 marzo 2013

Segnali buffi/7

Spesso mi imbatto in segnali, cartelloni, scritte o etichette divertenti. Quando capita mi assicuro sempre di non andarmene senza una foto. Le propongo a rate anche qui.
An'vedi, non era veneziano ma...irlandese! (Costanza, Germania)

Che pesanti questi divieti! (Firenze)

Pensavo fossero delle schifezze qualunque, invece è e-waste! (Pattaya, Thailandia)

lunedì 25 marzo 2013

Italiani in Thailandia/8: il liquame umano continua a colare verso il basso

Sembra liquame, invece è un rigagnolo

E continua a colare precisamente da qui 

Storia 3) Un terzo puttaniere bighellonava con dei colleghi presso la piazzetta dei delfini con una bella telecamera in mano. Gli si è avvicinata una ragazza carina. Dopo un breve scambio di battute se ne sono andati assieme. I colleghi si sono guardati l'un l'altro in preda allo stupore. Ma come? Una figona del genere se ne va con quello sfigato? (Nota personale: non me l'aspettavo proprio, ma probabilmente anche per andare a puttane bisogna essere dei fighi.) Nessuno di loro l'ha più visto per un giorno. Dopo la seconda notte di assenza si sono ricordati della telecamera, hanno messo assieme i tasselli del puzzle e preoccupati sono andati a cercarlo. Non è stato difficile trovarlo: era stato sedato e ronfava ancora pesantemente in una delle stanze che loro stessi avevano frequentato spesso in passato, con donne della stessa risma. Per alcuni giorni (!) lo hanno accudito. Dal momento che era sempre mezzo addormentato hanno cercato di tenerlo sveglio, trascinandolo regolarmente in spalla a prendere aria. Né la vittima né alcuno di quegli altri disperati aveva (voglia di spendere) soldi per l'ospedale. Oltre alla telecamera questa doppiolavorista (puttana e anestesista, la rima è casuale ma ci sta giusta) gli ha fottuto tutto il denaro che aveva addosso. Senza nemmeno doversi sfilare le scarpe. La possiamo accusare di varie nefandezze ma non certo di essere una che vende il proprio corpo per quattro spicci.

Storia 4) Q stesso una volta (o forse più d'una) è stato narcotizzato da una puttana.

venerdì 22 marzo 2013

Ho (ri)letto I Promessi Sposi: ecco le mie chiavi di lettura

Ho riletto di recente I Promessi sposi. Anzi, direi che l'ho letto per la prima volta, visto che al liceo avevo seguito la vicenda attraverso i riassunti della leggendaria Casa editrice Bignami, con l'unico obiettivo di non fare una figura meschina alle interrogazioni, senza alcun interesse letterario. L'ho letto in versione e-book tra l'altro, e spero che l'Alessando  (con l'articolo, alla milanese) non si rivolti nella tomba. 
Tra i vari motivi che mi hanno spinto a farlo c'era una curiosità: dopo tanti anni c'è ancora qualcosa di attuale in questa storia? O la leggiamo soltanto per tradizione, per costrizione, perché i programmi scolastici sono dei muri spessi, difficili da abbattere e ricostruire, o anche solo da restaurare?

Ricordo che Manzoni veniva spesso elogiato per le poetiche descrizioni dei paesaggi e per l'ideazione di personaggi elaborati, rappresentativi, intriganti. Onestamente non sono d'accordo. Mi spiego, tutto ciò è sicuramente vero. Per un lettore del diciannovesimo secolo però. Ma ora? Dopo aver letto Tolstoy, Faulkner, Flaubert, Updike, Pirandello, Greene, Roth, Eco? Mah, i personaggi e i paesaggi di Manzoni non vengono fuori troppo bene dal confronto. Provate ad analizzare il profilo di Herzog, il protagonista dell'omonimo romanzo di Saul Bellow o il modo in cui McCarthy dipinge con le parole i tramonti al confine tra Messico e USA. Poi tornate a quel ramo del lago di Como o alle macchiette stereotipate di Azzeccagarbugli, Don Abbondio, Agnese o Perpetua e tirate le somme. In realtà mica è colpa del buon Alessandro: il confronto non è nemmeno corretto farlo. Sarebbe come paragonare i tempi degli atleti di due epoche diverse, o le tecniche chitarristiche o le velocità dei sistemi di trasporto. La letteratura si evolve, così come la società e la tecnologia. E a un lettore del ventunesimo secolo tenderà a piacere di più quel che è stato scritto in tempi a lui più vicini.

mercoledì 20 marzo 2013

Italiani in Thailandia/7: l'escalation dello squallore

Squallore
Come vi avevo detto tempo fa, pur avendo lasciato Pattaya da un pezzo non vi ho ancora raccontato tutti gli aneddoti raccolti quando ci abitavo.

Eccovi le ultimissime storie di Q (che abbiamo conosciuto qui). Spero siano davvero quelle conclusive perché l'escalation dello squallore non accenna a placarsi.
Le ho buttate giù in fretta poco dopo averle apprese, preoccupandomi innanzitutto di non dimenticare nulla, utilizzando un tono e una terminologia di basso livello, adattandomi semplicemente a quel che avevo appena ascoltato. Pensavo di levigare il tutto in seguito, poi però ho pensato che questa spazzatura merita strumenti espressivi di pari qualità. Le "prostitute" sono quindi chiamate "puttane", i "rapporti sessuali" sono "scopate" e...eccetera eccetera, non c'è bisogno di aprire una sezione dedicata al vocabolario tecnico a questo punto. Se non digerite il pastone (contenuti e stile) mi dispiace, spero troviate altri post nel blog di vostro gradimento. Io questo qui lo dovevo scrivere così. A volte ci vuole l'anima corazzata anche solo per provarci a essere politicamente corretti, e la mia in questo momento è come una bolla di sapone, che ondeggia e si deforma mentre svolazza verso il basso, rischiando di esplodere per una semplice folata d'aria polverosa.

Storia 1)
Il signor Gallina (nome inventato, in realtà si tratta di un altro volatile, comunque è un italiano) si è sposato con una puttana e poi ha costruito una villa per andarci a vivere assieme.

lunedì 18 marzo 2013

La lezione di stile del papa (in politica)

Non sono esattamente quel che si può definire un credente devoto. Anzi, un lato religioso, nel senso più ortodosso del termine, forse mi manca proprio. Purtroppo l'unico aspetto del mio carattere che invade la sfera del mistico è la mia antica propensione agli sfoghi di blasfemia, con gran dispiacere di mia madre, donna piuttosto morigerata. 
C'è però un tarlo di natura teologica che da alcuni giorni mi rosicchia l'attenzione. Riguarda le recenti dimissioni del papa e le relative battute che ho letto e sentito. Non capisco come mai le migliaia di utenti di Facebook e Twitter che quotidianamente pubblicano commenti indignati a proposito di politici avidi, corrotti e immorali restii a mollare il proprio posto, invitandoli ad "andare a casa", non abbiano gioito all'unisono alla notizia delle dimissioni del pontefice, preferendo invece abbandonarsi a dell'inconcludente umorismo da osteria.

venerdì 15 marzo 2013

Il coro dei polli - Kuala Lumpur, Malesia

Mo guarda che bei vestitini...
Alcuni istanti dopo che ho messo piede in un negozio di abbigliamento qualcuno urla qualcosa che non capisco, quindi un altro la ripete, poi è il turno di una donna e in seguito molte altre voci si sovrappongono. Sembra che stiano tutti gridando la stessa frase: "Welcome to Uniqlo!". Sì sì, è proprio questo che dicono, e siccome sono l'unico che è appena entrato si stanno rivolgendo per forza a me. Mamma mia che buffonata. Per togliermi i dubbi residui mi volto verso l'entrata e osservo. Entra un altro cliente, un commesso lo nota e urla: "Welcome to Uniqlooooo!" Lo fa con un tono pseudo-simpatico che risulta però indisponente. E' come se si concentrasse più sulla sua esibizione che sul saluto stesso, rendendo il gesto non solo insincero ma anche ridicolo. I suoi colleghi affacendati ad appendere camicie o piegare magliette lo sentono e ripetono la frase a pappagallo, senza distogliere l'attenzione dalle loro attività, utilizzando virtuosismi vari quali il falsetto, il gorgheggio, il crescendo e il calando. Si stanno servendo di una tecnica di vendita vecchia come il cucco, quella dello stordimento, ma a me sembra di essere tornato all'asilo, o meglio di essere entrato in una voliera tropicale.

mercoledì 13 marzo 2013

Prima ti dicono "Welcome Sir"...e poi ti perquisiscono! - Manila, Filippine

Un improbabile "iPaletto" in un centro commerciale
Attorno all'incrocio tra Makati e Ayala Avenue si sviluppa un enorme groviglio di centri commerciali, apparentemente in continua espansione come una specie di tumore benigno urbano. Ci sono gli immancabili SM mall e Parkson. Le catene Glorietta e Green Belt solo qui hanno ben cinque filiali. Stanno uno a ridosso dell'altro, formando così un'ininterrotta isola degli acquisti di svariati chilometri quadrati. Negozi, ristoranti, grandi magazzini, cinema, caffè all'aperto, discoteche: centinaia di attività e migliaia di clienti ogni giorno. Una miniera d'oro per i ricchi investitori e la solita trappola mangia-salari per classi medie asiatiche, che quando si tratta di pubblicità e richiami dell'effimero non sono dotate di meccanismi di autodifesa e ci cascano come bambini.
Questa bramosia degli esercenti entra però in conflitto con le paranoie indotte dal tasso di criminalità e dalla sensazione permanente di instabilità politica. Conflitto che si svolge prevalentemente agli ingressi, dove la clientela viene canalizzata attraverso stretti passaggi presidiati da guardie munite di metal detector.

lunedì 11 marzo 2013

Arresi - Puerto Princesa, Filippine

La fuga
Gli ingressi al fiume sotterraneo sono limitati, seicento o novecento al giorno, non abbiamo capito bene. Comunque sia i posti sono tutti prenotati per almeno una settimana. Al centro servizi ci fanno però sapere che se andiamo direttamente a Sabang e alloggiamo presso l'hotel "giusto" potremmo trovare dei permessi non ancora assegnati. Compriamo due posti in un minivan per il giorno dopo. A giudicare dal prezzo e da come ci viene presentato si direbbe che si tratti di un servizio decente.
La mattina ci vengono a prendere all'alberghetto con un furgoncino mezzo scassato. A bordo, oltre a noi, ci sono solo altri due turisti. Ci portano alla stazione degli autobus, dove hanno intenzione di imbarcare altri passeggeri: non c'è problema, mica contavamo di viaggiare spaparanzati su tre sedili a testa. Il flusso in entrata però è interminabile. Il mezzo ha nove posti, più un paio di sedili pieghevoli, ma questi fanno entrare dieci, quindici, venti passeggeri, e ce ne sono altri accalcati davanti al portellone. Nella fila posteriore sei o sette persone condividono quattro sedili, altri stanno seduti su tavole di legno poste in bilico tra sedili, portiere e braccioli. Anche lo spazio per i bagagli è stato occupato e le borse vengono sistemate sul tetto.

mercoledì 6 marzo 2013

La tecnica del girasole inverso

Magari sono l'unico sfigato. Non so se capiti anche a voi, a me molto spesso. 
Avete notato di sfuggita il volto di ragazza e avete l'impressione che possa essere molto bella. Sarà stato il baluginare di un profilo, la promessa di due labbra succose, un paio di ciglia a scivolo, scintillanti e corvine. Il problema è che è durato soltanto un attimo e non ne siete sicuri: quante volte in passato non hanno retto alla prova del secondo sguardo? Ora vi dà le spalle e quel dubbio vi rimane. Per togliervelo vi muovete lungo un arco di circonferenza avente lei come centro, il più corto possibile naturalmente, per non farvi notare. Speranza vana: voi avanzate e lei ruota in sincronia, dandovi sempre le spalle. Cambiare verso di percorrenza non serve, lo fa anche lei, come se ci fosse un magnete, o meglio ancora un asse che vi collega, costringendovi a muovervi in maniera solidale. Se cercate una mossa diversiva un babbeo qualunque si frappone col naso puntato verso l'alto, attratto forse dall'odore di pollo arrosto del negozio lì a fianco, ignaro dello sforzo che state profondendo e quindi incolpevole, ma comunque maledetto.

lunedì 4 marzo 2013

Ah sì, capisco...cioè, aspetta...hmm...no, non ho capito nulla! - Filippine

Scritta su un muretto...chissà che significa...
C'è un programma alla tv filippina in cui una conduttrice bella e dalla lingua sciolta intervista delle studentesse a un qualche evento. Parla inglese come se fosse la sua lingua madre, l'accento è marcatamente americano, esageratamente americano forse.
Non c'è da sorprendersi, moltissimi filippini, specialmente quelli con un grado di istruzione elevato, parlano l'inglese così. In molti sostituiscono la f con la p, così che un caffè e una fotocopia diventano la stessa cosa, ma lo parlano comunque molto bene.
Torniamo al programma televisivo. Le studentesse rispondono alla prima domanda in inglese, con una certa disinvoltura. La conduttrice formula la seconda domanda e quell'accento comincia a far venire la nausea. Le ragazze a sorpresa rispondono in tagalog, la lingua nazionale, o meglio l'altra lingua nazionale, perché l'inglese, pur non essendolo dichiaratamente, è utilizzato ovunque: per gli annunci all'aeroporto, nei cartelloni pubblicitari e appunto in tv.