lunedì 27 gennaio 2014

Le cose fatte col culo (segnali buffi al Terminal 21) - Bangkok, Thailandia

L'ultimo grande centro commerciale installato nel cuore di Bangkok si chiama Terminal 21. 21 dal nome del soi di Sukhumvit che gli sta accanto e Terminal perché il tema del complesso è quello degli scali aeroportuali: Londra, Roma, Parigi, Tokyo, San Francisco, Istanbul...
L'idea non è malvagia e la struttura deve essere costata molto. Lo si vede dai dettagli dell'arredamento, delle decorazioni e persino dai bagni, dove sono stati installati i fantastici cessi computerizzati giapponesi.
Sono rimasto quindi molto sorpreso quando al piano dedicato a Roma ho scoperto alcune cialtronate su quelle che dovrebbero rappresentare delle indicazioni stradali.
Insomma, hanno fatto una Sacher torte deliziosa...e poi hanno deciso di glassarla con la cacca.
Ecco le foto:

venerdì 17 gennaio 2014

Shutdown Bangkok, restart Thailand

Sono stato a Bangkok durante le manifestazioni di protesta. Sia quando i dimostranti erano accampati nella zona del Monumento alla Democrazia, in attesa, sia quando hanno deciso di marciare verso il centro per bloccare gli incroci principali e paralizzare la città. All'operazione hanno dato un nome hi-tech: shutdown Bangkok. Lo slogan completo in realtà è Shutdown Bangkok, restart Thailand. Niente male come gioco di parole, credo ci sia lo zampino di qualche agenzia di marketing.
Ho scattato varie foto, in zone e momenti diversi.

Quelle scattate prima dello shutdown:
Saltellare sulle facce dei nemici politici (Monumento alla democrazia)
Notte prima della rivoluzione (Monumento alla democrazia) 
Countodown to shutdown (Monumento alla democrazia)

mercoledì 1 gennaio 2014

Giustizia sommaria - Bangkok, Thailandia

Il 2013 sfumava via indifferente e io mi ritrovavo impietrito a osservare una banda di giustizieri che linciava un tizio in pubblico, dopo averlo pescato a rubare una maglietta, o qualcosa del genere. Mentre era steso a terra, privo di sensi, forse già morto, qualcuno gli si è avvicinato e gli ha pestato il cranio sull'asfalto col tallone un altro paio di volte. Alzando bene il ginocchio e mettendoci tutta la forza che aveva. La testa traballava sul suolo in maniera peculiare, come una noce di cocco presa a colpi di machete. Sono quindi arrivati due poliziotti, gli hanno controllato il polso, non ci hanno capito un granché, lo hanno ammanettato e l'hanno portato via. Sì, proprio così, lo hanno ammanettato: in fin dei conti un ladro resta pur sempre un ladro, anche se può sembrare defunto. I giustizieri invece si sono allontanati con fierezza. Ovviamente impuniti.