lunedì 29 ottobre 2012

15 ore: una guida raffazzonata all'Aeroporto Internazionale di Mosca (Sheremetyevo)

Che coincidenza malefica, sono appena atterrato a Sheremetyevo e il mio prossimo volo parte fra quasi quindici ore. Quando ho comprato il biglietto avevo in mente un programma diverso e non me ne sono preoccupato. Avevo organizzato una sosta di una decina di giorni a Mosca, ospite di C, un amico che insegna Italiano a studenti russi. C'ero già stato l'anno scorso e me l'ero passata davvero bene. Ho ancora in mente tutte quelle originalità moscovite, il fascino da macchina del tempo di San Pietroburgo e se chiudo gli occhi e mi concentro sento in bocca la vampata della vodka e il sapore acidulo del borscht. Avrei pagato una piccola penale alla compagnia aerea e il problema dell'attesa sarebbe stato azzerato. Purtroppo però il biglietto che avevo comprato era in super-promozione e la piccola penale si è rivelata essere pari alla metà del prezzo iniziale. Considerando che ci sarebbe stato da aggiungere il costo del visto e che recentemente ho dovuto sostenere altre spese impreviste, ho dovuto rinunciare.
Quindidici ore quindi. Ho avuto il tempo di visitare la struttura in lungo e in largo. Mi sono mosso tra i terminal D, E e F, che sono gli unici a cui si può accedere senza attraversare la dogana. E' comunque un'area molto estesa, per percorrerla dall'estremità est del terminal F a quella ovest del D ci si può mettere anche più di mezzora, a seconda dell'affollamento e delle distrazioni. Inoltre il posto presenta le sue curiosità.

venerdì 26 ottobre 2012

Una barzelletta reality sul mondo del lavoro

Un'amico mi ha raccontato una sua nuova barzelletta...l'ho trovata fantastica!
L'amico sta ridiscutendo il contratto di lavoro con l'azienda per cui lavora da anni. Quando chiede delucidazioni a proposito delle condizioni di rescissione l'addetto del personale gli risponde che non deve assolutamente preoccuparsi di queste faccende, non serve essere specifici e cautelarsi troppo nella stesura delle clausole perché in Italia il diritto al lavoro è assolutamente garantito dalla costituzione. HAHAHAHA! bella no?

venerdì 19 ottobre 2012

Mini Venezie

Ieri è stato il primo giorno completamente uggioso, grigio, piovoso, freddino e umido da quando sono arrivato a Padova più di un mese fa. L'ho trascorso interamente a casa. Temevo che la mite e luminosa pacchia fosse terminata e che l'autunno padano mi avrebbe accompagnato fino all'aeroporto Marco Polo, da dove ripartirò per i tropici fra tre giorni. Invece no, oggi c'è il sole, il cielo è terso, posso finalmente mettere in pratica quel piano che credevo di dover rimandare all'anno prossimo. 
Arrivo a Chioggia in corriera e faccio due passi in centro mentre aspetto il vaporetto. E' bella Chioggia, con le calli, i canali, i ponti in pietra d'Istria, le case rosse con i fronzoli bianchi. Sembra una piccola Venezia, anche se qui ci passano le auto. Non ho visto molti turisti, a parte un paio di nordici che si facevano uno spritz. Mi siedo a poppa, all'aperto, ad osservare il legno marcio delle briccole, la superficie lievemente increspata della laguna e gli isolotti ruvidi, ricoperti di un'ispida barbetta verde, con la brezza che mi massaggia la faccia. A Pellestrina tutti salgono nell'autobus diretto al Lido, utilizzando il biglietto combinato vaporetto-bus. Io ho speso sessanta centesimi in più e mi sono assicurato due tragitti separati: l'autobus posso così prenderlo quando e dove voglio. Avrei anche potuto noleggiare una bici; lo so, è veloce e il percorso lungo i murazzi, tra mare e laguna, è suggestivo, ma oggi non sono quel tipo di visitatore, non ho voglia di sfrecciare tra i paesini, devo insinuarmi tra le calli, restare impalato in un angolo, osservare la gente, le case, annusare i profumi incrociati provenienti da acqua  e cucine: il mio mezzo di locomozione, economico e flessibile, è di nuovo un paio di scarpe di gomma.

lunedì 15 ottobre 2012

C'è modo e modo (di diventare ricchi)

A chi non piacerebbe diventare ricco? Non necessariamente ricco sfondato, ma moderatamente abbiente, o almeno benestante, possibilmente in misura (rispettosamente) abbondante. Potersi permettere di abbandonare gli impegni più seccanti, mollare la zavorra dell'attività che garantisce il sostentamento, dedicarsi finalmente ai propri interessi senza più avere l'assillo delle risorse (troppo) limitate. O magari continuare anche a farsi il mazzo, ma per una causa, un'idea vincente, un progetto ambizioso e redditizio.
Ricchi, sì, va bene quindi. C'è però modo e modo. Il primo è quello nobile, fondato sulle grandi idee, l'innovazione, lo spirito imprenditoriale, la genialità, la capacità di vederci dentro, più avanti degli altri, la forza di credere nella propria visione e intuizione.
E poi c'è l'altro. Di metodo per fare i soldi intendo. l'Italia è piena di mediocri ricconcelli muniti di un unico talento: la spregiudicatezza. Segni particolari: praticare un'incisione sulla pancia e osservare bene, ciuffi di pelo ispido spunteranno qua e là dalle pareti interne dello stomaco.

giovedì 11 ottobre 2012

Lingua franca - Zurigo, Svizzera

Mio fratello vive a Zurigo da anni, il tedesco però non lo ha mai imparato bene. Sa dire qualcosa, fare qualche domanda, abbozzi di conversazioni, poco di più. I motivi sono molti: viaggia spesso all'estero e coi colleghi, anche in Svizzera, usa l'inglese. In Svizzera poi non si parla il tedesco "ufficiale" ma una specie di dialetto "montanaro", non facilmente comprensibile. C'è però anche un'altra ragione per cui non ha mai approfondito la conoscenza della lingua locale, ed è molto più sorprendente: dovunque vada, al ristorante, in un negozio, in un ufficio pubblico o per la strada, la probabilità di incontrare qualcuno che parli italiano è molto elevata. E non stiamo parlando dei ticinesi, gli abitanti del cantone di lingua italiana, svizzeri al 100% da generazioni, orgogliosissimi delle loro origini e a cui in alcuni casi gli italiani non stanno nemmeno troppo simpatici. Qui si tratta di veri e propri abitanti di Zurigo, gente della Svizzera tedesca. Bisogna ricordare che i grandi flussi migratori dall'Italia alla Svizzera risalgono al periodo 1945-75, principalmente dal nord fino al '60 e dal centro-sud nel periodo successivo. Chi a Zurigo oggi vi parla in italiano è quindi il figlio o il nipote di un immigrato, o spesso persino qualcuno nelle cui vene non scorre nemmeno una goccia di sangue italiano, gente che la nostra lingua l'ha imparata a scuola, con gli amici, in vacanza o per passione. 
Quando mio fratello mi raccontava queste cose io non mi rendevo conto dell'entità del fenomeno. Mi è capitato molte volte di incontrare dei discendenti di siciliani, marchigiani o veneti nati in Argentina, Brasile, Stati Uniti o Australia. Hanno il cognome italiano, magari persino il passaporto, ma di italiano sanno dire al massimo dieci parole. Non appena arrivato in Svizzera mi sono accorto che in quel paese la situazione è radicalmente diversa. 

lunedì 1 ottobre 2012

Immagini bizzarre/1

Scene buffe e/o bizzarre osservate e immortalate personalmente

Ammazza che caldo ai tropici, ci vorrebbe un angolino fresco fresco. Una bacinella di ghiaccio è proprio quello che fa per me! (Bangkok, Thailandia)

Vi scappa la pipì? Arrampicatevi sul toilet-albero e via! (Saigon, Vietnam)

Dove ho poggiato il mio pasticcino? Ah eccolo lì...EHHH? OH NO! (Bangkok, Thailandia)

mmm...buono il sushi! (Pattaya, Thailandia)