Visualizzazione post con etichetta economia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta economia. Mostra tutti i post

lunedì 6 giugno 2022

The show must go on - Bangkok, Thailandia

 

7eleven, chiuso, wow

Alberghetto-ristorantino

Torno a Bangkok dopo due anni di lontananza forzata, una versione macro del distanziamento sociale insomma. Molti mi chiedono com'è la situazione. Ecco un breve resoconto.

Innanzitutto ho visto solo Bangkok. Ho notizie di seconda mano da Pattaya, ma non so praticamente nulla delle condizioni di Chiang Mai, dell'Isan o delle isole a sud.

Il centro della capitale è abbastanza a posto. Vige ancora l'obbligo della mascherina ma se uno non la porta all'esterno non succede nulla. I centri commerciali sono aperti, gli alberghi e i ristoranti principali anche e i mezzi funzionano regolarmente. Va detto però che molti di coloro che trovavano impiego nel settore alberghiero e che sono rimasti a casa non hanno ancora ripreso a lavorare.

Per quanto riguarda la zona più turistica le vie principali sono piuttosto vivaci, almeno la sera, quando si riempiono di turisti (non ancora moltissimi) e (numerosissimi) ragazzi thailandesi alla ricerca di divertimento come se fosse ossigeno dopo un'apnea troppo lunga.

Prima del tramonto, quando sui marciapiedi non ci sono ancora i tavolini e le casse della musica, si notano delle serrande abbassate. Ma sono ogni giorno di meno.

giovedì 28 luglio 2016

Un vero affare! - Bangkok, Thailandia

Siete stati in Thailandia almeno una volta nella vita? Ci siete andati prima del 2016? Siete usciti la sera, dopo una giornata a scarpinare sotto il sole tra templi e bancarelle? Vi siete seduti al baretto improvvisato, con i tavolini sul ciglio della strada e le seggiole sistemate sopra i tombini, tra liquame e spazzatura? Avete ordinato una birra Chang, bottiglia grande?

lunedì 15 settembre 2003

Johor Bharu - Malesia, 15 settembre 2003

La Malesia è un paese che tiene i piedi in due staffe.
Sono seduto ad un tavolo di uno di quei caffè moderni - all'americana. Quelli in cui ordini alla cassa, scegliendo prodotto e formato, paghi (molto) in anticipo e ti porti al tavolo la tazza su un vassoio. Sembra di stare a Singapore - distante da qui due chilometri e due decenni. Vengo rispedito bruscamente in Malesia dal canto di un 'Muezzin' che invita i fedeli alla preghiera. Sono questi i simboli di un paese che ha predicato sia la dottrina dello 'sviluppismo' sia quella dell'etnicismo che per la maggioranza malay, impegnata a limitarare il potere economico dei cinesi, ha spesso fatto rima con islamismo.

La politica discriminatoria dei 'bumiputera' - i figli della terra - ha dato sì i frutti sperati ma ha anche giocato dei brutti scherzi al paese. Per non cadere nella rete della NEP (Nuova politica economica) - che imponeva alle grandi aziende di avere almeno un 30% di malay tra gli azionisti e altrettanti tra i dipendenti - i cinesi hanno limitato la dimensione delle loro aziende e i 'grandi affari' sono stati affidati, spesso tramite giochi di corruzione e favoritismo, a faccendieri i cui azzardi, finanziati dalle numerose banche, sono venuti al pettine della crisi del '97.
C'è comunque da dire che la Malesia è riuscita a venirne fuori prima e meglio delle vicine Thailandia e Indonesia. Lo stato ha acquisistato dalle banche i loro crediti inesigibili ed è riuscito a convincere gran parte dei debitori a restituirli. I numerosissimi istituti di credito esistenti prima della crisi sono stati ridotti - attraverso decise operazioni di fusione - in un più ristretto numero di conglomerati. Alcuni - ma non tutti - dei protagonisti delle attività più sporche sono stati allontanati dal sistema.