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venerdì 8 febbraio 2013

L'informazione sfuggente - Mandalay, Birmania

Tre bonzi fanno i fighi col gelato in mano al giardino botanico di Maymyo
Mandalay l'abbiamo visitata. A modo nostro ovviamente: niente monumenti, castelli, vecchie capitali, cose che ho già visto anni fa, per cui bisogna pagare delle tariffe in dollari, banconote nuove di zecca, ovviamente. Solo passeggiate, giri in bici, perdendosi per i quartieri sudici e rumorosi, scattando foto, osservando, chiacchierando con qualcuno, sorseggiando dello zucchero liquido servito in tazzine da tè.
E' arrivata l'ora di proseguire. Prossima tappa: Maymyo, detta anche Pin Oo Lwin. Abbiamo letto su una guida che i pick-up con le panchine sul retro, da condividere con una quindicina di persone, borse, sacchi di riso, galline e porcelli, partono dall'incrocio della torre dell'orologio. Per conferma chiediamo alla reception dell'alberghetto. Rispondono sicuri: "Dovete prendere l'autobus alla 83esima strada." Ma noi non vogliamo prendere l'autobus, che è troppo lento. Insistiamo per il pick-up e ci dirigiamo all'incrocio della torre. Appena arrivati cambiamo dei dollari in banca e chiediamo da dove partono i mezzi. Anche qui sono sicuri: "Dall'incrocio tra la 84 e la 23!" Cioè non da qui. Appena usciti interroghiamo un ragazzo che guida un mototaxi. "Maymyo? Dovete prendere l'autobus" Stesso consiglio ricevuto all'albergo. La stazione però sembra aver cambiato indirizzo: secondo lui nell'ultima mezzora è stata trasferita alla 79esima. Decidiamo di seguire il consiglio dei bancari e arriviamo all'incrocio della 23. Anche qui non c'è traccia dei pick-up. Fa caldo e cominciamo a essere stanchi. Ci sediamo al tavolo di una teahouse e chiediamo consiglio ai camerieri. "Maymyo? Ah no, avete sbagliato, dovete tornare all'incrocio della 28esima..." che sta prima della torre dell'orologio. Con questa versione fanno cinque, e chissà per quanto potrebbe continuare.

giovedì 21 gennaio 2010

Una svolta all'umore di un giorno - Vientiane, Laos

Alzo gli occhi dalla pagina e mi concentro su un periodo, a volte Henry Miller è davvero psichedelico. Allungo il collo a giraffa e mordo la cannuccia, poi aspiro un sorso del miglior frullato in città. Osservo la strada dove passa un autobus: l'ultimo finestrino incornicia un volto. Un tondo pacioccone, la testa pelata, solo una spalla è coperta dalla tunica arancione: è un novizio buddista, un monaco bambino. Mani piccole stringono il bordo del vetro e gli occhi sgranati fissano me o tutto il mondo. Non lo posso fotografare ma lo inchiodo alla mente. Anni di viaggio in paesi così tra le varie cose mi hanno insegnato anche questo: basta rilassarsi un attimo ed aguzzare i sensi per dare una svolta all'umore di un giorno.

Foto di un giovane monaco in un tempio di Chiang Mai, di Fabio Pulito

lunedì 27 luglio 2009

I "falsi" di KL - Kuala Lumpur, Malesia

C'è una donna alta e bionda che cammina in Ramlee Street. Nota le torri, le fissa con lo sguardo, rallenta il passo e...eccolo là!

Con le mani protese e un tele-sorriso, offre alla donna un talismano. Sarà il vestito, sarà il sorriso, o il fatto che lei è qui per esplorare: la donna si ferma, leggermente sorpresa, guarda il talismano e lo prende in mano. Lui china il capo e ritira braccio, la donna si rilassa e alla fine sorride. Congiunge i palmi in un Namaste, ricambia l'inchino e riprende il cammino.

Non ha ancora mosso il secondo passo che lui allunga la mano, con calma e fermezza, come a dire aspetti, non ho finito. Stende il palmo verso il petto della donna e sembra bloccarla con una forza mistica. Infila di soppiatto l'altra mano nella borsa ed estrae un biglietto che le chiede di leggere. La sinistra della donna regge il talismano mentre l'indice destro scorre lungo il testo. Gli lancia uno sguardo che sembra dire che diamine! Ma lui resta calmo, sorride e annuisce. La donna si arrende, fruga nella borsetta e allunga al furbastro un biglietto da dieci.