Ho appena letto un interessante articolo sul Corriere che mi ha dato la possibilità di riflettere su tante cose osservate durante i miei viaggi in Asia. Ecco il link.
Quel che dice l'autore è tutto vero.
Qui non troverete le pagine di un diario di viaggio, né elogi a luoghi fantastici o cronache di memorabili incontri. Questa è una raccolta di storie, pensieri, immagini. Ma soprattutto di stranezze, che per altri magari sono normalità. Perché per osservarle, queste bizzarrie, sono necessari filtri speciali: stramberia, cinismo, pignoleria, testardaggine, isolamento, impudenza, curiosaggine, nerdismo. Difetti che modestamente, in varia misura, questo individuo seminomade possiede un po' tutti.
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giovedì 3 settembre 2015
mercoledì 11 dicembre 2013
Non sono snob, mi faccio semplicemente i cazzi miei - Kuala Lumpur, Malesia
Quando sono all'estero non vengo quasi mai riconosciuto come italiano. Nemmeno dagli italiani. Fino a quando non mi sentono parlare ovviamente. Questa relativa invisibilità ha varie cause. Spesso sto da solo, e quando sono con qualcuno non parlo quasi mai l'italiano. Mi faccio spesso i fatti miei, mi vesto e mi comporto in maniera piuttosto "apolide".
E così anche quelle poche volte che vado a mangiarmi una pizza il proprietario o il caposala, durante il suo giro per i tavoli a salutare i connazionali, mi salta sempre. Al massimo mi rivolge una battuta in inglese. A cui io la maggior parte delle volte rispondo con un sorriso e un gesto, continuando a masticare. Anche se so che va a finire così, quando lo vedo sorvolare il mio tavolo per atterrare su quello a fianco tiro sempre un sospiro di sollievo.
E così anche quelle poche volte che vado a mangiarmi una pizza il proprietario o il caposala, durante il suo giro per i tavoli a salutare i connazionali, mi salta sempre. Al massimo mi rivolge una battuta in inglese. A cui io la maggior parte delle volte rispondo con un sorriso e un gesto, continuando a masticare. Anche se so che va a finire così, quando lo vedo sorvolare il mio tavolo per atterrare su quello a fianco tiro sempre un sospiro di sollievo.
giovedì 8 agosto 2013
Segnali sbagliati, con foto - Suzhou, Cina
Le indicazioni e i segnali in Cina sono quasi sempre tradotti in inglese. Senza essermi documentato ma andando semplicemente ad intuito direi che potrebbe persino esserci una legge o una direttiva del governo dietro tutto ciò. Se si tratta di segnaletica stradale o indicazioni in luoghi pubblici le traduzioni sono spesso impeccabili. E' quando si entra nel settore privato che un cartello può acquistare improvvisamente il valore di una vignetta umoristica e venirti in aiuto quando hai una giornata storta, o anche solo un po' noiosa.
Gli strafalcioni alle volte sono talmente clamorosi da far pensare che frasi intere vengano acriticamente passate al traduttore di Google o che per un termine comune, con una ventina di traduzioni completamente diverse, l'addetto tenda cialtronescamente a pescare dal dizionario la prima della lista, senza chiedersi se abbia senso o no.
Per rendere l'idea della densità d'errore per numero di cartelli tradotti pubblico qui esclusivamente le foto di quelli che ho pescato nel complesso residenziale in cui vive l'amico che mi ha ospitato qui a Suzhou. Buon divertimento.
Gli strafalcioni alle volte sono talmente clamorosi da far pensare che frasi intere vengano acriticamente passate al traduttore di Google o che per un termine comune, con una ventina di traduzioni completamente diverse, l'addetto tenda cialtronescamente a pescare dal dizionario la prima della lista, senza chiedersi se abbia senso o no.
Per rendere l'idea della densità d'errore per numero di cartelli tradotti pubblico qui esclusivamente le foto di quelli che ho pescato nel complesso residenziale in cui vive l'amico che mi ha ospitato qui a Suzhou. Buon divertimento.
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Centinaia di copie affisse nel complesso, tutte con lo stesso errore in "architecture" |
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Location:
Suzhou, Jiangsu, China
lunedì 29 luglio 2013
Forse il miglior museo di guerra che abbia mai visitato - Nanjing, Cina
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300000 vittime in una sola città |
La struttura si sviluppa in parte tra padiglioni climatizzati e in parte all'aperto (grande sofferenza...era meglio venirci in primavera). Centinaia di visitatori passeggiano tra sculture e installazioni commemorative, ricostruzioni, bunker, vere (e parecchio macabre) fosse comuni riportate alla luce dai recenti scavi e una stupenda esibizione fotografica, che vi consiglio di lasciare come chicca finale.
Ovviamente per concentrarsi sul valore dell'esposizione bisogna grattare via l'inevitabile patina di retorica e ricordarsi di tralasciare per qualche ora la strumentalizzazione da parte del governo cinese degli eventi storici e del conseguente odio contro i giapponesi per biechi fini di predominio regionale. Le belle frasi del tipo "perdonare ma non dimenticare" in questo contesto suonano particolarmente vuote. Quel che penso a proposito di questo rancore pilotato l'ho già scritto qui, qui e qui.
Si tratta comunque di uno dei migliori musei di guerra che abbia visitato. Certo, anche quelli di Hanoi e Saigon possono vantare dei pezzi esposti di prima categoria ma le strutture che li ospitano e la cura dei dettagli sono di livello nettamente inferiore. Al museo di Nanjing la qualità tocca in maniera trasversale numerosi aspetti: architettonico, artistico, storico e documentale. Per giunta l'ingresso è completamente gratuito, per tutti. Se vi trovate di passaggio nella Cina orientale (in particolare a Shanghai e dintorni) vi consiglio vivamente di andarlo a visitare.
Un altro po' di foto:
Location:
Nanjing, Jiangsu, China
martedì 16 luglio 2013
Il leggendario vento di Suzhou - Cina
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La sua bimba può anche arrostire all'inferno, a patto che la sua pelle da principessina rimanga riparata dai raggi del sole... |
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Location:
Suzhou, Jiangsu, China
giovedì 27 giugno 2013
Pasticcini e betulle - Suzhou, Cina
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Il plico di scartoffie |
L'aggravante è che non si tratta di un semplice vezzo dei dirigenti di questo centro commerciale ma funziona così in molti altri complessi, grandi magazzini e food court. Ti devi comprare un rossetto? Vuoi mangiare una minestrina al volo? Ti serve un barattolo di miele? Devi portare a spasso il plico di carta, fermarti a tutte le stazioni di questa via crucis fino a quando lo depositi su un cumulo di spazzatura.
Speriamo almeno che riciclino. Beh, in realtà, considerando che...vabbè…sì speriamo…
Altre foto qui sotto:
Location:
Suzhou, Jiangsu, China
mercoledì 19 giugno 2013
Ma davvero mangiate il riso anche voi??? - Suzhou, Cina
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I "pacchetti" di riso cinesi |
Passo di fianco all'angolo del riso e mi ricordo che l'abbiamo finito con l'ultimo risotto ai porri e salsiccia(*). Non ci sono i prezzi. Chiedo quanto costano i pacchi piccoli(**), ne prendo uno e lo trascino fino alla cassa. La ragazza ci mette un po' ad attivarsi, mi guarda strabiliata e quando finalmente si decide a scannerizzare il codice a barre esclama:
"Ma...davvero mangi il riso PURE tu???"
" E certo che mangio il riso pure io, perché?"
"Io credevo..." poi mette le dita sopra una tavola immaginaria e le porta alla bocca per mimare l'azione "...che VOI mangiaste soltanto pane!"
Ma pensa un po': se parli a un cinese in cinese come se fossi un cinese non fa una piega, dandolo per scontato. Se invece scopre che anche tu mangi il riso ti guarda come se fossi Yuri Gagarin appena sbarcato dallo Sputnik.
Proprio a me poi, che vengo dalla pianura padana, terra di risaie, mondine e risotti. Questi cinesi sono veramente degli assi a sorprendere te quando vengono sorpresi da te.
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Location:
Suzhou, Jiangsu, China
giovedì 13 giugno 2013
L'idea meno artistica per promuovere l'arte (con foto) - Shanghai, Cina
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L'ex centrale elettrica convertita in museo |
La Power Station of Art, come dice il nome, è una vera e propria centrale elettrica dismessa e convertita in maniera davvero interessante in un museo d'arte contemporanea. Una struttura molto intrigante, un progetto realizzato molto bene. Una di quelle opere che ormai si mettono i piedi (in tempi brevi) solo in Cina, l'unico paese che può permettersi investimenti ingenti quasi a fondo perduto, per pure ragioni di prestigio o strategia. Potete osservare alcuni particolari nelle foto che pubblico qui sotto. Non ne troverete però delle opere: sono infatti uno dei pochi tontoloni che ha rispettato il divieto di farle.
Oltre alla sede dell'evento mi è piaciuta, ovviamente, anche l'esibizione stessa.
La cosa che più mi ha sorpreso però è il prezzo dell'ingresso: 20 RMB, equivalenti a due euro e mezzo! E sto parlando dei biglietti interi, non di quelli scontati per gli anziani o gli studenti. Sebbene la mostra sia iniziata già da un mese e mezzo e questa con tutta probabilità non sia la regione del pianeta in cui la fama dell'artista americano tocca il suo apice l'affluenza è consistente e la gente è molto interessata. In giro per l'Asia si può tranquillamente arrivare a pagare cinque volte tanto per visitare attrazioni di valore notevolmente inferiore, posto che siano di alcun valore.
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Shanghai, China
mercoledì 5 giugno 2013
Funzione esponenziale panico - Shanghai, Cina
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La mia borsa, la chitarra e Luce, il chihuahua lecca-orecchie |
Questa scansione dovrebbe essere l'ultima, visto che oltre il controllo c'è il binario da cui parte il treno per Suzhou. Non ricordo attraverso quanti di questi punti sono già passato. In qualsiasi altro paese, considerando che ho preso un solo volo, sarebbero non più di due, ma in Cina la paranoia delle autorità e la loro passione per questo tipo di tecnologia invita a moltiplicare la suddetta cifra per un coefficiente che oscilla tra l'1,5 e il 2,5. Facciamo 2: quattro controlli è quindi un dato attendibile, che per un volo e un paio di tratte in metropolitana non è per niente male.
Quattro di questi procedimenti in poche ore e un numero consistente di borse al seguito mettono a dura prova la mia sbadataggine, che riesco a controllare soltanto con gli automatismi acquisiti in tanti anni di vita nomadica, durante i quali ho imparato a considerare gli articoli del mio bagaglio come i miei unici possedimenti. Mi porto appresso uno zaino dove tengo abiti e frattaglie varie (dopo anni di sfacchinate ho capito che le rotelle sono utili, ma siccome i trolley tradizionali, così come i bagagli rigidi, mi fanno ribrezzo ne ho comprato uno ibrido, morbido e con gli spallacci), una borsa a tracolla dove tengo computer, gadget elettronici e altri oggetti personali non troppo importanti, una chitarra acustica in custodia morbida che non ho ancora imparato a suonare e una money-belt indossata a tracolla, in cui tengo passaporto, carte bancarie e altri documenti importanti che per comodità e sicurezza non metto in tasca.
Saluto il personale di controllo con un nihao e un sorriso, entrambi non corrisposti, poggio lo zaino scorrevole, mi sfilo la chitarra, poi la money belt e quindi la borsa a traco...DOVE CAZZO E' LA BORSA A TRACOLLA?
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Shanghai, Cina
martedì 28 maggio 2013
Quei cinesi continentali - Hong Kong
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Vista della skyline da Tsim SHa Tsui |
A volte, quando in un negozio fa un paio di domande sul prodotto che intende acquistare, un commesso le risponde: "Oh, questa è Hong Kong, mica la Cina continentale!" Mi racconta che i cinesi vengono accusati di "rubare" i posti di lavoro ai cittadini del luogo oppure, e questo la coinvolge personalmente, le posizioni disponibili per master e dottorati nelle migliori università. Lei il master se lo è pagato da sé, e molto più di quel che paga un cittadino di Hong Kong. Questo genere di accuse generalizzate le trova quindi piuttosto irritanti.
Passeggiamo per le vie di Kowloon e quando arriviamo a un incrocio dal momento che la strada è sgombra io, come faccio sempre, attraverso, a prescindere dal colore della luce del semaforo.
giovedì 23 maggio 2013
Cinesi in posa per la foto col bianco...uno tira l'altro - Hong Kong
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La papera gigante che galleggia sul Victoria Harbor, poco prima di sgonfiarsi a sorpresa |
Ma torniamo a noi. La passeggiata è abbastanza affollata, principalmente di turisti. Io rilasso la schiena e le gambe, stiracchio il collo e osservo. Osservare la gente che mi passa davanti, da vicino o da lontano, di fronte o dall'alto, è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti.
A un certo punto un turista cinese (della Cina continentale intendo, non di qui) mi si avvicina con una macchina fotografica.
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Hong Kong
lunedì 20 maggio 2013
Una sorprendente ostilità nei confronti del pedone - Hong Kong
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Un pescatore all'Hong Kong Harbor e sullo sfondo la skyline semicoperta dalla foschia |
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martedì 14 maggio 2013
La fototessera è assolutamente ne-ces-sa-ria! A meno che... - Hong Kong
Una fototessera e una vecchia banconota da 20 HKD |
All'agenzia Forever Bright presso il New Mandarin Plaza a Tsim Sha Tsui East c'è molta più gente rispetto all'ultima volta che ci sono stato. Hanno persino piazzato un piantone in giacca e cravatta all'entrata e formato un corridoio mobile per la fila dei richiedenti. Al banco c'è il caos: casino per ottenere i moduli, casino per conoscere i prezzi e casino per consegnare il tutto e richiedere il visto. Avevo intenzione di procurarmi un visto business multiple entry di sei mesi ma in qualche anno il prezzo è schizzato da 600 a 2000 HKD! Viro sul tourist da tre mesi, single entry, 500 HKD.
"Serve una fototessera." mi fa sapere un cinese trafelato.
"Eccola!"
"No, questa ha lo sfondo bianco. Ne serve una con lo sfondo blu."
Merda, lo sfondo blu...
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lunedì 3 dicembre 2012
Durian: il vero frutto proibito, ovvero la misura della libertà - Kuala Lumpur, Malesia
Un durian aperto a colpetti di machete: un fagiolozzo intatto e un seme spolpato |
Il durian. L'avevo assaggiato anni fa, appena arrivato nel Sud Est Asiatico. Dev'essere stato a Singapore: a Bugis Junction infatti, dove alloggiavo, non appena arrivava la stagione della raccolta la zona si riempiva di bancarelle. Pur non facendomi schifo, come invece alla maggior parte degli occidentali, non mi aveva entusiasmato, anche se non saprei spiegare il perché. Nemmeno la sua presunta, terribile puzza mi aveva colpito. E pensare che proprio a Singapore, a causa del cattivo odore che emanano, i durian sono proibiti negli hotel, nella metropolitana e in altri luoghi pubblici, con tanto di cartelli di divieto illustrati. Ma a Singapore è persino vietato importare gomme americane, figuriamoci mangiare frutta puzzolente in ambienti chiusi. In Asia mi è capitato di annusare cibo ben più maleodorante del durian. Certe varietà di chou doufu (tofu puzzolente) in Cina e a Taiwan mi hanno costretto a tapparmi il naso quando mi trovavo a cinquanta metri o più dal ristorante-sorgente. Un'intensità simile a quella del fetore che ormai più di vent'anni orsono, in un paesino dell'Appennino Lucano, saliva dalla scarpata su cui putresceva la carcassa di una vacca ed entrava dalla finestra rotta impregnando l'aria della stanza, tenendo me e mio fratello svegli tutta la notte, a cercare topi morti sotto il letto e controllare i conati di vomito mentre non smettevamo di ridere increduli. Il durian puzza vagamente di gas da cucina, ma non si tratta di un odore insopportabile.
venerdì 9 novembre 2012
Fresco come una rosa - dintorni di Urumqi, Cina
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Un tizio che si fa una ronfata in strada a Saigon |
Ehi, guardate lì!
Gli altri si avvicinano al finestrino e osservano stupiti, in silenzio per qualche secondo. Poi, a poco a poco, il turbamento si fa spazio nel gruppo.
Ma è caduto! Forse è ferito, bisogna fermare il pullman e soccorrerlo!
Avrà avuto un malore!
Magari un incidente!
Avrà avuto un malore!
Magari un incidente!
No, no, sta solo dormendo…
Ma come, dormendo? Per terra? Sulla strada? Non è possibile…
Guardate attentamente. La bicicletta e il carretto a rimorchio sono parcheggiati bene, lungo il ciglio della strada e anche l'uomo è steso sul terriccio a lato della carreggiata, parallelamente alla direzione di marcia. Inoltre ha messo qualcosa di morbido sotto la testa e ha cercato riparo all'ombra delle fronde. Dunque dorme. Certo, da noi non lo farebbe nessuno, ma qui, in questa strada di campagna nello Xinjiang, ha senso. Ti viene sonno, quindi dormi, dovunque ti trovi. Al netto di perbenismo e regolette ipocrite se ci pensate ha anche la sua logica. Magari non è sicurissimo, ma i cinesi sono un popolo tanto anarchico quanto ardito, e questo tipo di pericolo per loro è di scarsa rilevanza.
Magari è sveglio dalle 4 di notte, un riposino non può fargli che bene. Fra un po' si sveglia, salta in sella e si rimette a pedalare verso casa. Fresco come una rosa.
lunedì 17 settembre 2012
Rinnovo passaporto creativo - Bangkok, Thailandia
Ricordi dell'agosto 2006
Ho deciso di sottoporre il passaporto a un'altra di quelle sessioni intensive che gli ho imposto così spesso negli ultimi anni asiatici.
Il piano è questo: da Bangkok a Hong Kong, dove incontrerò Lu e Lo
provenienti da Venezia, poi col ferry a Macao, quindi ritorno assieme a Hong Kong. Ottenere lì il visto per la Cina, passare il
confine via terra e da Shenzhen volare fino al limite occidentale del paese, nello Xinjiang - con capatine a Urumqi, nel deserto, a Turpan e a dei sudici, stupendi mercatini rurali -, fare quindi di nuovo rotta a est sbarcando a Chengdu e da lì calare sullo Yunnan per fermarci a Kunming, dove da sei mesi affitto un
appartamento assieme a dei compagni di studi (lingua cinese presso la
Yunnan Normal University). I miei ospiti torneranno quindi a Hong Kong
da dove si imbarcheranno nel loro volo di ritorno per l'Italia. Io
invece mi ci fermerò un po' per poi puntare di nuovo su Bangkok, da cui
anch'io ho un volo (A/R) per l'Italia. Ogni anno ci torno per un mese a
visitare famiglia, amici e luoghi cari. Infine, una volta lasciata l'Italia, da Bangkok tornerò a Kunming, per restarci qualche mese.
Faccio sempre così: periodi di stazionarietà, a godermi una città o una spiaggia dove mi piace bighellonare o dove ho un contratto di lavoro, poi all'improvviso parto, senza salutare nessuno (spesso perché non c'è nessuno da salutare) e nelle settimane che seguono lascio che dei simpaticoni ai punti di frontiera o nelle ambasciate mi flagellino le pagine del documento di viaggio a colpi di timbro o le ingessino con degli adesivi che sembrano delle marche da bollo giganti. Gli spostamenti diventano ancor più frenetici quando qualcuno viene a trovarmi dall'Italia, come in questo caso. Col tempo e con l'esperienza infatti sono diventato un viaggiatore (o turista?) tendenzialmente lento: se con un posto non c'è intesa parto subito, altrimenti ci passo una settimana almeno, anche soltanto per fare qualche passeggiata e leggermi a rate un libro in un caffè che dopo un paio di giorni mi sembra già il salotto di casa. Ma gli amici o parenti che vengono a trovarmi hanno le ferie di ordinanza da venti giorni e fremono dalla smania di visitare il maggior numero possibile di località. Io per il piacere del viaggiare in compagnia (quella buona, altrimenti gli spostamenti solitari mi vanno benissimo) sono ben lieto di adeguarmi. Come questa volta.
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Bangkok, Thailandia
giovedì 10 maggio 2012
Il silenzio non è una necessità assoluta
Stai cenando in un bel ristorantino, il vapore che sale dalla bottiglia di birra ghiacciata sfiora le tue guance arrossate mescolandosi all'aroma delle spezie che impregnano i frutti di mare sistemati davanti a te. La brezza di un ventilatore in lontananza si affanna a intermittenza per deviare il corso delle gocce di sudore che scivolano sulla tua fronte. Fa un caldo asfissiante, il caldo di una stagione che terminerà in fretta, spazzata via dalla violenza dei monsoni, ma tu hai imparato a respingere queste ondate di calore e a tenerle fuori dal bozzolo pacifico e fresco in cui ti piace rintanarti. Forse è il tuo atavico spirito di adattamento o forse alcune delle capacità nirvaniche dei monaci buddhisti sono state finalmente assorbite da un non identificato elemento spirituale nascosto da qualche parte dentro di te. Potresti addirittura goderti il momento. Perché in effetti dovrebbe essere un momento piacevole. Potresti, come dicevo, se non fosse per le vibrazioni di una chitarra elettrica e le urla feline di un cantante che colpiscono i tuoi timpani da distanza ravvicinata. Capisci che questo posto ti sta davvero cambiando quando scopri che invece di imprecare e insultarli canticchi il ritornello tra un boccone e l'altro, mentre la tua suola destra tiene il tempo sotto il tavolo scacciando al contempo uno scarafaggio o un topo venuto a banchettare tra gli avanzi.
lunedì 28 marzo 2011
Bizzarrie cinesi/2 - Guangdong e Yunnan, Cina
- Le monete da uno yuan sono spesso utilizzate per il resto nella Cina orientale ma sono quasi impossibili da trovare nelle province occidentali - ad esempio lo Yunnan - dove vengono usate quasi esclusivamente le banconote da uno yuan.
- All'aeroporto di Kunming una ragazza sta aggrappata alla mano e alla borsa del portatile di un uomo, scivolando inginocchiata sul pavimento come se stesse attaccata a uno skilift, gridando "Non ti lascio andare...noooooon ti lascio andareeeeeee!", mentre l'uomo - visibilmente turbato e in imbarazzo - cammina da un banco all'altro trainando quell'insolito, agitato e rumoroso bagaglio, alternando conversazioni educate con gli addetti delle compagnie aeree - i quali fanno finta che non stia succedendo nulla e fissano spesso imbambolati qualcos'altro - e urla selvagge all'indirizzo della ragazza. Ogni tanto smettono di bisticciare e cominciano a colpirsi per alcuni secondi, poi riprendono a litigare e alla fine l'uomo si avvia verso un altro banco, senza smettere di trascinare la ragazza le cui suole scivolano sul pavimento levigato dell'androne dell'aeroporto. Un'amica di lei parla al telefono mentre un gruppo sempre più folto di curiosi osserva la scena in silenzio, fino a quando arriva un poliziotto che porta i tre alla vicina stazione.
Lei è la sua amante? Lui le deve del denaro? Lei vuole quel portatile? Lo sta ricattando? Non riuscirò mai a scoprire di cosa si trattava ma è stato un modo divertente per ammazzare il tempo fino a quando i banchi del check-in sono stati aperti.
- Dopo aver completato la procedura per il check-in del volo Kunming-Bangkok l'addetta della compagnia aerea mi dice: "Si sieda laggiù e attenda l'apertura dei banchi della dogana per favore."
"...ah, e quando aprono?"
"Quando gli addetti entrano in servizio."
"...no, volevo dire..." Che cosa volevo dire? Come glielo posso spiegare?
"Beh, va bene...certo, grazie..."
- Anche la città cinese di Guangzhou ha la sua versione dei falsi monaci buddhisti: si aggirano nella piazza di fronte al tempio Guangxiao, consegnano ai passanti degli amuleti di cartone e chiedono loro di donare delle somme improponibili (per i falsi monaci di Kuala Lumpur potete leggere qui).
- Le autorità locali di Kunming (che non è nemmeno una delle città cinesi più importanti) hanno deciso di creare una New town lontana dal centro. Gli uffici governativi e i campus universitari (varie volte più grandi di quelli vecchi) saranno trasferiti lì.
- Supermercati, negozi e vari ristoranti hanno terminato le scorte di sale iodato a causa del panico indotto dalla minaccia radioattiva dei reattori nucleari di Fukushima.
- I bidoni della spazzatura al Green Lake di Kunming aprono gli sportelli automaticamente e ti augurano buona fortuna dopo che vi hai gettato dentro i tuoi rifiuti.
venerdì 25 marzo 2011
Benvenuto in Cina: in sole 24 ore - Guangdong, Cina
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Il ponte pedonale sbarrato a Guangzhou |
Bizzarrie cinesi. Possono divertire anche uno che in Cina ci ha vissuto abbastanza, basta tornarci dopo non esserci stati per qualche anno...
- Al confine tra Hong Kong e la Cina i bagagli sono passati ai raggi X. E' soltanto il primo passo di una lunga sequenza di ispezioni: le autorità cinesi sono davvero innamorate di quelle macchine a raggi X.
- Al confine tra Hong Kong e la Cina i bagagli sono passati ai raggi X. E' soltanto il primo passo di una lunga sequenza di ispezioni: le autorità cinesi sono davvero innamorate di quelle macchine a raggi X.
- La gente si spinge e non rispetta l'ordine della fila al controllo passaporti: alcuni cinesi amano queste attività anche più dei raggi x.
- L'ufficiale di frontiera chiede alla gente di alzare i capelli dalla fronte e poi scruta nervoso, perplesso, con sospetto e ripetutamente le foto dei passaporti.
- Una lunga coda e un modulo da riempire per cambiare 1000 dollari di Hong Kong in Renminbi, cosa che avrei potuto fare in un minuto a Hong Kong se non avessi sottovalutato il lato oscuro della burocrazia cinese.
- Prendo una fregatura quando compro una SIM card cinese, niente di grave comunque, visto che la ragazza che me la vende è molto gentile. Anche la gentilezza può avere il suo prezzo da queste parti.
- Ancora raggi X per i bagagli all'entrata della stazione di Shenzhen. Ma siamo già a conoscenza del loro amore per i raggi X.
- Nel treno viene formato un comitato per l'assegnazione dei numeri dei posti. Il fatto che i numeri fossero già riportati sui biglietti non sembra avere una grande importanza in questa fase.
- Anche se a ognuno è già stato assegnato un posto (alle biglietterie prima e dal comitato dei passeggeri poi) la gente continua a stare in piedi, agitarsi e gridare per tutta la durata del viaggio.
- Un labirinto di ringhiere è stato allestito nel piazzale della stazione di Guangzhou: bisogna camminare per circa un chilometro prima di raggiungere un hotel che si trova a duecento metri di distanza.
- Il personale alla reception dell'hotel è piuttosto scorbutico: anche se pago la stanza in contanti ho l'impressione che mi si stia facendo un favore.
- L'entrata della metro più vicina all'hotel è chiusa e le macchinette che distribuiscono i biglietti sono fuori servizio.
- L'hotel è stato rinnovato di recente (e i prezzi sono quadruplicati dall'ultima volta che ci sono stato) ma qua e là si possono notare delle tracce della vecchia struttura: il legno della porta del bagno è marcio, c'è una vecchia macchia sulla parete vicino a un mobile, un graffio d'annata sul battiscopa...
- I social network e i blog sono censurati. A dire il vero non riesco a usare Blogger ma riesco ad accedere a Wordpress, anche se un dottorando italiano attualmente a Pechino mi dice che lui da lì non può: la censura cinese è una materia complessa...
- Gli scorbutici dipendenti dell'hotel riescono a diventare ancor più scorbutici quando chiedo se posso avere una cartina della città. Ovviamente, oltre a essere trattato come un mendicante, non riesco a procurarmene una.
- Fuori dalla metro e dentro la notte sono improvvisamente raggiunto da una zaffata terribile...potrebbero essere rifiuti, forse liquido di scolo o anche escrementi, ma dopo alcuni secondi mi ricordo quell'odore: è tofu puzzolente, cibo sorprendentemente commestibile!
- Il personale dell'hotel alza la magnitudo della propria scontrosità fino al livello tre quando chiedo dov'è lo sportello bancomat più vicino...la risposta è: "Nel piazzale!" Sfortunatamente il piazzale della stazione di Guangzhou è uno degli esempi di architettura urbana più complessi al mondo...è come se mi avessero risposto: "Da qualche parte là fuori, non troppo lontano e non troppo vicino..."
- Quegli sportelli bancomat possono esserti utili con una miriade di funzioni e servizi, tranne distribuire contante, ovviamente.
- Un gruppo di ragazze aspetta la metro sull'area riservata ai passeggeri che scendono. Non hanno tutti i torti però, dal momento che riescono a salire a bordo prima dei passeggeri che attendevano sull'area riservata all'ingresso.
- Vicino alla stazione ferroviaria di Guangzhou est c'è un ponte pedonale: è chiuso. Peccato che uno se ne accorga quando ormai è in cima, dopo aver scalato qualche decina si scalini.
- Un riccone a bordo di una bella macchina straniera entra in una zona pedonale e comincia a suonare il clacson affinché la gente si tolga dai piedi. Il più grosso ha la precedenza: lo sanno tutti...in Cina, si intende.
lunedì 23 agosto 2010
L'inoculazione - Kunming, Cina
Tagliolini cinesi, di Fabio |
Alcuni amici italiani sono venuti a trovarmi a Kunming. Dopo aver bighellonato in città per alcune ore è giunta l'ora di portarli a cena. Per attutire lo shock culturale vorrei evitare i posti più semplici dove spesso vado a mangiare, non tanto perché non mi fidi della qualità del loro cibo quanto per le condizioni al contorno che potrebbero impressionare i nuovi arrivati. La scelta è caduta su questo localino carino, con i tavoli sul tetto di un edificio affacciato sul Green Lake, proprio vicino a casa mia.
Una cameriera graziosa e raffinata ci sorprende con un inglese piuttosto corretto: tra sorrisi e cortesie ordiniamo una serie di specialità nazionali e locali. Una ventina di minuti più tardi - un tempo più che sufficiente per preparare ognuna delle pietanze che abbiamo ordinato - un altro cameriere si avvicina al nostro tavolo. La conversazione è interrotta ma non l'ilarità. Ci aspettiamo una qualche sua mossa impeccabile, in armonia con l'umore drogato dall'atmosfera che ci fluttua attorno: che ci versi da bere, che sposti il contenitore del sale o una sedia, o che ci chieda se gradiamo dell'altra birra o una salsa particolare.
"Mi dispiace signori ma l'anatra che avete ordinato è finita."
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