mercoledì 13 marzo 2013

Prima ti dicono "Welcome Sir"...e poi ti perquisiscono! - Manila, Filippine

Un improbabile "iPaletto" in un centro commerciale
Attorno all'incrocio tra Makati e Ayala Avenue si sviluppa un enorme groviglio di centri commerciali, apparentemente in continua espansione come una specie di tumore benigno urbano. Ci sono gli immancabili SM mall e Parkson. Le catene Glorietta e Green Belt solo qui hanno ben cinque filiali. Stanno uno a ridosso dell'altro, formando così un'ininterrotta isola degli acquisti di svariati chilometri quadrati. Negozi, ristoranti, grandi magazzini, cinema, caffè all'aperto, discoteche: centinaia di attività e migliaia di clienti ogni giorno. Una miniera d'oro per i ricchi investitori e la solita trappola mangia-salari per classi medie asiatiche, che quando si tratta di pubblicità e richiami dell'effimero non sono dotate di meccanismi di autodifesa e ci cascano come bambini.
Questa bramosia degli esercenti entra però in conflitto con le paranoie indotte dal tasso di criminalità e dalla sensazione permanente di instabilità politica. Conflitto che si svolge prevalentemente agli ingressi, dove la clientela viene canalizzata attraverso stretti passaggi presidiati da guardie munite di metal detector.
Non vieni perquisito soltano all'entrata del primo centro ma anche ogni volta che passi da un edificio all'altro: sembra quasi che i direttori di una società non si fidino dei colleghi dell'altra, pur convivendo gli uni di fianco agli altri.
Oltre a svolgere le loro tipiche mansioni le guardie fungono anche da pseudo-maggiordomi: molti di loro sono infatti tenuti a dare il benvenuto a ognuno dei clienti che passano al vaglio. Controllare, salutare, controllare, salutare, per centinaia, migliaia di volte al giorno. Da impazzire: per lo stipendio che prendono io non lo farei nemmeno tre volte. Tra l'altro ti salutano aggiungendo immancabilmente un Sir o Ma'am alla fine. Per il filippini questa è una specie di deformazione professionale: lo dicono infatti a chiunque non conoscano e occupi per qualsiasi ragione, anche bislacca, una posizione che richiede rispetto. Non solo in ambito professionale ma anche nel quotidiano appunto.
A Boracay mi è capitato a volte di fare quattro chiacchiere in spiaggia con ragazzi e ragazze del posto: totalmente a disagio dopo il quinto Sir ricevuto nel giro di un minuto facevo loro sapere come mi chiamavo e proibivo tassativamente di Sir-armi ancora. La risposta impacciata e confusa che ricevevo suonava più o meno così (ognuno dei cambiamenti in sequenza indotto da una mia occhiata di sbieco): "Alright Sir...hmm Fabio, I mean Fabio Sir...ops...Mr. Fabio...well, only Fabio...Fabio, that is..." 
Alla fine mi rendevo conto che era meglio non dire niente e sorbirsi piuttosto quell'imbarazzante sfilza di Sir.

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