martedì 23 agosto 2011

Diritto acquisito

E' un po' come credere che i folletti o gli gnomi esistano anche fuori dal mondo delle favole: non dovrebbe esserci nessun adulto sano di mente in preda a un delirio del genere. Eppure prima o poi scopri che sono molti, e non parlo di chi crede all'esistenza dei mostriciattoli, ma di chi è convinto di meritarsi un'occupazione e uno stipendio di rispetto (soprattutto lo stipendio) solo per essere in possesso di titoli di studio universitari o di qualche particolare certificazione. Se una società che funzionasse così esistesse davvero sarebbe eccessivamente artificiale, manipolata, incurante di alcuni tratti della natura umana tuttavia importanti e indelebili - piacevoli o schifosi che possano essere.
Io stesso ho conseguito una laurea e una specializzazione post-laurea in ambito universitario, nonché varie certificazioni nel settore privato. Non nascondo nemmeno che tutto ciò mi sia servito a portare a casa la pagnotta - in alcuni frangenti della mia vita più che in altri. Ma giuro di non essermi mai aspettato nulla per diritto acquisito, men che meno tramite pezzo di carta incorniciato.
Basta vivere un po' in aree del pianeta meno sviluppate dell'Europa - come ad esempio gran parte dell'Asia - per accorgersi che la natura umana è caratterizzata da un fattore conflittuale, competitivo, d'ambizione e a volte di sopraffazione che da noi è stato lenito con strumenti e metodi non sempre convenzionali (debito pubblico impazzito, assistenzialismo selvaggio, finanziamenti a pioggia, nepotismo, clientelismo, corruzione, leccaculismo, evasione fiscale galoppante, educazione al fancazzismo attendista, tanto per citarne alcuni).
Con i fondi che cominciano a scarseggiare il messaggio ultimamente comincia a farsi strada pure da noi, anche se la lezione sembra lontana dall'essere stata appresa: nessuno ti regala nulla e poco più di nulla ti spetta di diritto. In ogni ambito c'è chi langue in una carriera che striscia tra vari livelli di grigio e chi invece brilla per intraprendenza e creatività e si fa strada tra la folla inerme che lo circonda. Succede nel mondo accademico, dove convivono topi da biblioteca sedati e fuligginosi e brillanti ricercatori che iniettano nel mercato idee rivoluzionarie. Ma accade anche nel settore privato, dove coesistono il macellaio che va in pensione dopo aver tagliato la decimilionesima fettina e poggiato lo stesso coltello che usava quand'era un garzone e il fenomeno dell'imprenditoria che iniziò vendendo tre uova al mercato e domina ora un impero del pollame.
Non ho nulla da rimproverare a chi si sa accontentare di una vita semplice e non sente la necessità di rischiare tutto e di rovinarsi il fegato per ottenere qualcosa che può sembrargli superfluo. Anch'io d'altra parte sono spesso animato da tendenze simili. Ciò che mi sbalordisce è che c'è qualcuno che oscilla beatamente su una sedia a dondolo ruotando i pollici e ripete mantra vittimistici, lamentandosi nei confronti di entità astratte per non aver (ancora) ricevuto ciò che gli spettava di diritto.
I competitivi ambiziosi - che non mi sono mai stati molto simpatici - ringraziano per la resa cavalleresca. Un approccio di questo tipo è totalmente sbagliato. Concorrenti del genere vanno semmai affrontati con il disinteresse nei confronti dei loro futili obiettivi (se futili sono) o disprezzo per i loro metodi (se di metodi spregevoli effettivamente si tratta). Le lamentele piagnucolose e pedanti contro ipotetiche ingiustizie suonano molto di invidia frustrata. 
Non esiste alcuna ingiustizia, nessuno ha messo dei paletti o scritto un regolamento per il cammino che porta al successo: se ti interessa raggiungerlo muovi il culo e usa il talento con cui sei stato equipaggiato (sempre che tu ne abbia), altrimenti impara ad accontentarti dei traguardi che sei in grado di tagliare, fai una foto a quella espressione torva che hai sulla faccia, caricala in Photoshop, stampaci sopra un bel sorriso, appendila alla parete che ti sta davanti quando ti alzi dal letto ed esercitati a imitarla ogni mattina: la tua vita professionale non cambierà di una virgola ma per lo meno ne beneficerà il tuo successo in ambito sociale, nonché l'importantissima mobilità dei tuoi muscoli facciali.
Te lo dice uno che di certe cose se ne sbatte alla grande.

8 commenti:

Enzo ha detto...

Wow, grande post. Non ho una laurea perchè da cretino ho mollato tutto quando mancavano 6 esami alla fine. Ho da poco un posto di lavoro fisso nel settore della P.A. Ora,potrei sembrare totalmente privo di ambizioni.Può essere ma ho avuto la fortuna di non avere un titolo di cui bearmi, senza però alzare il culo. I piagnoni sono tanti.Ma che diritto acquisito! Il mondo è anche pieno di persone assolutamente capaci che hanno acquisito esperienza sul lavoro. Bravo Fabio,bel post.

Fabio ha detto...

Grazie Enzo!
Mollato tutto a sei esami dalla fine...non sei l'unico che conosco ad aver fatto una cosa del genere, dev'essere una sorta crisi del settimo anno...

michele ha detto...

molto interessante fabio. Aggiungo che la conflittualità e competitività della natura umana di cui parli è ben presente anche da noi, e nessuna maschera assistenzialistica, leccaculistica etc. è in grado di nasconderla a chi sa osservare. Vero è comunque che le fette di torta, pur nell'iniquità, qui da noi sono meglio spartite....meno fame...meno movimento di culo:)

Fabio ha detto...

Assolutamente vero Michele, infatti come dicevo fanno parte della natura umana. Diciamo che da noi sono state lenite con alcuni strumenti buoni e altri cattivi, e l'idea di fondo mi va anche bene (la giungla è dura!). Però c'è evidentemente qualcuno che ha frainteso il messaggio ;)

Anonimo ha detto...

In occidente siamo tornati al diritto acquistato come avveniva nel medioevo. Poi lo mascheriamo con diciture altisonanti ma la sostanza e` la medesima

Fabio ha detto...

So chi sei, "anonimo", ma firmati la prossima volta! ;)
Carino comunque il paragone col medioevo, e pure la sostituzione acquisito-acquistato...

maria cristina aschieri ha detto...

Bravo Fabio.
La critica che mi permetto di farti oggi si limita esclusivamente a questo post.
L'ho letto più volte.
L'unica cosa che appare certa è che il tuo compleanno cade il 30 di settembre e sei quindi del segno della bilancia ahahaha (testimonianza di documento).
Per il resto: nebbia.
Ti slanci e ti ritrai, asserisci ipotizzando, dichiari ma poi ritratti... E' un po' la tua caratteristica di pregio e debolezza insieme, che però, se non tenuta a bada, prevale su di te e ti fa cadere in ragionamenti fumosi se non in contraddizione.
La mia critica è dettata dalla rabbia (per quanto benevola) perchè con le tue capacità non devi più limitarti a scrivere per gli amici : il tuo stile descrittivo è impeccabile, brillante, di taglio giornalistico, e merita di raggiungere un target più ampio.
Ma applicato al dico/non dico?/lascio-intendere/non-mi-sbilancio-più-di-tot gli fa perdere la sua potenza.
Coraggio ne hai da vendere, se ami la scrittura non temere le critiche, e qualora arrivino non potranno portarti che sempre più in alto.
Rimane tra noi: dopo letto cancellami e perdonami(mi facessi mai i c... miei!).
ciao, cris

Fabio ha detto...

M.C.: grazie per la critica. Non essendo riferita a punti specifici del post credo fosse un discorso generale...rileggerò e vedrò se riesco a individuare i difetti di cui parli e terrò a mente il consiglio quando scriverò qualcos'altro.
E sì, sono della bilancia, anche se l'oroscopo non mi è mai interessato molto.
Figurati se cancello ;)
Ciao!