mercoledì 18 aprile 2012

State solo giocando - Bangkok, Thailandia

Li osservo mentre si esercitano sul prato del parchetto. La massificazione priva di gusto del codice che regola la loro immagine, immune ad aggiornamenti e cambi di stagione. Li guardo mentre lanciano in aria birilli, diabolo e palline di gomma, due, tre, a volte perfino quattro. Fanno ruotare aste, hula hoop, catene con stoppini collegati alle estremità - spenti ovviamente, perché cambiarli costa e il loro budget è limitato - o magari dei brandelli di stoffa per simulare le fiamme.
Le loro espressioni serie sono ciò che più mi turba. Di certo non ce l'ho con loro perché stanno giocando. Ricordo bene le dolci giornate in spiaggia, nei parchi o nelle strade di quartiere, impegnato con gli amici o da solo a sudare dietro a qualunque di tipo di palla. Le ore trascorse a friggermi il cervello pensando a un'insignificante mossa di scacchi travestita da punto di svolta esistenzale. Persino i giochini dei computer si sono portati via fette preziose della mia adolescenza. Conosco l'importanza che ha il divertimento per l'equilibrio mentale dell'essere umano, forse la conosco anche troppo bene. L'unico esame universitario che mi sembrava avesse un nome degno di una disciplina del sapere si intitola "Teoria dei giochi": decisi di non seguire quel corso soltanto dopo aver scoperto che non trattava esattamente di giochi, per lo meno non così come li intendevo io. Era soltanto l'ennesimo trucco da ingegnere.
Comunque sia stavo semplicemente giocando, esattamente quello che stanno facendo questi individui davanti a me. Era un semplice fatto di cui ero perfettamente conscio. Questi ragazzi, le loro rigide espressioni, i loro piedi scalzi, i loro pantaloni svolazzanti che potrebbero anche essere gonne, le magliette strappate ad arte, le capigliature, le barbe e le basette apparentemente trasandate frutto di ore passate davanti allo specchio, alle volte persino quelle agghiaccianti sopracciglia ritoccate, i piercing standardizzati, gli accessori appariscenti che penzolano rumorosamente sui loro petti, polsi e caviglie, quei tatuaggi sciocchi e ridicoli con cui si sono marchiati la pelle e di cui si spera si pentiranno fra qualche anno, tutto ciò comunica profondo impegno sociale, azioni severe in difesa dell'ambiente in pericolo e delle popolazioni oppresse, di vegetarianismo e veganismo nel nome del diritto alla vita di tutti gli animali, di lotte estenuanti e pacifiche resistenze passive contro dittatori terzomondisti, depravate democrazie occidentali, oscuri gruppi massonici che controllano la finanza mondiale, religioni monoteiste e qualsiasi altra forma che il male possa assumere.
Tutti nobili intenti, lo ammetto. Il problema è che queste persone si ingannano pensando di realizzare tutto ciò facendo volteggiare dei pezzi di plastica o ingaggiando inutili dibattiti carburati da birra, erba o peggio. Perché in fondo le droghe sono i vizi dei buoni, un mezzo per raggiungere una sorta di nirvana, uno stato di armonia tra le persone e la natura circostante, non certo scorciatoie per un divertimento un po' frivolo (a cui tra l'altro non ho nulla in contrario, basta che non sia mescolato con delle tossiche dosi di ipocrisia).
Immagino che gli uomini lo facciano per facilitare le manovre d'abbordaggio. Potrebbe essere il caso di quel nerd che cerca di guidare una biciclettina mono-ruota, appoggiandosi a una ringhiera ogni cinque metri, sbuffando e ansimando, cercando nel frattempo di maneggiare pure tre palline di gomma. Palline che tiene premute contro gli inguini facendole così sembrare enormi testicoli fluorescenti e rasati. Assomiglia un po' a Napoleon Dynamite, con i capelli oleosi di Kurt Cobain e gli occhiali da vista del giovane Bill Gates. Ha decisamente bisogno di una mano se vuole trombare prima dell'arrivo della prossima era glaciale. E le ragazze, che non devono certo aggiungere questo tipo di prestazioni per migliorare l'efficacia della loro procedura standard di accoppiamento, prendono probabilmente la cosa per una forma di esibizionismo poetico, non del tipo da maschio alfa quindi, ma più di quello della farfalla, della gazzella o del pavone.
Nelle vicinanze un gruppo di thailandesi si esibisce in una serie di mosse di street dance con un atteggiamento diretto, arrogante, infantile, animalesco e assolutamente naturale. Anni luce di distanza dal vergognarsene, urlando, ridendo, spingendo, applaudendo, esultando e sfottendo. I turisti occidentali, o viaggiatori come loro stessi preferiscono farsi chiamare, sentono invece la necessità di avvolgere il loro umano desiderio di divertirsi in un sudario a prova di sensi di colpa dalle radici puramente cristiane. Il silenzio, le facce serie, le urla di incoraggiamento e disapprovazione soffocate segnalano l'intenzione di mettere in scena un rituale sacro. Non hanno l'aria di chi sta dando sfogo al bisogno di divertirsi del proprio lato fanciullesco. Sembrano piuttosto in preda a un'esaltazione di tipo mistico, la trance da cerimonia propiziatoria di un sacerdote tribale. Proprio loro, i campioni delle crociate anti-chiesa, coloro che si adoperano per svelare il grande bluff delle religioni, smascherati con una mano di carte balorde, o meglio con un mucchio di giocattoli da quattro soldi. Il loro stesso bluff fallito miseramente.
Non puoi nemmeno dar la colpa alla giovane età quando vedi che molti di loro hanno più di cinquanta o sessant'anni.
Ma alla fine è sempre la solita storia: come loro, tanta altra gente ha bisogno di una scusa per riuscire a godersi quello che sta facendo. Il concerto in piazza si fa per i diritti dei lavoratori, la festa in spiaggia è organizzata per la luna piena, birilli, aste e bastoni si lanciano in aria per fare di questo mondo un posto migliore.
Divertirsi e basta sembra non andare mai bene.

Foto di Johan J.Ingles-Le Nobel (CC)

4 commenti:

dario ha detto...

Bel Post! Anch'io sono piuttosto critico nei confronti della gente che coglie a pretesto risolvere i mali del mondo per spararsi lunghe sessioni di alcol, canne e discorsi fini a se stessi.
A volte li si incontra in campi di volontariato e non sono certamente quelli che portano a termine il lavoro.

Fabio ha detto...

Grazie Dario.
Ah, se hai ragione...tra i volontari si annidano davvero delle viscide serpi. Sono tra i peggiori a mio modo di vedere. Almeno gli squali del mondo corporate (per quanto mi facciano ribrezzo) sono nel loro habitat naturale e sbranano pesci piccoli senza tante menate ipocrite...

ParkaDude ha detto...

Confermo, davvero un post godibilissimo. Mi ha fatto venire in mente certi punk di Pavia che, a parte fottere i soldi alla gente e le birre al bar, questo davvero in un'ottica "fuck everyhting, no future", passando le ore a decidere quali borchie mettersi, o in che modo asimmetrico radersi i capelli.

Fabio ha detto...

Parkadude: grazie!
Ah i punkabbestia! Che pena...e il modo in cui ostentano la loro simbiosi con il cane pulcioso che si portano sempre appresso? Come se l'affetto per gli animali domestici fosse una prerogativa soltanto loro!