venerdì 26 gennaio 2024

Gli eroi nazionali

Dopo la sterile polemica del granchio blu arriva quella totalmente impotente - sì, impotente nel senso di disfunzione erettile - sui limiti di velocità. Curioso che la scintilla scocchi spesso nella regione in cui sono nato e cresciuto. Non me li immaginavo così proni al vittimismo i veneti. I nostri nonni avevano decisamente una scorza più dura: ci siamo impappamolliti parecchio nel giro di un paio di generazioni.
Entro nel merito con un aneddoto personale. Anni fa andavo spesso in Spagna, per lavoro e svago. Una volta, atterrato a Madrid, venne a prendermi un mio caro amico del posto. Viaggiavamo a bordo della sua auto, lungo un vialone ampio, dritto, illuminato e semi-deserto che da Barajas portava verso il centro della bella capitale. Procedevamo con un'andatura da lumaca, per lo meno questa era la mia impressione. Dopo alcuni minuti, incapace di resistere, gli chiesi come mai guidava così lentamente. “C’è il limite dei 60km/h, sto viaggiando ai 58: in che senso lentamente?” Di uscite a sproposito ne faccio parecchie, per fortuna però ho la prontezza di rimediare alla mia goffaggine. “Ah, sì, scusa, è vero!”, e chiusi lì la discussione. Però, che tranvata sui denti! Che lezione di civiltà!
In realtà sapevo che la mia era una reazione totalmente naturale per un automobilista italiano. La stragrande maggioranza dei nostri connazionali in quel punto avrebbe sforato il limite di almeno 20-30km/h. Cioè del 50%. Almeno! E non certo per distrazione. L’italiano la segnaletica non la guarda nemmeno. Se chiedi ad un conducente qualsiasi di elencarti gli ultimi tre casi di segnaletica verticale che ha incontrato, molto probabilmente non ne ricorda nemmeno uno. Fanno eccezione le indicazioni di itinerario e località nel caso in cui si trovi in territorio foresto. La segnaletica orizzontale non la prende nemmeno in considerazione (“Ma, scusate, se volete che la veda...perché la stendete a terra? Alzatela, per Giove!”).
Tra tutti quelli che conosco (e non annovero pirati della strada tra le mie conoscenze, anzi, è tutta gente sufficientemente civile) solo la Pinetta di Legnaro avrebbe rispettato quel limite (vedi la chiusa per ulteriori dettagli sul personaggio).
L’italiana/o (ladies first per questioni di bon ton, non per grado di colpevolezza) non segue regole e consigli, perché non ne ha bisogno. L’italiana/o sa già a che velocità è ragionevole guidare su un certo tratto di strada, sa già in che punto deve fermarsi ad un incrocio, sa già quando è il caso di dare la precedenza o quando attendere che un pedone attraversi, sa già dove è lecito (non legale) parcheggiare. Un misto di indisciplina, presunzione, arroganza e testardaggine difficile da scalfire, se non con un duro martellamento di educazione civica comminato a scuola, a casa e dai media. Praticamente impossibile, nel breve periodo almeno.
Gli automobilisti ovviamente danno la colpa alle istituzioni, a chi governa. Perché l’italiana/o, oltre alla caratteristiche elencate sopra, ha bisogno di trovare un colpevole per i suoi misfatti. Non che i politici siano esenti da colpe, chiaramente. D’altro canto, prima che politici, sono cittadini e automobilisti loro stessi. In quanto semplici cittadini infrangono le regole come tutti gli altri, con la differenza che spesso si avvalgono della facoltà di non pagarne le conseguenze. Come rappresentanti delle istituzioni invece, conoscendo il loro polli - perché sono usciti dal pollaio di recente a loro volta -, sanno che i cittadini cercano sempre di fregare lo stato, e quindi li anticipano fregandoli essi stessi. Articolo 0,5: l’Italia è una repubblica fondata sullo sforzo per fregare il prossimo. Per i credenti vale anche l’undicesimo comandamento: ricordati di fregare chiunque. Amen.
Il fatto è che questo genere di atteggiamento/visione del modo non si limita al codice stradale, ma si riflette sulla società a 360°. Visto che abbiamo parlato di Spagna, prendiamo proprio quel paese come metro di misura. Non ci vado da parecchio, ma Madrid la ricordo divertente, vivace e accogliente (pubblicità progresso: leggetevi il libretto dal titolo omonimo di Edmondo De Amicis). Al contempo è anche ordinata, pulita, elegante. Perché? Ma è elementare, Watson! Dipende dal senso di rispetto che i suoi abitanti hanno nei confronti della cosa pubblica, delle regole di base, dei valori che dovrebbero accomunare tutti. Ci siete stati in Andalusia? La regione viene spesso presentata come industrialmente, economicamente e tecnologicamente arretrata rispetto alle province più importanti del centro-nord. Un po’ come la situazione che lamentiamo da noi quando confrontiamo il meridione con le zone più ricche del paese. L’Andalusia…arretrata? Strade funzionali, arredamento urbano stupendo, architettura da sballo, aree verdi in abbondanza, gente cordiale, servizi impeccabili. E le statistiche sul turismo, le avete lette? Nonostante l’Italia sia in vetta alla classifica dei patrimoni Unesco, la Spagna ha 20 milioni di turisti all’anno in più. E la Francia quasi 30! Parliamo di una differenza pari a metà della popolazione italiana. Vi stupiscono quei numeri? Avete viaggiato in Francia? L’avete vista la situazione delle strade a Parigi, o anche in Provenza? Le auto? La viabilità? La circolazione? I mezzi pubblici? L’atteggiamento delle persone alla guida? Per non parlare del rispetto per la cosa pubblica e i valori di base?
Nel frattempo da noi è arrivato Fleximan, l’eroe dei veneti, e ora di tutta la nazione. Uno che trancia col flessibile gli apparecchi per il controllo della velocità (pagati con i soldi di tutti, almeno si spera). Ognuno ha gli eroi, i politici e i compagni di merenda che si merita, vien da dire. Non per niente Garibaldi è considerato un delinquente e Mazzini un pazzoide fanatico, mentre Berlusconi è stato idolatrato apertamente da metà della popolazione e segretamente dall’altra.
In un paese civile le istituzioni operano sempre con la sicurezza dei cittadini in cima alla lista delle loro priorità. E la gente rispetta i limiti e il prossimo. Se sgarra, paga senza lamentarsi troppo. E se c’è evidenza che un apparato per il controllo della velocità è stato posizionato incorrettamente, o se un limite di velocità è platealmente inadeguato (non sono un esperto ma dovrebbero esserci dei protocolli per stabilirli), si organizza una petizione, una raccolta di firme, si manda una delegazione di esimi concittadini (un giudice, un professore emerito, un ingegnere della motorizzazione) a parlare col sindaco, e gli si spiega: “Signor sindaco, su cinquanta autovelox, quarantacinque vanno bene, ma per quanto riguarda questi cinque onestamente non ci siamo, potete riposizionarli o rimuoverli? Grazie!)
In un paese civile, appunto. Da noi invece sta già montando la nuova polemica, quella contro il limite di 30km/h nei centri abitati, progettati secoli fa a misura dell’uomo a piedi, di cui le automobili, che non dovrebbero nemmeno entrarci, si sono impossessate prepotentemente solo negli ultimi decenni. Luoghi dove circolano bambini, donne incinta, anziani, invalidi, persone che si sentono, almeno lì, in diritto di passeggiare senza il rischio di essere investite. Abbassare il limite di 20km/h, non in autostrada, ma tra i quartieri che frequentiamo tutti - quando tutte le statistiche evidenziano un aumento del 40% degli incidenti per ogni 10km/h di velocità in più - viene visto come un attacco alla libertà personale. La libertà di fare ciò che si vuole, senza curarsi delle esigenze della comunità. Una presa di posizione egoistica, viziata, capricciosa, maleducata, irresponsabile. La presa di posizione di chi poi si indigna perché i francesi, “quegli stronzi”, hanno 30 milioni di turisti all’anno in più.

P.S. la Pinetta era una signora anziana e dolcissima che con sua sorella - o cugina, o amica - Emilietta (forse) gestiva la storica cartoleria di Legnaro, in provincia di Padova. Un luogo in cui tutti gli studenti delle elementari e medie del paese andavano a comprare libri e materiale di cancelleria. Attendendo a lungo perché le due signore servivano sempre chiunque con tranquillità e serenità, sorrisi, carezze e parole dolci, rigorosamente in dialetto. Alla chiusura del negozio le due signore salivano sulla loro 127 color granata e alla velocità di crociera di 30km/h percorrevano la provinciale che dal centro del paese le portava verso la frazione di Casone. Una coda lunghissima di automobili le seguiva costantemente, cercando tra le curve della strada di campagna un punto “adatto” per effettuare un sorpasso illegale e pericolosissimo (un mio amico morì giovanissimo in seguito ad un incidente nella stessa zona), con pausa per insulti quando riuscivano finalmente ad affiancare la vecchia Fiat di quelle povere donne inermi. Insulti a cui le signore (mi si inumidiscono gli occhi al solo ricordo) rispondevano alla loro maniera: un soave sorriso e un veloce cenno con la mano, facendo finta di essere state salutate e non perculate.

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