lunedì 26 settembre 2011

La molla - Bangkok, Thailandia

E' da un pezzo che lo straniero sbronzo gira a petto nudo. La prima della serie di sciocchezze che lo cacceranno nei guai la combina in uno di quei baretti per strada dove si servono birre e cocktail in bucket (vedi foto sopra). Ha tirato un calcio a uno sgabello: il proprietario-ragazzino non ci pensa due volte, gli assesta uno schiaffo e poi uno spintone. Lo straniero è alto e robusto ma affievolito da ore di bisbocce con i compagni Bottiglia, Lattina, Bicchiere e Secchiello: cade pesantemente e quando si alza non sembra nemmeno capire cos'è successo. 
Lo vedo più tardi, alcune decine di metri più in là. Urla, si sbraccia in gesti minacciosi all'indirizzo di chissà chi. La stradina è affollata, un po' tutti lo osservano ma passivamente: nessuno sembra interagire con lui. Lo straniero continua ad agitarsi, con foga crescente, e a un certo punto sbrocca (se quel che ha fatto finora non possa già definirsi sbroccare). Piglia un tavolino al bordo della strada, lo alza come se fosse di polistirolo, ne scardina due gambe, getta il resto e utilizza i due legni come se fossero katane. Le incrocia facendole picchiare una sull'altra, le fa volteggiare nell'aria, si mette in posa, tende i muscoli di braccia e torso, assume un'espressione da guerriero incazzato: sembra il personaggio cattivo di uno di quei filmacci di arti marziali. A vederlo c'è da vergognarsi di essere stranieri. Non smetto di osservarlo, mentre lui continua ad esibirsi nel suo triste spettacolino, caricando una molla che quando rilasciata gli schizzerà addosso con una forza che, ottimista come sembra, forse non sospetta. Purtroppo per lui infatti non sono l'unico che assiste alla scenetta.
Per quel che ne so la natura dei thailandesi li guida a evitare, per quanto possibile, il confronto aperto e diretto. La rabbia e la frustrazione non vengono sfogate come da noi con urla, gesti, espressioni facciali, sarcasmo, minacce e spintarelle: ogni sentimento tossico viene semplicemente accumulato nei serbatoi di pazienza più o meno capienti di cui ognuno è dotato. Fino a quando, come un pneumatico gonfiato oltre il limite, il sistema esplode, specialmente se si ritiene di aver subito quella che da queste parti è considerata la più vile delle onte: la perdita della faccia. In questi casi le differenze culturali non si risolvono in sottili incomprensioni e scenette buffe ma vengono espresse con valori e principi totalmente diversi dai nostri.
Vediamo un po', quali sono le linee guida per combattimenti da strada utilizzate da queste parti? Compiliamo una lista sommaria:
- 10 contro 1? Vale.
- Armati contro disarmati? Ottimo fattore di vantaggio da sfruttare senza esitazioni.
- Tentare di convincere l'amico che forse non ha ragione? Non si usa, stai con lui e picchia il suo nemico senza chiederti il perché.
- Pietà per il corpo inerme dell'avversario, privo di sensi, sanguinante, spalmato al suolo con una posa innaturale? Reazione non contemplata, quasi fuori luogo: non ci si ferma per scrupoli da ragazzina di questo tipo, si molla la presa solo a un segnale proveniente dal proprio interno, che suona quando la rabbia è stata finalmente placata. 
Mentre lo sciocco straniero continua a dimenarsi con le gambe del tavolino in mano, da un angolo buio del marciapiedi partono una dozzina di ragazzini thailandesi. Brandendo spranghe, cinghie e bottiglie spingono lo straniero in un angolo, lo mettono giù a calci e poi continuano a picchiare per tanto, troppo tempo, fino a quando non lui ma loro ne hanno abbastanza. Poi tornano all'accampamento, camminando tranquilli, sorridendo, scambiandosi sciocche battute da bulletti, senza traccia di ripensamenti o preoccupazione per la sorte di quello che hanno utilizzato come sacco da boxe e che, per quanto ne sanno, potrebbe anche essere morto. A questo punto potrebbe toccare a qualcuno del posto vergognarsi di essere thailandese: il mondo è pieno di imbecilli, se si è proni all'umano ma delicato processo di immedesimazione il momento dell'imbarazzo arriva per tutti.
Ti viene da pensare che, per quanto lui se la sia cercata, ora sono loro a meritare una lezione, e sogni che arrivi un altro gruppo, più numeroso e armato meglio, a togliere dalle loro facce quelle odiose espressioni compiaciute. Ma poi ci ripensi: che fesseria, non sarebbe più finita. Meglio mandarli affanculo in silenzio e chiamare l'ambulanza.
Quello che succede ora però è interessante: un altro turista e una ragazza thailandese accudiscono lo straniero, lo fanno sedere, cercano di fermare il sangue, fino a quando arrivano gli infermieri che lo disinfettano e lo bendano. Queste due persone hanno dato a tutti, thailandesi e non, l'occasione per smettere di vergognarsi delle proprie origini. Giunge il momento per il ferito di salire in ambulanza e recarsi in ospedale (credo anche per pagare il conto), ma lui non ci pensa nemmeno, sorride sprezzante, si toglie le bende come Lawrence d'Arabia che si srotola il turbante, ringrazia sbrigativamente, saluta gli infermieri increduli e si avvia, sorprendentemente vigoroso, verso nuove, stupefacenti, ingegnosissime idiozie.

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