martedì 22 settembre 2009

Italiani in Thailandia/1: i vacanzieri - Koh Samui

Il geometra toscano è un uomo di mezza età, dal sorriso cordiale e i capelli argentati. Gli dico che ho una laurea in ingegneria: lui mi diverte con una serie di aneddoti sulla rivalità tra le due categorie a Firenze e dintorni. Vorrebbe conoscere una ragazza thai ma è un po' spaesato e non sa da dove iniziare. È stato sposato per molti anni e si sente un po' imbranato nelle tecniche d'approccio. Nei bar con le working girls non è mai entrato: i locali di quel tipo lo mettono a disagio.

Un paio di giorni dopo ha qualcosa da raccontarmi: la sera precedente è andato a bere una birra ai baretti con i lettini affacciati sul mare, dove servono cocktail sotto la stellata.

Ha finalmente trovato un'occasione per buttarsi: ha scambiato dei sorrisi con una ragazza, poi l'ha salutata e quella gli ha risposto. Nessuno dei due conosce bene l'inglese, ma gli interessi coincidevano...e sono finiti nel suo bungalow.


La mattina successiva non sapendo cosa fare le ha lasciato una banconota sopra il comodino: prima di andarsene la ragazza l'ha intascata. Dopo quell'incontro si sono visti ogni sera. Nonostante non abbiano mai fatto riferimento ai soldi, il geometra toscano piazza sempre banconote, che all'uscita della ragazza non ci sono più.

Dopo alcuni giorni me l'ha presentata. Si capisce subito che non è una professionista: fa la cameriera in qualche ristorante e arrotonda lo stipendio con marchette part-time. Gli chiede una somma per la parrucchiera. Lui gliela allunga, ma rimane perplesso.

Un ristoratore romagnolo ci racconta con trasporto di quando Koh Samui era “tutta un'altra cosa”. A quel tempo Chaweng, la spiaggia in cui siamo, era disabitata, senza nessuna struttura. Tutti i turisti alloggiavano a Lamai, una baia situata qualche chilometro più a sud. "Non c'erano gli hotel, i ristoranti di lusso, i locali notturni e tutto questo puttanaio. C'erano dei bungalow e delle locande di paglia dove si poteva ordinare solo cibo thailandese. Non c'era mica tutto questo bordello, le luci, la musica e quelle puttane." Continua ad arrostire il suo polpettone e ribadisce il concetto altre due o tre volte.


Osservo di sfuggita il geometra toscano. Noto il suo imbarazzo mentre ascolta annuendo: questo pistolotto lo fa sentire in colpa. Vorrei dirgli che tra lui e la ragazza che arrotonda il ruolo del furbacchione lo impersona lei. Nel suo atteggiamento non c'è morbosità, solo un po' di solitudine e curiosità. Questo signore simpatico, educato e titubante non ha di certo i tratti del turista sessuale.

Ma il mio intervento per fortuna non serve: proprio mentre mi perdo in queste riflessioni mi viene in aiuto un colpo di scena. Il ristoratore romagnolo, tra le varie ramanzine, ci racconta che a quei tempi l'unico svago era costituito da una fila di baretti in legno: ognuno con un mangianastri e qualche ragazza. “Dopo esserti fatto qualche birra ne sceglievi una e per pochi spiccioli te la portavi in stanza. Tutto lì, mica questo bordello...” Do un'occhiata di sfuggita al geometra toscano, lui fa lo stesso e ruminiamo una risata.

Il ristoratore romagnolo alla fine se ne va. Il geometra toscano fa un gesto con la mano e libera la tensione esclamando: “Il puttaniere!” Da oggi lo chiameremo sempre così. Il puttaniere moralista, mi diverto ad aggiungere.

Stiamo seduti all'ombra, con dei ragazzi liguri. Pendiamo dalle labbra di un antiquario ticinese che ci racconta la storia della sua ultima conquista: una bella stangona, formosa e affascinante. Da non crederci che una così potesse starci con lui. Da non crederci appunto. Quando erano in stanza l'antiquario ha scoperto un sorprendente retroscena: la sua preda era in effetti bella e affascinante, davvero un bel colpo se fosse stata una donna! Ma l'antiquario ticinese sa anche accontentarsi e “visto che ormai si trovava già lì” si è
goduto comunque un rapporto alla Bill Clinton.

Quando l'antiquario ormai se n'è andato, un ragazzo scimmiotta i suoi difetti di pronuncia: “Ma se hai voglia di portarti un tranz in guest houze non c'è mica bisogno di ricamarci attorno queste storie. Se ti piace il tranz, ti piace...punto!”

Osservo in lontananza le moto d'acqua che zompettano tra lame azzurre e spruzzi di latte, mentre alla mia destra qualche spigolo di bungalow spunta tra le fronde color smeraldo. Siamo in Thailandia, ma mi aspetto di voltarmi e vedere i contorni di una piazza medievale, la facciata e le guglie di una chiesa barocca o la baraonda di una fontana del rinascimento. Chaweng è senza dubbio una spiaggia tropicale, il profilo di un'isola nel golfo del Siam, ma certe volte ad agosto, se ci si distrae un attimo, sembrerebbe proprio di essere in Italia.

3 commenti:

kruh khao claudio ha detto...

mamma mia che paura a leggere ste cose....io sono un maestro di mae mai\muay thai che ha vissuto tanti anni fa tra bagngkok e chaweng e tra poco ci torno per viverci.ho tanti allievi e amici lì.ti giuro che se è diventata come riccione vado a vivere da mio zio che abita a nakon sawan a nord di bagngkok.non ci sarà il mare ma c'è un fiume enorme dove tutti si fa il bagno e ci diverte.e dove posso continuare la mia vita di maestro e di buddhista zen fino alla fine dei miei giorni.

Anonimo ha detto...

scusate ho scritto male ... muay thai.

Fabio ha detto...

Dipende da quanto vecchi sono i tuoi ricordi di Chaweng...se ci sei andato per l'ultima volta molti anni fa la troveresti molto cambiata. E' decisamente una località molto turistica ora. A Nakhon Sawan non ricordo di esserci stato, ma sono sicuro che si è conservata meglio.