lunedì 18 febbraio 2013

Lingua franca/2 - Da Hua Hin a Koh Phayam, Thailandia

L'amico I regge sul polso una mini mantide religiosa a Koh Phayam
Oltre che nell'Europa di lingua tedesca l'italiano può funzionare come lingua franca anche nel S.E. asiatico. 
Siamo a Hua Hin, golfo del Siam, due o tre ore a sud di Bangkok. Ristorantino con terrazza sul mare, pesce sui piatti davanti a noi. Siamo a tavola con un gruppo di zurighesi, e come al solito almeno un paio di loro parlano italiano quasi perfettamente. Paese buffo la Svizzera: tutte quelle lingue ufficiali e nessuna che lo unifichi, i suoi abitanti costretti alle volte a parlare in inglese tra di loro. Mi intrigano, mi incuriosiscono, ma non mi sorprendono più. 
Poche ore più tardi, mentre aspettiamo la corriera per Ranong, un ragazzo mi chiede se so qualcosa a proposito del bus per Phuket, che è già parecchio in ritardo. Ha parlato in italiano correttamente, c'è un po' di rumore e non sono riuscito a concentrarmi sui dettagli dell'accento. Scopro quindi che è inglese, della Cornovaglia. Ha vissuto per vari mesi a Caserta e poi a Ravenna. Mi racconta che all'inizio parlava persino con un vago accento campano.
In corriera chiacchieriamo un po' con una coppia di ticinesi. In italiano, ovviamente: ma almeno questi sono giustificati. La mattina, arrivati a Ranong, ci facciamo accompagnare al molo, dove ci imbarcheremo sul battello per Koh Phayam. Siamo arrivati prima dell'alba e dobbiamo attendere alcune ore. Chiediamo a una signora tedesca se possiamo sederci al suo tavolo presso un caffè, per ammazzare il tempo facendo colazione. E questa, ovviamente, comincia a conversare in italiano, lingua che ha imparato andando in vacanza in Toscana, a Venezia e in qualche altro posto. L'accento è più marcato di quello del ragazzo inglese, ma anche lei utilizza un vocabolario eccellente. 
Sorprendente, tutto in poche ore. Ma non è finita qui. Entriamo in un internet caffè per informarci sulla situazione degli alloggi nelle varie spiagge dell'isola. E qui ci accoglie una ragazza thailandese che ci spiega tutto...in italiano. E non sono le solite quattro parole: riesce ad articolare delle frasi decisamente sopra la media. Dove cavolo l'avrà imparato questa? Ci confessa che ha lavorato per alcuni anni in un ristorante italiano a Phuket. Lo parlava col proprietario e coi clienti. 
E non poteva mancare l'italofilo anche sull'isola. E' una donna della Repubblica Ceca, sulla quarantina, molto bella, con le puppe rifatte che prorompono ad arte da dietro la scollatura molto tropicale di un vestitino leggero e colorato. Ha lavorato per anni con una società di produzione cinematografica italiana. E ha vissuto a lungo a Milano. Sa pure parecchie cose sulle isole meno affollate della Thailandia. Ci racconta dei suoi viaggi negli anni ottanta in un italiano forbito. La stiamo ad ascoltare imbambolati, e non soltanto dal quel suo magico paio di...occhi. 
Mentre torniamo ai nostri bungalow ci viene quasi voglia di parlare inglese tra noi, tanto per rompere la monotonia...

Testa di geco gigante che spunta dal tetto del mio bagno all'aperto a Koh Phayam
Fortezza di sabbia a Koh Phayam
Pineta in stile europeo ai tropici

2 commenti:

itariajin ha detto...

Ciao! Ti ho assegnato il (secondo) premio Liebster Award perché sei tra i miei blog preferiti, puoi ritirarlo qui:
http://www.asiafreaks.net/wp/archives/2123

Fabio ha detto...

Grazie! Chissà se avrò abbastanza spazio nel bagaglio per mettere tutti questi premi!