martedì 4 gennaio 2011

Una tendenza obliqua

Foto di I am marlon (CC)
Non sono un attaccabrighe di natura, un aggressivo, uno di quelli a cui si irrigidisce il corpo e va in blackout la mente alla minima provocazione. Una delle doti su cui ho sempre creduto di poter contare è quella di sapermi scrollare di dosso potenziali grattacapi con un'alzata di spalle e un commento ironico mormorato a labbra chiuse. A mente fredda mi sono chiesto a volte se questo comportamento possa essere un segnale di vigliaccheria. E non mi ha aiutato a spazzare via i dubbi la consapevolezza che in altre situazioni, davanti al pericolo o a decisioni difficili, sono sicuro di essermi comportato con coraggio. O almeno con incoscienza, che se non è coraggio può esserne un utile surrogato. 
Una recente conversazione con un amico mi ha però ricordato di un periodo della mia vita in cui tensioni latenti, stress accumulato e una leggera insofferenza sgorgavano oltre il livello del cosciente sotto forma di scatti d'ira fino allora sconosciuti. Si sa poi che una birra di troppo bevuta il sabato sera amplifica stati d'animo che covano nel fondo della nostra anima, facendo salire in superficie ciò che normalmente teniamo - almeno parzialmente - imbrigliato. E così l'esuberanza, il senso dell'umorismo, la voglia di divertirsi e l'estroversione, in quel periodo vennero sostituiti da un lato oscuro di me che avevo sempre ignorato. Tra l'altro l'ebbrezza era soltanto un'aggravante, non la causa di questa tendenza obliqua. Poteva succedere anche in pieno giorno, durante la settimana, quando ero completamente sobrio. Sembravo aver perso - almeno in parte - la capacità di fregarmene se qualcuno mi trattava come un soprammobile, urtandomi e continuando per la propria strada con aria arrogante. O se un bullo mi provocava con una battuta tagliente, o ancora se uno screanzato mi rispondeva in malo modo senza alcuna ragione.
Fortunatamente quel periodo è andato e non è mai più tornato. Alla fine si è trattato soltanto di un anno anomalo. Sono di nuovo quello di prima, anzi grazie a una nuova scoperta ho acquisito un atteggiamento diverso nei confronti della mia stessa personalità: i sospetti di codardia che mi sfioravano quando il mio orgoglio non veniva infiammato da attacchi gratuiti alla fine non sono nulla in confronto alla certezza di essermi comportato come un idiota quando invece ho reagito. 
Non è fondamentale, non è neppure molto, ma per chi si sa accontentare è pur sempre un passo avanti.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Chi si sa accontentare apprezza, inevitabilmente, di più la vita, e questo tuo passo in avanti ti porterà lontano.. se non l'ha già fatto :)

A me, purtroppo, capita di perdere le staffe con le persone più care, anche se sembra un controsenso. E' una questione di emotività, se una persona, della quale non ti frega niente, ti urta te ne sbatti altamente, mentre se una persona che ami non ti capisce, le cose cambiano un po'...

Ti auguro buona Epifania, Fabio, saluti!

Enzo ha detto...

Sono sempre stato un impulsivo. La miccia che faceva scattare la reazione, l'orgoglio. Oggi sono molto più propenso all'alzata di spalle, al lasciar perdere. Non mi sento per questo un vigliacco. Ma un po' di quell'aggressività buona ( che da sobrio o ebbro mi caratterizzava ) oggi non farebbe male. Ciao Fabio.

Fabio ha detto...

Goccia di neve: e' vero, in effetti ho perso le staffe con gli sconosciuti sono in quel periodo. Normalmente mi capita solo con chi mi sta vicino, probabilmente proprio per i motivi di cui parli tu...auguri anche a te!

Enzo: avrai gia' letto cosa ne penso dell'orgoglio qui. Ciao!