domenica 13 giugno 2010

Un altro merito - Chiang Mai, Thailandia

Ricordi del dicembre 2001

È il freddo delle regioni che non sono attrezzate per affrontarlo quello che graffia l'aria di Chiang Mai a dicembre.
Una scuola a Lamphun organizza una festa per reclutare una nuova schiera di insegnanti di inglese. Una ventina di farang a bordo di un songthaew si dirige vociante verso la tranquilla cittadina. Quando la scuola chiude l'autista suona il clacson, noi poggiamo piatti e bicchieri, salutiamo e torniamo a bordo. Ci metto tutto il tempo del tragitto che porta a Chiang Mai per accorgermi di essermi dimenticato la borsa a Lamphun. Contiene un buon pezzo della mia vita quotidiana: il passaporto, i bancomat, le carte di credito, la patente. Torno nel songthaew, spiego, drammatizzo. L'autista sbuffa, poi si impietosisce e si arrende. Arrivati alla scuola non faccio in tempo a pagarlo che questi è già partito sgommando verso casa. Solo la mia coscienza ha sentito il thanks! che ho urlato.
Trovo la borsa, controllo, c'è tutto, poi dei ragazzi mi invitano per bere qualcosa. Il sospiro di sollievo non è ancora terminato, un brindisi alla fortuna in effetti ci sta tutto. Quando il locale chiude mi offrono un divano, io li ringrazio ma preferisco tornare, mi avvio e punto il pollice verso un cielo terso che sembra una lastra ricoperta di schegge di ghiaccio. Quando sto per scoraggiarmi arriva una moto. Sono gli amici del bar che non mi vogliono abbandonare, mi fanno spazio e sfrecciamo nella strada buia e deserta. Io mi copro dietro il corpo minuto della ragazza e lei si fa scudo con le spalle più larghe del suo amico. Questo si affida alle proprietà schermanti del nylon svolazzante di una giacca a vento.
Arrivati a Tha Phae Gate mi fanno scendere. Mentre li guardo sorridere mi sorprende la commozione. Non so con che parole li posso ringraziare: farfuglio qualcosa, tentenno, mi esibisco in una serie di sorrisi idioti, degni di un cabaret con platea semivuota e poi mi incammino intirizzito verso l'albergo. Penso ai due ragazzi che stanno facendo il contropelo a tutta quell'aria fredda che mi ha indolenzito le cosce. Per consolarmi me li immagino stretti l'uno all'altra, con gli occhi semichiusi e un sorriso sulle labbra, da buoni buddhisti, soddisfatti per il merito che hanno appena ottenuto. L'ennesimo passo verso la purificazione, che a me sembra piuttosto una leggera ibernazione.

Foto: statue in un tempio a Chiang Mai, di Fabio

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