mercoledì 15 febbraio 2012

Ladri di motociclette (o meglio, la loro assenza) - Pattaya, Thailandia

Alcuni anni fa a Milano qualcuno rubò uno scooter che mio fratello aveva comprato pochi giorni prima. Era parcheggiato all'interno di un cortile, la porta che dà sul marciapiedi chiusa a chiave, legato a un palo con catena e lucchetto carissimi e inviolabili.
In Thailandia parcheggi il mezzo dove vuoi e a qualsiasi ora, blocchi semplicemente lo sterzo (ma potresti anche non farlo), lasci il casco nel cestello e magari un sacchetto della spesa appeso al gancetto. Torni varie ore dopo o il giorno successivo e il tutto è ancora lì.
Ma ci sono altri dettagli che molti di voi troveranno interessanti:
- nella media i thailandesi sono molto più poveri degli italiani. Persino della maggior parte degli immigrati che vivono nelle città italiane. 
- i motorini, anche quelli prodotti in Thailandia, non sono così economici, soprattutto se il prezzo viene confrontato con il potere d'acquisto di un salario medio.
- i caschi thailandesi fanno schifo e in caso di incidente non servono a molto, però per non farsi fare la multa sono sempre utili e per uno che ne è sprovvisto sarebbe molto semplice servirsi di quello che hai lasciato appeso allo specchietto.
- altri problemi-scusa come la tossicodipendenza e il degrado suburbano esistono anche nelle metropoli asiatiche.
Insomma, quel famoso film di Vittorio de Sica (vedi immagine) divenne un capolavoro del Neorealismo perché era ambientato a Roma, ma se fosse stato girato a Bangkok sarebbe forse potuto essere un cult di fantascienza.

P.S. pur essendo vero che in Thailandia non vi ruberanno tanto facilmente il motorino, se lo parcheggiate nel posto sbagliato (per esempio davanti al negozio di un tizio irritabile, possessivo e vendicativo) qualcuno potrebbe forarvi la camera d'aria con un ago...eh sì, è capitato a me alcuni giorni fa a Pattaya. Fortunatamente sono riuscito a farmela cambiare per pochi baht da un motorcycle taxi driver che ripara i mezzi dei colleghi come lavoro part time. Alle 23! Non oso nemmeno pensare a cosa avrei dovuto fare se mi fosse successo nella mia città...

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