
L'eccitazione sfuma e mi siedo composto. Dopo alcuni minuti li avrò già dimenticati. Mentre chiacchieriamo vicino all'entrata scoppia un trambusto e all'interno del locale tutti si voltano a guardare. I camerieri maschi sono accalcati sull'uscio e circondano i due veronesi che non smettono di urlare. Poi un thailandese tira un cazzotto in faccia a uno dei due ragazzi. Entro due secondi i due turisti sono a terra, mentre una nuvola di camerieri li prende a calci e pugni. Uno si libera e fugge, quasi non lo vedo. Quando gli animi si calmano l'altro è ancora giù, poi si alza lentamente, ha la faccia insanguinata, si poggia una mano sul naso e barcollando se ne va.
Benché la scena sia tipica non smette mai di sconvolgermi. Pur dando per scontato che gli italiani hanno sbagliato, che magari se lo siano pure meritato, mi chiedo cosa fa scattare in certi thailandesi, votati al buddhismo e alla dottrina del non importa, la molla della rabbia e della violenza illimitata. Il fatto che la boxe sia lo sport nazionale? Il saper resistere in silenzio fino ad un punto di rottura? Oppure ogni società ha la sua valvola di sfogo, e se per noi è la polemica, la politica o il calcio, per alcuni di loro è la rissa sanguinosa?
(Foto di Siren, da wikipedia.org)
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