Il motore sbuffa e la barca rallenta, io scollo la schiena dal sedile in velluto. Dal ventilatore giapponese si sviluppa un cono in cui mi rifugio per sfuggire a questo forno. Nemmeno la brezza che fa solletico al ponte indebolisce la presa dell’afa snervante.
Facendo perno sulla colonna di legno il traghetto lentamente si mette in linea con il molo. Si abbassa il portellone da cui sfilano le auto. Sopra il pontile una pezza di juta sbuffa nuvolette ad ogni passaggio. Tutto attorno a me riflette il grigio del cielo.
Borse in spalla barcollo sulla passerella, attraverso il ponte che cigola e traballa e percorro il corridoio che ci collega al piazzale. Passo dopo passo, senza volare, percorro verso l'alto la penisola malese. Samui-Surat, Surat-Hua Hin, poi l’ultimo pulmino che mi porta a Bangkok, zigzagando tra caldo, palme e baracche, con l’acqua e la polvere sotto le scarpe.
Il viaggio è noia, pensieri e paragrafi, il viaggio è una flebo di linfa vitale.
Foto Koh Samui, di Fabio Pulito
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