Un intreccio di flussi ha invaso ogni spazio. Si scorrono addosso, incrociandosi, attorcigliandosi, scontrandosi e ostacolandosi come mille bisce d’acqua che fuggono all’infinito, di diametro in diametro, all’interno di una bacinella in un mercato vietnamita. Chi ha un po’ di fretta e in preda all’impazienza ha già picchiato le scarpe contro i tacchi di un passante, decide di effettuare un taglio laterale e sfidare i cordoni di veicoli ammaccati. Agli incroci maggiori i flussi si intersecano e come sullo schermo di un vecchio videogioco attraversano a scatti con sequenza alternata.
Poco prima delle due te ne torni in albergo e l’attività dell’alveare non si è ancora placata. Quando sei al buio, sotto le lenzuola, attraverso le fessure tra le ante delle finestre, filtrano ancora, tra i vapori speziati, gli acuti dei clacson, gli strilli degli ambulanti e il rombo baritonale del rumore di fondo.
Questa è Il Cairo durante il Ramadan, qui la ninnananna la cantano così.
Foto pasticceria a Il Cairo, di Fabio Pulito
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