mercoledì 3 settembre 2003

Singapore, 3 settembre 2003

Ieri un'amica Malay mi ha portato a spasso per la citta' in auto. Abbiamo cenato a katong, una stretta striscia di case molto vecchie in cui tradizionalmente vivevano i Peranakan - i mezzosangue - i discendenti dei primi immigrati cinesi che, essendo tutti maschi, si sposavano con donne malay. Col passare degli anni sentendosi esclusi da entrambe le comunità da cui discendevano, diventarono molto fedeli ai dominatori britannici. Questo li favorì nelle attività commerciali con cui molti di essi si arricchirono.
Abbiamo mangiato Laksa, una zuppa di curry e latte di cocco con dei molluschi e verdura. Più tardi abbiamo incontrato un paio di sue amiche, una delle quali era impegnatissima a stendere una lista della spesa da consegnare ad uno spasimante che le ha promesso regali senza limiti di budget. L'episodio la dice lunga sull'ingenuità e la venalità dei singaporiani.

Sono nella cattedrale di S. Andrea, dedicata al santo patrono della Scozia. Dall'esterno sembra una bella chiesa coloniale simile ad altre che ho visto in Asia. L'interno porta invece i tratti dell'ideale di città sul quale Singapore si è andata modellando negli ultimi anni: arredamento moderno, aria condizionata e schermi sospesi sui quali Dio sa cosa verrà proiettato ogni domenica. Persino la scelta dei colori per l'intonaco ricorda il design di alcuni dei negozi di abbigliamento che abbondano nei centri commerciali della città. A Singapore non è un problema mischiare il sacro ed il profano.
Faccio un salto all'istituto di cultura italiana, un piccolo ufficio al settimo piano di un grattacielo che ospita varie ambasciate e, al piano terra, l'immancabile centro commerciale. Sono pronto a scommettere che la signora con cui parlo non è italiana (e nemmeno asiatica), credo che il suo accento sia del nord Europa. La cosa mi lascia perplesso. La signora è comunque gentile e mi promette di aiutarmi nella ricerca di un editore (o "editoriale" come lo chiama lei) per i miei pezzi.

Per cena vado a "little India", un quartiere a maggioranza Tamil e mangio un buon "tali". Gli indiani cominciarono ad arrivare qui all'inizio del 19° secolo. La maggior parte proveniva dal Tamil Nadu, uno stato del sud, ed era impegnata nei lavori più umili. Altri si inserirono nell'organizzazione amministrativa, in quella militare e nella polizia. All'inizio si trasferirono prevalentemente gli uomini, le donne arrivarono solo in un secondo tempo.
Ripensavo alla sera di ieri, alle ragazze malay e all'episodio della lista dei regali. Ricordo bene come quelle stesse ragazze solo tre mesi fa in Thailandia si scandalizzavano davanti al comportamento delle "ladies" thailandesi che "agganciano" gli stranieri al bar o in discoteca in cambio di una manciata di bath o di qualche regalino. Qual'è la differenza tra i loro comportamenti? Chi si mette in vendita e chi invece no? Qual'è la definizione di prostituzione? Chi ha meno scusanti per essere caduta nella trappola del consumismo, dell'apparenza, della venalità? L'ex mondina delle province povere di I-Saan attratta dalle "luci colorate della vita metropolitana" o l'istruita insegnante di una scuola privata della ricca e avanzata Singapore che presenta la lista della spesa ad uno spasimante?
Il culmine è stato toccato quando la ragazza, cercando probabilmente di apparire meno materialista, ha pensato di inserire nella lista dei desideri: "l'uomo dei miei sogni". Le era incredibilmente sfuggito il fatto che "l'uomo dei suoi sogni" era esattamente ciò che il suo genio della lampada cercava (o sperava) di essere.

Nessun commento: