lunedì 15 agosto 2011

Cinema come pratica zen

Quando sono a Kuala Lumpur le giornate tendono a seguire una sequenza che ruota e si avvolge in una garza di soffice invariabilità. L'affaticamento mentale dovuto al giorno di lezione unito a quello fisico per una corsetta e due flessioni mi vengono incontro verso sera prendendomi per mano e mi accompagnano in una sala di un cinema del centro. 
Il film di per sé spesso non mi interessa: in Asia i multiplex propongono in gran parte blockbuster americani e cinesi o bobinoni locali dal contenuto sospetto. Scarto di default quelli della seconda categoria e scelgo il meno tossico tra i titoli appartenenti alla prima, ma si tratta spesso di un guazzabuglio di azione, rumore assordante ed effetti speciali: la solita palla che con l'intento di stimolare la produzione di adrenalina finisce per farti sprofondare in uno stato di stordimento ipnotico. Per quanto mi riguarda un buon film è nell'ordine: 1) storia e regista, 2) attori, 3) fotografia e musica. Gli altri ornamenti servono solo a mascherare la carenza degli ingredienti principali.
Tuttavia come dicevo il motivo che mi attira nella sala non ha niente a che fare con la passione per le arti visive: quella la soddisfo con qualche DVD. No, quello che seguo incantato mentre salgo le scale mobili sono le note di un altro pifferaio: essere inghiottito da quel mondo nero segnato da linee sghembe fatte di lucette, accorgersi vagamente del soffio d'aria condizionata che rinfresca senza ghiacciare e accomodarsi quindi al posto adiacente al corridoio, possibilmente senza vicini, scelto ad arte al botteghino, adagiandosi sulla poltroncina - comoda pur non essendo soffice - e lasciare che il brusio attutito dai pannelli fonoassorbenti solletichi i timpani durante i minuti che precedono la pubblicità. A spettacolo (spettacolo ?) iniziato ignorare senza traccia di irritazione chi chiacchiera disturbando un film che non merita rispetto, conformarsi alla leggerezza di un dramma gaglioffo o di una commedia sciocca, rilassare i muscoli, attivare l'anima, meditare, sciogliere le briglie al cervello, pensare, farsi trafiggere da una frase talmente bella che sembra l'abbia pensata un altro e annotarla sul telefono. Dare ogni tanto un'occhiata al musetto da cerbiatto della ragazza carina che siede cinque posti più in là per poi vergognarsi di questo istinto da quinta elementare e saltare direttamente alla terza media lumando le gambe della bonazza tappata con minigonna di jeans e tacchi alti, mentre il bulletto che le siede accanto è totalmente imbambolato dal susseguirsi monotono di scene vorticose e suoni frastornanti. Umettarsi le labbra con fare pervertito, ridere tra sé e sé per queste forme di umorismo auto-inflitto e mentre la tempia è colpita di striscio da un'altra frase - meno filosofica della precedente - riprendere in fretta il telefono e sfidare la propria creatività scrivendo una porcata da scaricatore di porto con i versi più poetici che si riescono a immaginare.
E' un'alternativa al Vipassana, allo Yoga Nidra, al Tantra: l'esperienza di un film scadente come pratica Zen. D'altronde si sa che le vie per il Nirvana costituiscono una sorta di infinito apparente.

6 commenti:

Enzo ha detto...

Ciao Fabio, complimenti per il nuovo look del blog, innanzitutto. A Kuala Lumpur si entra al cinema per rieprcorrere istinti sessuali dalla scuola elementare in avanti...E bravo Fabio!

Fabio ha detto...

Grazie Enzo. In realta' e' un ritorno alle origini: il primo layout che scelsi era simile a questo. E' in fase di test, le scritte chiare in campo scuro non mi hanno ancora completamente convinto. Ma poi e' solo l'apparenza della scatola, quel che conta alla fine e' il contenuto.

Per quanto riguarda gli istinti dei trascorsi da studente...non ho mai trovato un film lungo abbastanza da riuscire ad arrivare all'universita', ma nemmeno alla 'maturita'! :)

maria cristina aschieri ha detto...

I contenuti si leggono con piacere e convincono sempre di più, anche se spesso alla fine resta una sensazione di non concluso, studiato ad arte, presumo, il che non è male.

Ognuno ha il proprio gusto estetico ovviamente, ma che faticaccia tener duro a leggere sopra un fondo scuro, una cosa che di solito evito istintivamente!

Tornando ai film abbastanza lunghi per arrivare almeno alla maturità: hai mai provato con The cure for imsomnia? Dura più di 80 ore...se non ce la fai con quello...ahahaha
ciao Fabio

Fabio ha detto...

Grazie M.Cristina.
Vabbe', ho rinunciato (forse definitivamente) allo sfondo scuro. Come dicevo sono solo sciocchezze estetiche.
Un film di 80 ore? Con quello arriverei direttamente al suicidio...ma esiste veramente?

maria cristina aschieri ha detto...

Ciao Fabio
ma certo che esiste: è "The Cure for Insomnia" un film del 1987. E'considerato ufficialmente il film più lungo della storia, con una durata di circa 87 ore. Ho letto su internet che vi si recita un intero poema, credo proprio che sia da suicidio, meglio evitarlo!
Apprezzo il cambiamento del fondo scuro in uno chiaro, assai meglio leggibile.
Alla prossima!

Fabio ha detto...

Grazie.
Quel film dev'essere tremendo, ma c'e' di peggio: http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_longest_films_by_running_time
Buona dormita!