lunedì 1 agosto 2011

Sicurezza vs incertezza

Foto di star5112 (CC)
Alcuni anni fa un amico che lavorava presso uno studio professionale mi raccontò che aveva lasciato quel posto e si era messo a lavorare in proprio. "In proprio?" chiesi io "Ma avevi appena cominciato, dove troverai i clienti?"
Di clienti ne aveva già due e credo si trattasse degli stessi che seguiva ai tempi in cui era impiegato allo studio. Lavorando in proprio guadagnava pressapoco lo stesso impegnando però la metà del tempo. La rivelazione del mio amico mi aiutò a capire meglio alcune delle scelte che io stesso feci anni addietro. I conti che ha fatto lui, in effetti, potrebbe farli anche qualsiasi suo collega. Perché quindi lui soltanto è arrivato a quella conclusione? La risposta ora la so bene, dal momento che si tratta dello stesso motivo per cui anch'io abbandonai la vita da dipendente ormai più di dieci anni fa: se n'è fregato della dose di incertezza che la nuova situazione avrebbe iniettato nella sua vita. Tralascerò volontariamente gli altri fattori - più o meno importanti - che possano aver fatto sentire il mio amico a suo agio anche senza avere un lavoro fisso e mi concentrerò invece su come la vedo io a riguardo.
Non vorrei essere frainteso: la sicurezza è un materasso bello comodo su cui mi piacerebbe stare sdraiato da qui fino all'ultimo dei miei giorni. Pur essendo un privilegio per il quale sarei disposto a commettere (con la fantasia!) i crimini più efferati, ciò che mi ha fatto finora propendere per una vita che ne è essenzialmente priva è ciò a cui bisogna rinunciare per ottenerla in cambio. Infilzare un oggi dietro l'altro con lo spiedo della ripetitività, della monotonia, degli orari fissi, arrostirli lentamente sopra la brace delle piccole depressioni, di un lavoro che non appassiona, della perdita dell'entusiasmo, per consumare fra qualche decennio il pasto insipido ma bilanciato della vita pianificata e della vecchiaia al riparo dagli imprevisti, è qualcosa che invece di infondermi sicurezza mi mette le vertigini. Anzi, una certezza in realtà me la trasmette: quella della demotivazione e della deriva depressiva.
Non si tratta di un'istigazione al "si vive una volta sola, facciamo dunque ogni tipo di cazzata!" Di fesserie ne ho fatte parecchie, ma mai nulla di eversivo. Il concetto in realtà mi sembra abbia una sua logica: se avessi a disposizione tre o quattro vite investirne una su un fondo sicurezza potrebbe anche sembrarmi una buona idea, ma essendo stato istruito a fare affidamento sul metodo scientifico e dal momento che non mi sono ancora imbattuto in alcuna prova concreta di una seconda o terza vita preferisco maneggiare la prima che mi capita di vivere con estrema cautela. Forse, pensandoci bene, è l'approccio contrapposto che paga un prezzo all'irrazionalità. E a qualche sorta di fobia.
Questa ovviamente non è una critica a chi ha fatto o sta per fare scelte diverse. Ci sono molti esempi di persone che conducono una vita all'insegna della sicurezza godendo al contempo della mia stima. Io però sono fatto così, e ho imparato a forza di bocconi amari e crisi dolorose che, quando possibile, è meglio se seguo il mio istinto. Soprattutto perché so che per fortuna madre natura mi ha dotato di dosi di razionalità e buon senso sufficienti a smussare gli spigoli acuminati e piallare le superfici troppo frastagliate del mio lato più impulsivo. Insomma, il mio istinto ha dato prova di meritarsi la mia fiducia. Ci sono alti e ci sono bassi, ovviamente. Ma se solo penso a quel che mi passava per la testa, strattonava il mio sistema nervoso e prendeva a calci la mia anima(*) durante certe notti insonni solo alcuni anni fa, i problemi che ho ora mi fanno sorridere.
Si tratta, dopotutto, soltanto di vivere: l'unica occupazione per cui chiunque nasce con i requisiti necessari.

(*) Lo so, mi sono dichiarato sostenitore del metodo scientifico e poi ho tirato in ballo l'anima. In effetti non sono mai stato bravo a vivere una vita priva di contraddizioni...

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Trovo che il tuo amico sia un genio. :) Questo post è davvero molto bello.
L'insicurezza è diventata oramai punto fisso del nostro modo di affrontare la vita e, anche se ha le sue motivazioni, credo abbia notevolmente ridotto la nostra capacità di godercela, questa vita.

Purtroppo il sistema ci insegna ad avere paura del futuro. Che possiamo fare?
Ricominciare tutto da capo, perdendo un sacco di tempo prezioso e di energie utili. Ma è necessario se vogliamo ridare sostagna a quello che facciamo e siamo.

Titolo provvisorio? :)

Fabio ha detto...

Goccia di neve: grazie!
Come avrai intuito l'insicurezza per me non ha solo lati negativi. O meglio, e' il prezzo che devo pagare per concedermi altri lussi (niente a che fare con gli oggetti).
Il titolo precedente non lo sopportavo piu', e siccome non ho ancora preso una decisione su quello nuovo ho adottato questa soluzione...ridicola :)

Anonimo ha detto...

No, non è ridicola. :)
Anche se non lo sopportavi più era forte; però hai il scrosanto diritto a volerlo cambiare.

ParkaDude ha detto...

Sottoscrivo.
Occhio che poi l'incertezza diventa una droga :)

Fabio ha detto...

Goccia di Neve: grazie, allora speriamo ti piaccia anche il prossimo titolo che scelgo.

Fabio ha detto...

ParkaDude: per questo genere di sostanze sono gia' un tossico all'ultimo stadio ;)