venerdì 24 luglio 2009

Gli estorsori balinesi - Bali, Indonesia

(Estate 2003)
Il traffico è lento in questo tratto di strada. Pochi metri più avanti c'è un poliziotto. Posa rilassata, non sta facendo molto, a parte osservare le auto che scorrono. Quando vede i nostri volti attraverso il parabrezza, un fremito lo scuote, fa un passo in avanti e agitando le mani ci fa segno di fermarci. Lo sguardo che l'evento gli ha dipinto sul volto sembra quello di una volpe sgattaiolata in un pollaio.

Dopo pochi secondi arriva pure un suo collega. Vederli confabulare mentre controllano la patente ricorda due pirati che studiano una mappa. Quando hanno verificato che il documento è a posto procedono con un'accurata ispezione dell'auto. Una volta assicuratisi che non c'è nulla fuori posto cominciano a blaterare di una misteriosa infrazione. Noi siamo stupiti, sorridiamo, gesticoliamo e spieghiamo loro che l'auto è noleggiata. Ma ci rendiamo conto che è un tentativo inutile e che ci stiamo soltanto rendendo ridicoli. 

 
Questo tipo di reazione lo conoscono già. Sembrano persino annoiati quando fanno la lista delle conseguenze assurde a cui potremmo andare incontro. Ci diamo un taglio e chiediamo quant'è. Loro sparano una cifra e aspettano la risata. Noi li accontentiamo e tiriamo sul prezzo, poi ci mettiamo a scherzare mentre contrattiamo. Alla fine paghiamo e ci lasciano andare.

Poche ore più tardi, di ritorno da Ubud, passiamo con l'auto sullo stesso posto. Il siparietto della mattina è messo in scena nuovamente, con altri due poliziotti nel cast degli attori. Prima che gli agenti passino al controllo dell'auto, li informiamo francamente che abbiamo già pagato. Ci osservano con sguardi leggermente sorpresi e senza pudore ci chiedono quanto. Lorenzo risponde con una cifra gonfiata e in un attimo l'indignazione invade i loro volti. Ci chiedono di parcheggiare e quindi di seguirli, in missione a rintracciare quegli agenti ingordi.

Oltre ad essere le vittime della loro corruzione ci ritroviamo sguinzagliati tra le stanze della stazione nell'insolito ruolo di segugi italiani, per aiutarli a scovare i colleghi furbacchioni che non hanno condiviso la nostra bustarella.

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