sabato 6 settembre 2003

Mersing - Malesia, 6 settembre 2003

Da Singapore sono partito, al fianco di Steve, alla volta di Mersing, una piccola città sulla costa orientale della Malesia, nello stato di Johor Bharu.
Gran parte dei turisti stranieri arriva a Mersing per imbarcarsi su uno dei traghetti che portano all'isola di Tioman. Io ci sono venuto perché il visto di Singapore scadeva oggi, perché non volevo andare troppo lontano e perché Steve c'era già stato e ne parla bene. I turisti si imbarcano non appena arrivati in città o, al più tardi, il giorno seguente. Io conto di trascorrere qui qualche notte e sull'isola potrei non andarci affatto. Non ho ancora deciso se allontanarmi definitivamente da Singapore e dalla sua società distorta sulla comprensione della quale ho già investito un bel po' di tempo.

Durante le conversazioni con Steve o quelle che assieme abbiamo con qualcun altro le sue teorie mi appaiono sempre più chiare e sensate. Il motivo per cui concentra la sua attenzione sui bambini e sui giovani studenti ha a che fare non solo con la solidarietà e la simpatia che prova nei confronti di questi soggetti deboli e spesso vittime della frustrazione, della rabbia, dell'incoscenza, dell'incompetenza e dell'insensibilità di genitori e insegnanti. Ha soprattutto a che fare con la soluzione che propone alla maggiorparte dei problemi che affliggono la società moderna. "Se decine di corpi arrivano a valle in balia del fiume non ha senso continuare soltanto a tirarli fuori: bisogna anche concentrarsi sulle cause del problema a monte".
L'interpretazione del concetto di "giustizia" come mera punizione per chi commette un crimine non riuscirà mai ad offrirci, come unica misura, una società migliore, più sicura, più giusta. Occorre intervenire sul processo educativo dei più giovani, ai quali vengono spesso provocate ferite psicologiche, morali ed emozionali difficili da rimarginare e che spesso producono individui disadattati, depressi e, nel peggiore dei casi, con istinti autodistruttivi o criminali. Punire i bambini senza aiutarli - in modo costruttivo e quindi realmente educativo - a comprendere e a porre rimedio ai propri errori ne è un tipico esempio. Altrettanto dannosa è la tendenza di alcuni adulti a forzare sui bambini la convinzione che alcune loro emozioni, desideri, reazioni, impulsi o comportamenti naturali siano da considerarsi oggettivamente negativi, quindi socialmente inaccettabili e in buona sostanza invalidandone - è proprio questo il termine utilizzato da Steve - gli istinti.
Mi trova in questo perfettamente d'accordo: la punizione come unica interpretazione del concetto di giustizia, nell'educazione dei giovani così come nella teoria Bushana della sicurezza internazionale - "we'll bring them to justice" = li puniremo - non è la via verso un mondo migliore.

(Steve Hein cura un paio di siti sui temi dell'Intelligenza emozionale e dei problemi dei minori: http://eqi.org/ e http://stevehein.com/)

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