mercoledì 18 novembre 2009

Speculazioni di una notte troppo lunga - Bangkok, Thailandia

Cambia posizione per la centesima volta. La testa sprofonda di nuovo nel cuscino ma un occhio fissa sempre quella chitarra nell'angolo. Ha letto, ha scritto, ha navigato e suonato. Un triathlon tra pagine, schermate e accordi. Poi ha messo via tutto: si è lavato i denti, ha fatto le flessioni e si è infilato a letto. Con le guance tese ha letto l'ultimo capitolo, poi pensando che fosse tutta colpa degli ormoni ha preso le salviette e ha fatto un altro esercizio. Ma è ancora lì, con gli occhi strabuzzati, solo una parte del suo corpo si è finalmente addormentata.
La chitarra lo chiama e lui non risponde, ma è come cercare di dormire in un'acciaieria. Poggia il libro e afferra lo strumento. Accende il portatile e trova gli esercizi, prova due o tre accordi ma senza suonarli. Poi guarda l'orologio: ormai è mattina, l'obbligo del silenzio non vige più. La chiamano insonnia, ma lui è solo sfasato: quando gli altri sgambettano si addormenterà. E mentre i pensieri si scontrano tra i lobi trova il primo accordo di How do you sleep di John Lennon.

(Immagine "L'Insonnia, Tacuinum sanitatis casanatensis", XIV secolo, da wikipedia.org)

1 commento:

  1. Per sfruttare l'insonnia biasogna essersi costruit la rara fortuna di avere il completo controllo sui tempi e sui ritmi del giorno successivo. Ultimamente, di notte, quando non dormo scrivo codice PERL.

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