venerdì 28 novembre 2014

Padovani, i globalizzati de noantri

Una quindicina di anni fa, a Padova, quando dicevo di aver provato il sashimi parecchia gente cominciava a sbeffeggiarmi, mimando vomitate, attacchi di tosse e dolori di stomaco, e mi dava dell'incosciente per aver mangiato pesce crudo. Oggi gli stessi saggi si incontrano in Piazza dei Signori (ah, l'ironia del nome...) e si salutano mormorando konnichiwa e konbanwa, con le braccia aderenti ai fianchi e l'accenno di un inchino, prima di buttarsi in una conversazione stereotipata che comincia sempre con: “Guarda, ieri ho mangiato un sushi che non ti dico...”. Sono gli stessi padovani della globalizzazione de noantri, quelli in onore dei quali le osterie del centro sono state sostituite dai wine bar, i geni che hanno preferito lasciare che si chiudesse Mirco Buso per aprire una trattoria toscana DOC, fallita miseramente nel giro di qualche mese.
Dai, dai, che la prossima volta che torno magari l'argomento caldo è il cane arrosto alla vietnamita. Lo so, lo so, oggi solo il pensiero fa ribrezzo, ma domani, chissà...
E poi finalmente ci sarà qualcosa di cui vantarsi quando si va in gita a Vicenza. Vuoi mettere il cane arrosto alla vietnamita su un letto di riso al vapore con il gatto in tocio e la polenta abbrustolita? Il cane fa moooolto più società multietnica!

4 commenti:

  1. Fantastico Fabio! Questo articolo è delizioso. Pacato ma forte... E lo condivido in pieno!

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  2. Oddio che ridere che mi hai fatto!
    Sono padovana e proprio a Padova ho scoperto il sushi qualche anno fa, ma non mi aveva mai lasciata veramente soddisfatta! Ora che vivo a San Francisco è diventata la mia droga, la mia addiction!!
    Comunque Padova va così... è la patria dei gran dottori che si fanno invaghire dalle mode del momento! ;)
    Felice di aver scoperto il tuo blog!

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  3. Sabina: grazie!
    Sei benvenuta, anche se non sto scrivendo molto ultimamente. Conto comunque di riprendere con gli aggiornamenti.

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