giovedì 23 maggio 2013

Cinesi in posa per la foto col bianco...uno tira l'altro - Hong Kong

La papera gigante che galleggia sul Victoria Harbor, poco prima di sgonfiarsi a sorpresa
Ho camminato molto anche oggi, mi poggio sulla transenna e osservo la gente che passa. Avenue of Stars l'hanno chiamata. E visto che c'erano per scimmiottare l'America hanno piazzato sul selciato le impronte delle "star" della florida industria cinematografica locale. Peccato che io a parte quel pagliaccetto di Jacky Chan e l'ottimo Wong Kar Wai non ne conosca altri. Di nome per lo meno. Colpa mia, eh, mica demerito loro. Gli attori di In the mood for love mi erano piaciuti, almeno i loro nomi dovrei ricordarli. Bruce Lee ovviamente so chi è, ma per ragioni cronologiche le sue impronte non sono riusciti a prendergliele, così hanno eretto una statua in bronzo in suo onore e lo hanno eletto come il più grande del secolo. 
Ma torniamo a noi. La passeggiata è abbastanza affollata, principalmente di turisti. Io rilasso la schiena e le gambe, stiracchio il collo e osservo. Osservare la gente che mi passa davanti, da vicino o da lontano, di fronte o dall'alto, è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti. 
A un certo punto un turista cinese (della Cina continentale intendo, non di qui) mi si avvicina con una macchina fotografica.
All'inizio credo che mi stia chiedendo di scattargli una foto con la skyline sullo sfondo. Che illuso. Ma in effetti è da parecchio che non vado in Cina e devo essermi un po' arrugginito in questioni di Terra di mezzo. Poi però noto che è con un amico, e che sta indicando lui, non se stesso. Quindi mi ritorna in mente come sono fatti i cinesi e capisco tutto. Vuole scattare (lui) una foto del suo amico di fianco a me. Come quando ti fai una foto vicino alla statua senza testa, o al pagliaccetto della McDonald's thailandese, quello con le mani giunte, o a un panda, o a qualsiasi altra buffa attrazione idiota. Come l'enorme "paperetta" gialla che da alcuni giorni galleggia a pochi metri da qui e che domani sarà afflosciata, causa foratura. Insomma, vogliono la foto con il lao wai, l'uomo bianco, il caucasico, l'europoide, quello che si vede solo alla TV. Come souvenir, o forse più che un souvenir: qualcosa da mostrare come trofeo a parenti e amici quando torneranno a casa. Ed è troppo tardi per defilarmi con astuzia, senza offenderli: mi devo prestare all'umiliazione, e mi toccherà anche farlo col sorriso in faccia. 
Via la prima foto, poi un'altra perché qualcuno si era intromesso. E ancora una perché il cinese non sorrideva, forse troppo nervoso a causa dell'evento epocale. Mannaggia, qualcuno lassù deve aver fermato il tempo: questo momento straziante non finisce più. Ovviamente anche l'amico che ha scattato ora vuole la sua soddisfazione. Mentre poso inebetito per l'ennesima volta vengo assalito dall'orrore. Questi due simpaticoni fanno parte di un tour organizzato...aiuto! A poco a poco tutti i loro compagni si rendono conto del tesoro sul quale i due siano riusciti a mettere le mani (e l'obiettivo) e si avvicinano timidamente, poi sempre più prepotentemente. Ora sono tutti in fila per farsi la foto con King Kong, versione pallida, glabra e smilza. Sopraffatto dalla sorpresa e ancora sotto shock mi sottopongo alla tortura con un paio di signore. 
Quando la seconda se ne va approfitto di un'esitazione dei soggetti successivi, che forse non si sono messi d'accordo sui turni. Sorrido esageratamente, saluto (in inglese, per carità, certe barriere, linguistiche e non, NON vanno abbattute per nessuna ragione) e me ne vado, lentamente ma con decisione. 
Me la sono vista brutta, ma poteva andare peggio. Mi avvicino sempre più alla Cina, devo fare attenzione. Mai abbassare la guardia o distrarsi, tenere costantemente i sensi all'erta, pronti a captare ogni segnale di preavviso. In caso di dubbio: fuggire, prima che sia troppo tardi. Coi cinesi...non si scherza.

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