martedì 8 settembre 2015

Italia vs Germania, la speciale normalità

Ed ecco che ci tocca ascoltarla di nuovo. L'incensazione lagnosa, patetica, tardiva e tendenziosa dell'esempio tedesco. Ma piantatela!
La Merkel non è un genio, il popolo tedesco non è sempre e comunque un modello inimitabile di organizzazione ed efficenza. Semplicemente da quelle parti fanno collettivamente quello che ogni individuo, anche italiano, preso singolarmente, fa nel suo piccolo ogni giorno. C'è un problema di ordine pratico: lo analizzi, lo scomponi per capirlo, lo osservi da varie angolazioni e cerchi quindi di farti venire in mente una buona soluzione. Quando credi di averla trovata, la applichi.
Noi italiani non manchiamo certo di intelligenza, creatività e astuzia. Siamo semplicemente ostacolati dal nostro atavico impulso alla caciara, alla vanità, all'orgoglio, all'immobilismo, allo scontro verbale, all'arrocco su posizioni pseudo-ideologiche totalmente fuori luogo. Dal presidente del consiglio di turno all'ubriacone d'osteria, tutti adepti e vittime del passatempo nazionale: la divisione in fazioni, il ridurre ogni questione, politica, economica o umanitaria che sia, a una sorta di Palio di Siena o di derby della Madonnina.
Anche davanti all'emergenza dei migranti il popolo italiano si è diligentemente schierato, con ordine quasi marziale, nei due gruppi che, considerata la storia degli ultimi cento anni, più stereotipati di così non potrebbero essere: da una parte i superuomini ansiosi di mettere in mostra i muscoli dell'orgoglio nazionalista (o meglio regionalista), che propongono scenari assurdi da soluzione finale, e dall'altra gli illuminati cervellotici, sempre troppo inclini a sottolineare il loro progressismo, pronti a negare l'evidenza di immagini e numeri pur di plasmare la realtà sul modello delle loro buone intenzioni.
Il problema pratico si risolve con un approccio pragmatico, senza circonvoluzioni odiose e inutili chiacchiere, e di fronte all'emergenza "nazionale" ci si mobilita come "nazione", un'entità con un proprio interesse inserita in una comunità più ampia. E' quello che fanno i tedeschi, che non sono "più speciali", ma "più normali" di noi.
Dentro tutti i profughi e i rifugiati, senza distinzioni. Concessione di asilo politico, anche con procedure d'urgenza, di alloggi, aiuti, opportunità di lavoro e di studio. Dentro anche i criminali (dentro le galere, ovviamente, inclusi quelli italiani). Chi vuole venire per sbarcare il lunario è invitato a recarsi con passaporto e documenti necessari all'ambasciata italiana del paese di provenienza. A Delhi e in altre capitali asiatiche ho visto code di agricoltori e operai diligentemente in attesa, con in mano le pratiche per le domande di assegnazione del lavoro e del permesso di soggiorno. Povera gente, educata e civile, trattata dai nostri addetti consolari con giustizia, cortesia e generosità. Se l'iter è troppo complesso il governo lavori per snellirlo, senza troppe polemiche. Se girate per il mondo questo è lo standard che siete tenuti ad aspettarvi e ad accettare. Scuse di carattere finanziario, sociale e politico non sono ammesse. Gestire i flussi migratori non è una cosa semplice, e bypassare le procedure non aiuta di certo. 
Si dovrebbe inoltre iniziare ad agire nei paesi di provenienza per sensibilizzare e mettere in guardia i clandestini potenziali, scoraggiandoli con dati e notizie sulla situazione reale del nostro paese, sui rischi delle traversate, sulle subdole intenzioni delle organizzazioni che li abbindolano. Operare una campagna contro-propagandistica per sgretolare i miti con cui quei criminali li convincono a partire.
Al contempo se ai confini del nostro impero infuria la guerra, barricarsi in salotto e stare comodamente ad osservarla è non solo un comportamento disumano ma anche suicida. Non esistono barriere impermeabili alla diffusione di odio, follia, miseria, violenza, malattie.
Non è l'approccio tedesco. Non è nemmeno un approccio speciale. E' semplicemente un approccio normale.

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