mercoledì 23 luglio 2014

I paladini della legge - Manila, Filippine

Sì, sì, certo, come no...
Lascio le Filippine con un volo che via Bangkok mi porta a Zurigo. Ci sono rimasto sei mesi, troppi rispetto alle intenzioni iniziali, pochi per tutti i luoghi che che mi sarebbe piaciuto visitare. 
Mi è spesso stato detto di stare attento. Occhio ai borseggiatori, ai rapinatori, ai truffatori, persino agli assassini. E io all'inizio, vittima di un po' di naturale paranoia, li ho assecondati. Poi, come spesso accade, ci si adatta alle condizioni al contorno, o almeno alla percezione e all'idea che ce ne facciamo. Dopo qualche settimana me ne sbattevo completamente, e passeggiavo allegramente in vicoli bui, di notte, da solo, a volte persino un po' brillo, di ritorno da una tarda cena o da un locale con la musica dal vivo. Camminavo lungo marciapiedi che la gente utilizza per dormire (per mancanza di un posto migliore in cui farlo), tra bambini scalzi con abiti sbrindellati, uomini alcolizzati, donne semi-distrutte da dieci gravidanze. Gente povera, alla canna del gas, a cui persino pochi centesimi di euro possono cambiare la giornata. Non mi è mai successo nulla. Niente, nothing, nada, zero totale. Spesso non mi degnavano di uno sguardo, altre volte mi osservavano curiosi. In alcune circostanze qualcuno mi ha salutato, sorriso, o magari allungato una mano per chiedere un po' di elemosina.
L'unica volta che sono finito nei pasticci chi mi ha estorto del denaro vestiva un'uniforme azzurra, profumata e stirata, portava distintivo e pistola in fondina e si muoveva a bordo di una scintillante auto giapponese. Sono stato derubato da tre poliziotti. Solo da loro. Proprio da loro: quelli che dovrebbero difendere la gente dal crimine sono gli unici che hanno personalmente contribuito a rovinare l'idea che mi ero fatto del paese e dei suoi abitanti. 
Camminavo lungo le vie di Makati, non lontano da Burgos street, una zona un po' malfamata, diretto ad un bar con lo schermo gigante in cui volevo guardare una partita dei mondiali. Mi ero appena sbafato mezzo pollo allo spiedo in un posto in cui non vendevano birra. Avevo sete e ne ho comprata una al 7eleven. Camminavo con la mia bottiglia di San Mig light in un sacchetto di carta. Mi si è avvicinata un'auto bianca e ho pensato che fosse un taxi. Quando mi sono accorto che era una volante della polizia ho tentato di nascondere la bottiglia col corpo, ma era troppo tardi. Sì, ho cercato di non farmi beccare con la birra in mano perché avevo già sentito parlare di una legge che proibiva l'uso degli alcolici in pubblico. Ma la regola mi era sempre sembrata ipocrita, assurda, idiota, in un paese in cui gli introiti derivanti dalla vendita della birra costituiscono una fetta importante del PIL, e dove la polizia dovrebbe avere cose più importanti da fare. Inoltre non l'avevo mai vista applicare. Ero già stato in numerose località, avevo bevuto birra ovunque e l'avevo visto fare a tutti. Ma quella zona di Makati è un posto particolare, dove i proprietari dei bar sono in combutta con i negozianti, le autorità e le forze dell'ordine. E che la gente compri la birra a un terzo del prezzo e la beva in strada non fa comodo a nessuno. Se lo fa impunita, ovviamente. Altrimenti il fenomeno può rivelarsi un'ottima fonte di guadagno.
Avvertiti dalla guardia del negozio o dal buttafuori di qualche locale, i poliziotti sono partiti alla ricerca del delinquente (io), mi hanno scovato, mi hanno caricato in macchina, si sono addentrati in una via non illuminata e utilizzando uno strumento noto fin dall'antichità a chi ama abusare della propria forza, autorità, potere o posizione di vantaggio - l'intimidazione - mi hanno estorto qualche euro. Gli agenti puntavano a un bottino più pingue, ovviamente. Conscio del carattere maccheronico della situazione non mi sono però fatto prendere dal panico e ho contrattato la tangente. Già, la tangente: dopo avermi sgridato come un moccioso fresco di marachella i soldi che ho consegnato se li sono infatti messi in saccoccia. Nessuna ricevuta, niente tracce, ovviamente. Tutto ciò che mi è rimasto è il sapore nauseante di sorrisi beffardi, pessime battute e viscide strette di mano.
Prima di uscire ho chiesto cosa avrei dovuto fare della bottiglia di birra. "Ah, ora che hai pagato puoi pure bertela, ma quando la finisci ricordati di gettare il vuoto in un cestino, mi raccomando!" 
Che ci volete fare, in fin dei conti sono sempre poliziotti, il senso civico ce l'hanno termosaldato al DNA.
San Mig Light, l'acqua nazionale...

9 commenti:

Dottornomade ha detto...

ACAB!

Fabio ha detto...

Dottornomade: hehehe, io in effetti ho avuto parecchie esperienze frustranti con le forze dell'ordine di vari paesi, ma resto ottimista, qualcuno di buono deve esserci...

Anonimo ha detto...

Vuoi vedere il lato peggiore di un uomo? Dagli una divisa...

Fabio ha detto...

Anonimo: azz...cattiva questa...

Anonimo ha detto...

Siamo sullo stesso livello di ACAB.
Non si tratta di cattiveria, ma di realismo. O almeno, questa è la mia esperienza. Ignoranza e arroganza. Nient'altro.

Fabio ha detto...

Anonimo: beh sì, se il tizio ha qualche problema la divisa e il distintivo non lo aiuteranno di sicuro a migliorare, anzi. Come dicevo ho avuto anch'io varie esperienze frustranti. Soprattutto con gli agenti corrotti in Asia.
Non ti va di firmarti?

Cesare ha detto...

Certo che mi va. Non l'ho fatto per pigrizia :-)
Cesare (lecce)

Fabio ha detto...

Grazie Cesare!

Cesare ha detto...

Grazie a te, che mi permetti di ritrovarmi ad est quando non posso esserci personalmente...