mercoledì 3 dicembre 2014

Tradizionale, un concetto relativo

Incontro vegetariani, vegani e crudisti vari che ironizzano, o addirittura spargono acredine, sulle mie abitudini alimentari, piuttosto tradizionali, onnivore e quindi (anche) carnivore. 
Sbalordito e un po' scosso rifletto, e penso che in effetti non hanno poi tutti i torti. Il concetto di “tradizionale” è infatti relativo. Ai tempi in cui mio nonno era un ragazzino, la gente nei paesini degli Appennini si svegliava quando fuori era ancora buio, partiva con l'asino o le pecore e andava in campagna. A metà giornata, quando la fame stritolava lo stomaco, i nostri avi tiravano fuori il pezzo di pane secco dalla saccoccia, sradicavano una carota da terra, la pulivano col coltello a serramanico e sgranocchiavano lentamente il loro pasto vegano e crudista, seduti con la schiena appoggiata al tronco di un albero bello frondoso. Per dessert masticavano una mela rinsecchita colta strada facendo. Essendo in gran parte frutta e verdura selvatica molto probabilmente si trattava pure di alimenti bio.

venerdì 28 novembre 2014

Padovani, i globalizzati de noantri

Una quindicina di anni fa, a Padova, quando dicevo di aver provato il sashimi parecchia gente cominciava a sbeffeggiarmi, mimando vomitate, attacchi di tosse e dolori di stomaco, e mi dava dell'incosciente per aver mangiato pesce crudo. Oggi gli stessi saggi si incontrano in Piazza dei Signori (ah, l'ironia del nome...) e si salutano mormorando konnichiwa e konbanwa, con le braccia aderenti ai fianchi e l'accenno di un inchino, prima di buttarsi in una conversazione stereotipata che comincia sempre con: “Guarda, ieri ho mangiato un sushi che non ti dico...”. Sono gli stessi padovani della globalizzazione de noantri, quelli in onore dei quali le osterie del centro sono state sostituite dai wine bar, i geni che hanno preferito lasciare che si chiudesse Mirco Buso per aprire una trattoria toscana DOC, fallita miseramente nel giro di qualche mese.

lunedì 17 novembre 2014

L'eroe che non ti aspetti, con foto - Pristina, Kosovo

Eroe nazionale
Il Kosovo non era attrezzato per diventare uno stato indipendente. Questo è quello che ti spiegano i kosovari quando ti parlano della separazione dalla Serbia. Al massimo poteva ambire all'unificazione con l'Albania. Ma alla fine è andata come è andata e nel giro di una decina d'anni, con l'aiuto (?) delle organizzazioni internazionali, il paese è riuscito a crearsi l'amministrazione, le banche, le relazioni con gli altri stati, le infrastrutture, i sistemi di sicurezza. E il merito di tutto ciò è attribuito a chi proprio non ti aspetti. Non il capo della resistenza, l'ideologo del movimento di indipendenza o il leader degli alleati albanesi. No, l'eroe della guerra contro i Serbi non è kosovaro, non è albanese, anzi, non è nemmeno europeo. E' un americano: Bill Clinton, quello che quasi si faceva cacciare dalla Casa Bianca per un rapido pompino nello studio ovale e un sigaro aromatizzato al succo di fregna. Il Kosovo è l'unico posto in Europa in cui un presidente americano non solo non è visto con sospetto, ma è addirittura idolatrato. A Clinton qui hanno dedicato un viale importante e una statua in centro città, e la sua foto appare in vari manifesti. Nella scia della gratitudine nei confronti degli USA una via è stata dedicata anche a George Bush. E un'altra persino a Robert Doll, che non so nemmeno chi sia, a meno che non si tratti di Bob Dole, candidato repubblicano alle presidenziali del '96, con clamoroso errore di ortografia. Mi dicono persino che ci sia una Route 66. Non l'ho trovata. Ho invece passeggiato lungo via Garibaldi, che pur non essendo americano era pur sempre un eroe dell'indipendenza.
Segue rassegna fotografica.

giovedì 13 novembre 2014

La città e il suo plastico sono la stessa cosa, con foto - Skopje, Macedonia

Nel 1963 Skopje fu quasi totalmente rasa al suolo da un forte terremoto. Col tempo il centro è stato ricostruito. Dal punto di vista architettonico-urbanistico non ci sono andati molto per il sottile. Il colpo d'occhio, specialmente dall'alto, è piuttosto deprimente. Tra i palazzoni di epoca titina si annidano capannoni, fabbrichette, cantieri e autorimesse, tutta roba che starebbe meglio in periferia, o addirittura in provincia. Ultimamente, con l'intento di abbellire la città, i macedoni stanno riproducendo alcune delle strutture che occupavano gli spazi del centro secoli fa, per lo meno nella loro immaginazione.

martedì 11 novembre 2014

L'etichetta, con foto - Belgrado, Serbia

Il vecchio edificio della TV, distrutto dai bombardamenti 
Scherzavo, a Belgrado poi ci sono andato. E ho fatto bene. Al suo posto ho deciso di escludere il Montenegro, i cui luoghi migliori stanno sulla costa. E quella non è la mia priorità.
La differenza tra Bosnia e Serbia è marcata. Appena passato il confine spariscono le abitazioni malmesse, diminuiscono le fattorie, le strade di raddrizzano e si intensificano le attività industriali e commerciali. Sembra la pianura padana. Magari quella dei primi anni novanta.

venerdì 7 novembre 2014

Entrata in Bosnia col treno/2: la gente

Se ne fuma due al giorno... 
Continua da qui
Anche l'atteggiamento delle persone è diverso. Negli altri paesi la gente si faceva i fatti suoi, in modo dignitoso e un po' freddino. Se venivi presentato o chiedevi un'informazione ti rispondevano cordialmente, in un inglese impeccabile. Qui cercano il contatto umano, ti fanno una domanda e, quando scoprono che non sai la loro lingua, se non parlano l'inglese si zittiscono educatamente, ma continuano a sorriderti se incrociano il tuo sguardo. Se invece conoscono almeno qualche parola si buttano nella conversazione, amichevolmente, senza imbarazzo, parlando del più e del meno.

mercoledì 5 novembre 2014

Entrata in Bosnia col treno/1: l'atmosfera, con foto

Convogli sgangherati
Sono entrato in Bosnia, a bordo di un convoglio sgangherato proveniente da Zagabria, stazione che nel dicembre del 1990 aveva tutta un'altra aria, il paese sull'orlo della guerra civile, sale d'aspetto ricolme di barboni in fuga dai morsi del freddo e guardie spietate che si divertivano a svegliarli a manganellate.
Bosnia, dicevo. Finalmente si vede un po' di lerciume, sgretolamento, trasandatezza. Il disordine tipico dei posti poveri o colpiti da recenti disgrazie. Si è dissipata quell'aria da paesaggio alpino austriaco che aleggiava in Croazia e ancor più in Slovenia. Non è il sud est asiatico ma siamo sulla buona strada. Finalmente non sono io il più pezzente in circolazione.

martedì 4 novembre 2014

Molto più di tre lettere iniziali - Zagabria, Croazia

Via verso la Bosnia - stazione di Zagabria 
Il tempo stringe, la temperatura si abbassa, cresce la voglia di Balcani profondi. Bisogna fare delle scelte: lasciar perdere il resto della Croazia, bella sì, ma troppo Unioneuropeggiante, e Belgrado, dal sapor di capitale di impero smembrato. Si tira dritto verso Bosnia, Montenegro, Kosovo, Macedonia e Albania, posti con il piede ancora in aria, sollevato dalla melma della guerra fredda ma non ancora infilato nella pantofola sintetica della globalizzazione. 
Dimenticare in fretta i comodi convogli stile Deutsche Bahn e i caffè viennesi. Saranno salsicce oleose, catorci cigolanti e mulattiere dissestate. 
Emorroidi ed emozioni hanno in comune molto più di quelle tre semplici lettere iniziali.

martedì 28 ottobre 2014

La cricca degli spacciatori delle piazze è davvero IR-RI-TAN-TE! - Padova

Remember dear cute Heidi? She has broken bad...
Autore anonimo, su un muro di Padova
Non me ne vogliano i membri onesti della comunità nordafricana di Padova, non ho nulla contro di loro, ma gli spacciatori magrebini che scorrazzano indisturbati tra le piazze del centro sono veramente insopportabili. 
Una volta erano pochi, una decina forse. Ora ce ne sono a dozzine. Presidiano varie zone del centro storico e hanno delle staffette che tengono i gruppi in collegamento costante. Qualcuno ha chiesto qualcosa che alla Gran Guardia non hanno: parte un ragazzino in bicicletta e va a ordinare la fornitura in Piazza Capitaniato o al Duomo. C'è qualche problema con un'altra banda o dei clienti piantagrane: un altro sbarbatello va a chiamare i rinforzi. Delle autorità, sempre mansuete nei loro confronti ma prontissime a intervenire se un ubriacone schiamazza davanti a un bar, non devono preoccuparsi troppo. 
Quando passeggiando entri nel loro raggio d'azione captano d'istinto qualche grezzo segnale e lo usano per classificarti: se rientri nella categoria dei potenziali clienti ti fanno seguire da un galoppino in bicicletta, che ti approccia con fare furtivo, se invece hai l'aria ostile, vagamente disgustata o anche un po' troppo innocua, ti squadrano strafottenti, persino minacciosi, come i membri delle bande newyorkesi del film "I guerrieri della notte". 
Sono una presenza ingombrante, imbarazzante e irritante inserita proprio nel cuore della città. Con sguardi intimidatori affrontano i cittadini per proteggere il loro territorio, come dei cani randagi. Un senso del possesso giustificato da una permanenza in città, magari pure clandestina, di qualche mese soltanto. 
Adottando tecniche di marketing aggressive cercano di circuirti se credono di poterti rifilare qualcosa: mormorano: "Va tutto bene?", sottovoce, quando ti si avvicinano da dietro, di soppiatto, in una vietta scarsamente illuminata, o ti chiamano con dei versi odiosi, "mcccc mzzzz", gli stessi che si usano per attirare l'attenzione dei gatti. 
E si danno persino delle arie da mercanti di merce rara, come se spacciassero Coca Cola in Corea del Nord o gran puttanoni in Arabia Saudita. Credono forse di essere originali? Davvero? Per aver importato in Italia...l'illegalità? Ha ha ha ha.
Si tratta di un problema che mette d'accordo praticamente tutti gli schieramenti politici, i quali trovano espedienti diversi per ottenere lo stesso obiettivo: non risolverlo.

mercoledì 22 ottobre 2014

Il geniale riciclaggio dei piccioni - Padova

La reconquista
Un tempo i piccioni amavano appollaiarsi su quel capitello. Un angolino fresco, al riparo dalla luce del sole, in alto, lontano dal passaggio dei pedoni molesti. Poi qualcuno, dopo essere stato raggiunto da uno scarico di guano o un paio di piume, ha deciso che davano fastidio, e ha installato una fila di aghi. Di quelli che si vedono un po' dappertutto nei centri storici delle nostre città, sulle colonne, sui cornicioni o sulle travi dei sottotetti. 
Ma porca puttana! Devono aver pensato i piccioni. Che cazzo facevamo di male? Per caso avete installato un sistema che colpisce con scariche elettriche chi getta rifiuti a terra? O piazzato dei chiodi dove la fanno i cani? Quella è casa nostra e non avete alcun diritto a sfrattarci! Per questioni effimere di questo tipo poi...

giovedì 2 ottobre 2014

Arriva il modello 7eleven - Padova

L'entrata del negozio
La Pam ha importato a Padova il modello 7eleven. Si chiama Pam local, e il primo punto vendita è stato aperto in Piazza delle Erbe, in pieno centro. E' proprio la stessa cosa, un mini-market stretto e lungo, con un'unica fila di scaffali al centro e altri lungo le pareti, alternati a dei banchi frigoriferi. Ci si trova un po' di tutto: prodotti per l'igiene personale e della casa, bevande, cibo (anche confezioni monodose), surgelati e vari oggetti di uso comune. A differenza dei punti 7eleven manca ancora l'apertura continuata, around the clock, ma d'altra parte anche la famosa catena internazionale aveva cominciato così, basta leggere il nome: dalle sette di mattina alle undici di sera. 

venerdì 26 settembre 2014

Apples and weed - Padova

Giovedì sera, manca poco a mezzanotte. Non c'è quasi nessuno in centro, per questo mi stupisco quando, entrando in Piazza delle Erbe, vedo un gruppo numeroso accalcato sotto i portici, davanti al centro TIM. Mi viene un sospetto, non esce in questi giorni il nuovo modello iPhone? Mi avvicino. Saranno una trentina, molti dei quali, a sorpresa, cinesi. Mi rivolgo a un italiano con la faccia simpatica, che sta poggiato pigramente a una colonna.

martedì 9 settembre 2014

La prima pera

Hai voglia a dire che tu non ci cascherai mai, che non c'entri nulla con quei poveracci, i loro problemi, le loro debolezze, le loro tentazioni. Gira e rigira, ascolta e riascolta, pensa e ripensa, la curiosità ti rode il cervello e ti graffia lo stomaco, la voglia di provarci si fa irresistibile e trattenere la gamba, che sembra ormai un arto telecomandato, si fa impossibile, fino a quando, finalmente, si sposta, e tu muovi il grande, tragico passo. Eh già, ci sono cascato anch'io, alla fine mi sono sparato una pera. In realtà quelli del settore la chiamano peretta, ma si tratta di qualcosa che di diminuibile, credetemi, non ha proprio nulla. Potete vedere l'occorrente nella foto qui sotto, che ho scattato prima dell'iniezione. Comunque mi sento sollevato: ora so cosa si prova, e mi rasserena la consapevolezza che non lo farò mai più. L'esperienza, onestamente, mi ha fatto proprio cagare...

lunedì 25 agosto 2014

Le impronte sulla carta stampata

Sono stato intervistato. Ancora una volta. A me non sembra di avere molto di originale da rispondere quando mi chiedono informazioni sul mio stile di vita o sulle ragioni che mi hanno spinto a prendere certe (non) decisioni, ma a quanto pare le storie di disperati, spiantati e svitati che si levano dalle palle per girovagare un po' confusi tra un tropico e l'altro interessano a qualcuno. Il fascino dell'esotico, o presunto tale. 

mercoledì 6 agosto 2014

La rivincita italiana parte da un cesso romagnolo - Cattolica

Istruzioni per l'uso
Tempo fa in un post illustravo una serie di dispositivi ed espedienti alternativi al nostro bidè, strumento che per vari motivi non può essere considerato espressione di superiorità tecnologica, creativa e stilistica del nostro paese, essendoci in giro soluzioni più convenienti, comode e intelligenti per il lavaggio del culo. Se volete leggere quel post cliccate qui.
Beh, durante un breve soggiorno a Cattolica, nel cuore della riviera romagnola, mi sono dovuto ricredere: anche da noi sono state ideate alternative fantasiose, poco ingombranti e convenienti. Date un'occhiata alle foto qui sotto o a quella in testa al post.

mercoledì 30 luglio 2014

Il costo della sicurezza - Cebu, Filippine

La teca con le armi bianche
Aeroporto internazionale di Mactan-Cebu. Qualche metro prima del controllo bagagli finale, l'ennesimo, c'è una teca in vetro. E' colma di oggetti requisiti. Ce ne sono di ogni tipo. Da quelli potenzialmente pericolosi - forchette, coltelli a serramanico, forbici, bombolette di lacca - ad altri apparentemente più innocui, come bottigliette di shampoo, collutorio, deodorante, palline da golf, spazzolini, nastro adesivo, rotelle metriche. Subito dopo la barriera a raggi X c'è un tavolo pieno di bottiglie d'acqua. Tutta roba proibita in volo per la nostra sicurezza, dicono. Persino l'acqua. Se te la porti da fuori te la strappano dalle mani come se stessi cercando di contrabbandare una tanica di kerosene. Solo quella che vendono ai gate sembra essere sicura. Sarà, io di sicuro ci vedo solo il fattore 2 o persino 3 per cui moltiplicano il prezzo.

mercoledì 23 luglio 2014

I paladini della legge - Manila, Filippine

Sì, sì, certo, come no...
Lascio le Filippine con un volo che via Bangkok mi porta a Zurigo. Ci sono rimasto sei mesi, troppi rispetto alle intenzioni iniziali, pochi per tutti i luoghi che che mi sarebbe piaciuto visitare. 
Mi è spesso stato detto di stare attento. Occhio ai borseggiatori, ai rapinatori, ai truffatori, persino agli assassini. E io all'inizio, vittima di un po' di naturale paranoia, li ho assecondati. Poi, come spesso accade, ci si adatta alle condizioni al contorno, o almeno alla percezione e all'idea che ce ne facciamo. Dopo qualche settimana me ne sbattevo completamente, e passeggiavo allegramente in vicoli bui, di notte, da solo, a volte persino un po' brillo, di ritorno da una tarda cena o da un locale con la musica dal vivo. Camminavo lungo marciapiedi che la gente utilizza per dormire (per mancanza di un posto migliore in cui farlo), tra bambini scalzi con abiti sbrindellati, uomini alcolizzati, donne semi-distrutte da dieci gravidanze. Gente povera, alla canna del gas, a cui persino pochi centesimi di euro possono cambiare la giornata. Non mi è mai successo nulla. Niente, nothing, nada, zero totale. Spesso non mi degnavano di uno sguardo, altre volte mi osservavano curiosi. In alcune circostanze qualcuno mi ha salutato, sorriso, o magari allungato una mano per chiedere un po' di elemosina.
L'unica volta che sono finito nei pasticci chi mi ha estorto del denaro vestiva un'uniforme azzurra, profumata e stirata, portava distintivo e pistola in fondina e si muoveva a bordo di una scintillante auto giapponese. Sono stato derubato da tre poliziotti. Solo da loro. Proprio da loro: quelli che dovrebbero difendere la gente dal crimine sono gli unici che hanno personalmente contribuito a rovinare l'idea che mi ero fatto del paese e dei suoi abitanti. 

venerdì 6 giugno 2014

Sud est asiatico: test dello schifo

Avete intenzione di partire per un viaggio avventuroso, divertente o rilassante nel sud est asiatico? Se non siete preparati a trovarvi davanti queste scene è meglio che cambiate programma e destinazione. Oh, magari l'asettica Singapore può andare, ecco, ma solo quella eh...

lunedì 2 giugno 2014

Angeli un par di palle - Angeles, Filippine

Se vi capita di sbarcare nella città di Angeles, provincia di Pampanga, isola di Luzon, Filippine, non vi fate ingannare dal nome. Anche se potreste pensare di essere arrivati in un girone del paradiso, si tratta in realtà di un ricettacolo di puttane. L'ho intuito quando, chiedendo il prezzo delle stanze negli hotel, mi rispondevano sistematicamente: 'Per una o tre ore, Sir?'
Angeli un par di palle...

sabato 31 maggio 2014

Le prerogative di chi viaggia: vedere il proprio paese dall'esterno

Oltre a darti la possibilità di scoprire posti nuovi viaggiare ti permette anche di osservare il tuo paese da un punto di vista diverso, di elaborare riflessioni leggermente più neutrali e personali di quelle che riesci a produrre quando stai in mezzo al fracasso che rimbomba in patria, visto che a migliaia di chilometri dal raggio d'azione di RAI e Bar Sport di Grillo, Berlusconi e Renzi non gliene frega un cazzo a nessuno. A me è successo anche di recente, dopo le ultime elezioni.

giovedì 15 maggio 2014

Iceberg - Boracay, Filippine

Ho ordinato una pizza alle verdure. Ci hanno messo sopra l'insalata, la famigerata Iceberg, quella insipida che si usa anche nel Big Mac. Non ho nemmeno potuto protestare...tecnicamente avevano ragione. Se l'avessi fatto avrebbero potuto rimuovere la mozzarella.

mercoledì 14 maggio 2014

OOO SOOOOLEEE MIOOOO... - Boracay, Filippine

Come ogni giorno visito il sito del Corriere per un veloce aggiornamento sui fatti di casa. Tra le prime dieci notizie ci sono l'arresto dei dirigenti dell'Expo, quello di  Scaiola e per concludere (forse, in fondo era solo mattina in Italia) quello del presidente della lega basket.
Chiudo il sito, mi metto una mano sul petto, l'altra sul pacco e, tra lo sbigottimento dei filippini, mi metto a urlare verso il tramonto: OOO SOOOOLEEE MIOOOO...

venerdì 9 maggio 2014

Selfaioli

Non è mica solo un problema degli adolescenti di oggi.
Quando ero travolto dalle mie tempeste ormonali e ovviamente nessuna me la dava anch'io da ragazzino mi sparavo un sacco di selfie.
Certo che con gli smartphone di oggi è tutta un'altra cosa...ehhh coi telefononi grigi della Sip sì che era dura!

mercoledì 19 marzo 2014

Vigili urbani che danzano - Bacolod, Filippine

Non mi è mai servito un motivo per convincermi a viaggiare. Sono in giro da anni, tanti anni, quasi ininterrottamente. Ci sono dei momenti però, momenti in cui scendo da un mezzo scassato ad un incrocio anonimo, circondato da edifici fatti di calcestruzzo macchiato, vetri offuscati, metallo arrugginito e tele plastificate stracciate, coi colori antichi sbiaditi dalle mazzate quotidiane del sole tropicale. Scendo dal mezzo dicevo, mi volto, vedo qualcosa di insolito, buffo, sorprendente e dico cazzo, ne valeva la pena portarmi sulle spalle zaini, vestiti, apparecchi elettronici, chitarre che non so nemmeno suonare per affacciarmi su questo buco del culo del mondo e godermi lo spettacolo che si dipana davanti a me. Ne valeva la pena.
Ecco, oggi sono fermo ad uno di quegli incroci, nel centro di Bacolod, una città situata nell'isola di Negros, nel cuore dell'arcipelago delle Filippine, e sto guardando a bocca aperta la prestazione di un vigile urbano che dirige il traffico alternando il moon walk di Michael Jackson, le sculettate di Tony Manero e le piroette di Nureyev. Uno spasso. Una situazione di cui solo io sembro cogliere l'angolazione surreale. 
Ho girato dei video, eccoli:

mercoledì 26 febbraio 2014

Segnali buffi/10

Spesso mi imbatto in segnali, cartelloni, scritte o etichette divertenti. Quando capita mi assicuro sempre di non andarmene senza una foto. Le propongo a rate anche qui.
Attenzione! - Koh Samui, Thailandia
Allo scopo di servirvi meglio a tutte le transazioni viene applicata una tariffa di 60 yuan.
Grazie, grazie...davvero gentili - Aeroporto Pudong a Shanghai, Cina
Perché??? - Suzhou, Cina

sabato 22 febbraio 2014

Simpaticoni - Boracay, Filippine

"Attenzione, caduta calcinacci"
Oh noi vi abbiamo avvertito eh, ora sono fatti vostri!
BAAAM! C'è stata una forte esplosione nella Main Road di Boracay. Mi è sembrato che il suono provenisse dalla cima dell'edificio che mi sta davanti. Ci sono delle urla, poi la gente si tranquillizza e in molti cominciano a sghignazzare. Io chiedo a una signora che sta in piedi a fianco a me che cosa è successo. Lei mi risponde qualcosa che stento a capire. Run...done...bun...qualcosa del genere. Ma non ha senso, che significa? Un attimo...no! Non ci voglio credere. Chiedo di nuovo. Risponde tranquilla, quasi annoiata: "Somebody shot a gun." Come??? A GUN!!! Un colpo di pistola! E poi ride anche lei mentre commenta il fatto con una negoziante.
Fantastici questi filippini. D'altronde avevo già intuito qualcosa l'anno scorso qui.

martedì 11 febbraio 2014

Tramonti memorabili - Boracay, Filippine

Torno a Boracay dopo la visita dell'anno scorso. In pochi mesi sono già cambiate varie cose, ovviamente in peggio. Resta sempre un gran bel posto, certamente. Ma c'è più gente, più pacchetti organizzati, più offerte di attrazioni superficiali, meno controllo, più sporcizia, più rumore. 
Circolano anche storie vagamente preoccupanti: grandi gruppi industriali che vogliono ingrandire l'aeroporto di Caticlan per riversare altri fiumi di turisti sull'isola, comprare terra ed erigere resort e complessi residenziali ovunque, e persino costruire un ponte dall'isola di Panay a qui.
Secondo me entro qualche anno si saranno sputtanati il giocattolo.
Una cosa comunque non riusciranno a rovinarla: i tramonti sulla spiaggia principale. Ne ho visti molti di incantevoli, sia in Asia che altrove, eppure questi, se osservati nella stagione e nella giornata giusta, sono davvero imbattibili. 
La foto in alto è la mia preferita. Eccone altre qui sotto.

lunedì 27 gennaio 2014

Le cose fatte col culo (segnali buffi al Terminal 21) - Bangkok, Thailandia

L'ultimo grande centro commerciale installato nel cuore di Bangkok si chiama Terminal 21. 21 dal nome del soi di Sukhumvit che gli sta accanto e Terminal perché il tema del complesso è quello degli scali aeroportuali: Londra, Roma, Parigi, Tokyo, San Francisco, Istanbul...
L'idea non è malvagia e la struttura deve essere costata molto. Lo si vede dai dettagli dell'arredamento, delle decorazioni e persino dai bagni, dove sono stati installati i fantastici cessi computerizzati giapponesi.
Sono rimasto quindi molto sorpreso quando al piano dedicato a Roma ho scoperto alcune cialtronate su quelle che dovrebbero rappresentare delle indicazioni stradali.
Insomma, hanno fatto una Sacher torte deliziosa...e poi hanno deciso di glassarla con la cacca.
Ecco le foto:

venerdì 17 gennaio 2014

Shutdown Bangkok, restart Thailand

Sono stato a Bangkok durante le manifestazioni di protesta. Sia quando i dimostranti erano accampati nella zona del Monumento alla Democrazia, in attesa, sia quando hanno deciso di marciare verso il centro per bloccare gli incroci principali e paralizzare la città. All'operazione hanno dato un nome hi-tech: shutdown Bangkok. Lo slogan completo in realtà è Shutdown Bangkok, restart Thailand. Niente male come gioco di parole, credo ci sia lo zampino di qualche agenzia di marketing.
Ho scattato varie foto, in zone e momenti diversi.

Quelle scattate prima dello shutdown:
Saltellare sulle facce dei nemici politici (Monumento alla democrazia)
Notte prima della rivoluzione (Monumento alla democrazia) 
Countodown to shutdown (Monumento alla democrazia)

mercoledì 1 gennaio 2014

Giustizia sommaria - Bangkok, Thailandia

Il 2013 sfumava via indifferente e io mi ritrovavo impietrito a osservare una banda di giustizieri che linciava un tizio in pubblico, dopo averlo pescato a rubare una maglietta, o qualcosa del genere. Mentre era steso a terra, privo di sensi, forse già morto, qualcuno gli si è avvicinato e gli ha pestato il cranio sull'asfalto col tallone un altro paio di volte. Alzando bene il ginocchio e mettendoci tutta la forza che aveva. La testa traballava sul suolo in maniera peculiare, come una noce di cocco presa a colpi di machete. Sono quindi arrivati due poliziotti, gli hanno controllato il polso, non ci hanno capito un granché, lo hanno ammanettato e l'hanno portato via. Sì, proprio così, lo hanno ammanettato: in fin dei conti un ladro resta pur sempre un ladro, anche se può sembrare defunto. I giustizieri invece si sono allontanati con fierezza. Ovviamente impuniti.