mercoledì 23 ottobre 2013

La sicurezza della dimensione temporale discreta - Mosca, Russia

La metro di Mosca è un'opera d'arte
La scorsa settimana in una mostra d'arte contemporanea allestita al Manezh di Mosca mi sono fermato davanti a un grande schermo in cui veniva proiettato uno dei vari video a ciclo continuo. L'autore immaginava che gli utenti dell'enorme rete metropolitana cittadina non appena messo piede sulle scale mobili entrassero in una nuova dimensione, una specie di mondo parallelo in cui il tempo avanza per quantità discrete, quelle degli intervalli tra le fermate e dei tempi di scorrimento degli ingorghi all'uscita. L'unico modo per riappropriarsi dell'esperienza temporale individuale, sostiene la didascalia dell'opera, è staccarsi dal gregge, camminare in direzione opposta, fare qualcosa di inusuale, differente, controcorrente.
Sarà. A me sembra però che la massa plastica della gente che intasa i colli di bottiglia agli imbocchi delle scale mobili - un elemento per niente discreto, anzi continuo, omogeneo, quasi liquido - ti trasmetta sicurezza, fiducia, calore umano oltre che fisico, soprattutto quando stai incuneato tra la panza molle di un beone e il culo prominente di una stangona moscovita
Poi ti ricordi che anni fa un gruppo di invasati ha spruzzato del gas nervino nella metro di Tokyo, causando una strage, e che in casi come quello più folta è la massa e più alto è il numero delle vittime, e ti viene da dare ragione all'artista, non tanto per riassestare le lancette del tuo orologio personale quanto per salvare il tuo prezioso culo. 
Ma resta il fatto che abbandonare il capezzolo di quella tetta gigante, sensuale e ondulante, anche se causa di sconvolgimenti temporali, non è per niente facile.