lunedì 29 luglio 2013

Forse il miglior museo di guerra che abbia mai visitato - Nanjing, Cina

300000 vittime in una sola città
Sbarchiamo alla stazione centrale di Nanjing, diamo occhiata a Google Maps e prendiamo la metropolitana per Yunjinlu. Seguendo (male) le indicazioni della mappa affissa in stazione entriamo al museo (gratuito) della seta e dei broccati. Capiamo subito di aver toppato ma facciamo comunque un giro tra bachi, telai e tuniche. Poi usciamo a farci arrostire di nuovo dall'insopportabile canicola estiva della Cina centro-orientale e arriviamo quindi al museo giusto, quello del massacro di Nanchino.
La struttura si sviluppa in parte tra padiglioni climatizzati e in parte all'aperto (grande sofferenza...era meglio venirci in primavera). Centinaia di visitatori passeggiano tra sculture e installazioni commemorative, ricostruzioni, bunker, vere (e parecchio macabre) fosse comuni riportate alla luce dai recenti scavi e una stupenda esibizione fotografica, che vi consiglio di lasciare come chicca finale. 
Ovviamente per concentrarsi sul valore dell'esposizione bisogna grattare via l'inevitabile patina di retorica e ricordarsi di tralasciare per qualche ora la strumentalizzazione da parte del governo cinese degli eventi storici e del conseguente odio contro i giapponesi per biechi fini di predominio regionale. Le belle frasi del tipo "perdonare ma non dimenticare" in questo contesto suonano particolarmente vuote. Quel che penso a proposito di questo rancore pilotato l'ho già scritto qui, qui qui
Si tratta comunque di uno dei migliori musei di guerra che abbia visitato. Certo, anche quelli di Hanoi e Saigon possono vantare dei pezzi esposti di prima categoria ma le strutture che li ospitano e la cura dei dettagli sono di livello nettamente inferiore. Al museo di Nanjing la qualità tocca in maniera trasversale numerosi aspetti: architettonico, artistico, storico e documentale. Per giunta l'ingresso è completamente gratuito, per tutti. Se vi trovate di passaggio nella Cina orientale (in particolare a Shanghai e dintorni) vi consiglio vivamente di andarlo a visitare.

Un altro po' di foto:

martedì 16 luglio 2013

Il leggendario vento di Suzhou - Cina

La sua bimba può anche arrostire all'inferno, a patto che la sua pelle da principessina rimanga riparata dai raggi del sole...
Fa caldo a Suzhou, un caldo demotivante. Io per esempio ho sospeso le mie corsette tonificanti. Chi poteva immaginare che l'avrei sofferto a questo modo dopo tutti quegli anni di allenamento ai tropici? Per fortuna spesso tira il proverbiale vento di Suzhou, come ama chiamarlo l'amico L. Oltre a rinfrescarti la pelle però le raffiche ti abbattono anche la bicicletta parcheggiata, ti gettano un pugno di polvere sugli occhi e scoprono la coscia o la tetta di qualche ragazza procace, se va bene a te e male a lei. Ma la soddisfazione più grossa me la tolgo quando vedo le smorfiosette di città con il parasole chiuso, costrette a farsi cuocere la pelle e diventare scure come delle qualsiasi contadine dell'entroterra. In realtà l'abbronzatura alle ragazze orientali dona parecchio, almeno secondo me. Le rende più sensuali, feline, speziate. Gli asiatici, soprattutto quelli benestanti, la considerano però una perdita di status, un'onta da lavare con costosissimi trattamenti estetici e porcate come le "creme sbiancanti", che in realtà sono semplici protezioni solari camuffate. 

martedì 9 luglio 2013

Segnali buffi/8

Spesso mi imbatto in segnali, cartelloni, scritte o etichette divertenti. Quando capita mi assicuro sempre di non andarmene senza una foto. Le propongo a rate anche qui.
Riposa in Pace, Eye Steak (Bangkok, Thailandia)
Una specie di semaforo a risparmio energetico (Thibaw, Birmania)
Se volete laurearvi in "Distanza", questa è l'università che fa al caso vostro (Mandalay, Birmania)