lunedì 18 marzo 2013

La lezione di stile del papa (in politica)

Non sono esattamente quel che si può definire un credente devoto. Anzi, un lato religioso, nel senso più ortodosso del termine, forse mi manca proprio. Purtroppo l'unico aspetto del mio carattere che invade la sfera del mistico è la mia antica propensione agli sfoghi di blasfemia, con gran dispiacere di mia madre, donna piuttosto morigerata. 
C'è però un tarlo di natura teologica che da alcuni giorni mi rosicchia l'attenzione. Riguarda le recenti dimissioni del papa e le relative battute che ho letto e sentito. Non capisco come mai le migliaia di utenti di Facebook e Twitter che quotidianamente pubblicano commenti indignati a proposito di politici avidi, corrotti e immorali restii a mollare il proprio posto, invitandoli ad "andare a casa", non abbiano gioito all'unisono alla notizia delle dimissioni del pontefice, preferendo invece abbandonarsi a dell'inconcludente umorismo da osteria.
Stiamo parlando di un tizio a cui spetta di diritto la cucitura a vita della tunica alla tappezzeria del trono papale, che ammette di non essere più in grado di ricoprire la sua carica e di propria spontanea volontà la abbandona. Come minimo mi sarei aspettato un applauso a scena aperta, in primis proprio dai più aspri critici delle cose di chiesa. Io, personalmente, l'ho fatto, anche se non si è sentito.
A mio modo di vedere, come capo di stato il Sig. Ratzinger (lo chiamo Signor perché mi riferisco all'uomo, al politico, non al religioso) ha lezioni di onestà, maturità e soprattutto di stile da impartire alla maggior parte dei suoi colleghi laici. 

PS vabbè, dopo aver fatto dei complimenti (ma a pensarci bene neanche tanto) a un papa comincio a sentirmi un po' a disagio. Ho un assoluto bisogno di un bagno dissacrante per purificarmi. Lo faccio con una constatazione un po' irriverente: secondo me rispetto a quello nuovo il papa pensionato aveva una faccia migliore per le caricature.

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