venerdì 15 marzo 2013

Il coro dei polli - Kuala Lumpur, Malesia

Mo guarda che bei vestitini...
Alcuni istanti dopo che ho messo piede in un negozio di abbigliamento qualcuno urla qualcosa che non capisco, quindi un altro la ripete, poi è il turno di una donna e in seguito molte altre voci si sovrappongono. Sembra che stiano tutti gridando la stessa frase: "Welcome to Uniqlo!". Sì sì, è proprio questo che dicono, e siccome sono l'unico che è appena entrato si stanno rivolgendo per forza a me. Mamma mia che buffonata. Per togliermi i dubbi residui mi volto verso l'entrata e osservo. Entra un altro cliente, un commesso lo nota e urla: "Welcome to Uniqlooooo!" Lo fa con un tono pseudo-simpatico che risulta però indisponente. E' come se si concentrasse più sulla sua esibizione che sul saluto stesso, rendendo il gesto non solo insincero ma anche ridicolo. I suoi colleghi affacendati ad appendere camicie o piegare magliette lo sentono e ripetono la frase a pappagallo, senza distogliere l'attenzione dalle loro attività, utilizzando virtuosismi vari quali il falsetto, il gorgheggio, il crescendo e il calando. Si stanno servendo di una tecnica di vendita vecchia come il cucco, quella dello stordimento, ma a me sembra di essere tornato all'asilo, o meglio di essere entrato in una voliera tropicale.
Io sto solo cercando delle polo decenti e non troppo costose: sono arrivato a Kuala Lumpur direttamente dalle Filippine con una borsa piena di magliette da spiaggia e mi serve qualcosa di dignitoso da indossare al centro di formazione. Mi aggiro tra gli scaffali e ogni decina di secondi parte una nuova raffica di starnazzate. C'è anche la versione che accompagna i clienti all'uscita. Cambia solo l'espressione: "See you again!" Per il resto è tutto uguale: l'aria distratta, il passaparola e quel tono ridicolo. Più grande è la borsa degli acquisti e più il volume del pollame si alza. Tutto molto irritante, quasi imbarazzante. Come se non bastasse questa filiale è sprovvista di polo a maniche corte. In compenso il negozio è pieno di maglioncini e felpe col cappuccio. Ma come? In un paese tropicale devi vendere magliette e polo, non abbigliamento da mezza stagione...e che cazzo!
Non mi piacciono queste catene di presunta moda giovane. Ho fatto un salto anche nei punti di vendita di Gap, Guess, Esprit e altri marchi di cui non ricordo il nome: vendono tutti robaccia di scarsa qualità in stile talmente pretenzioso da risultare buffo. Non mi spiego come facciano ad avere il successo che hanno, se fosse per me fallirebbero nel giro di due stagioni. Datemi un paio di pantaloni dignitosi, o per lo meno utilizzabili, una maglietta che non sembri un'armatura medievale o un centrino da tavola, niente pizzi, ricami, retine, merletti e per finire un paio di scarpe, possibilmente a forma di piede. Per quanto mi riguarda il resto potete pure riciclarlo.
Riesco a uscire senza farmi notare, accodandomi a un pagliaccio con cresta, occhialoni, catene e tre borse piene di cianfrusaglia fresca di acquisto dietro a cui tutte le galline nell'aia impazziscono. A me non m'hanno cagato di striscio. Li ho fregati! Insomma, per modo di dire...dipende sempre dai punti di vista.

PS se avete bisogno di una polo dignitosa in puro cotone andate da Zara, dove per il resto vendono delle porcherie da far intristire un clown.

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