lunedì 30 luglio 2012

Italiani in Thailandia/4: ancora sulla cricca del lungomare - Pattaya

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Ci sono poi anche le truffe non caratterizzate dall'esca sessuale. 

- "Come dici? Ti scade il visto? Ma non c'è problema, ti organizziamo una gita fino al confine con la Cambogia, andata e ritorno. Ci vorranno non più di due, massimo tre giorni. Tu ci paghi e ci occupiamo noi di tutto...pensa un po'!" E giù con i prezzi gonfiati per il trasporto, l'alloggio, le pratiche doganali, il duty free, il casinò, i pasti, le baldorie, il Viagra di imitazione e, se proprio non se ne può fare a meno neanche per un paio di notti, qualche altra battona, tanto per immergersi un po' anche nella cultura khmer, oltre che in quella siamese, perché in fin dei conti il mondo mica lo si scopre soltanto ascoltando le storie degli altri, osservandolo da dietro un finestrino e leggendo un paio di paginette in una guida: sono necessarie le esperienze di prima mano, avere a che fare con la gente del posto...questo è il segreto!
"Allora di quel Viagra generico dammene pure altre due scatole va..."
Suppongo che in tutto la scampagnata fuori porta verrà a costare non meno di 10000-15000 baht (300-400 euro), cifra che può salire a dismisura a seconda dei vizi a cui il sempliciotto si abbandonerà. E pensare che in città ci sono varie agenzie che organizzano visa run in furgoncino, partenza alle 6 di mattina e ritorno alle 15 del giorno stesso. Costo (visto cambogiano incluso): 2000 baht (50 euro). Sarebbe sufficiente la conoscenza di dieci parole di inglese. O, ovviamente, l'assistenza di un italiano onesto...

venerdì 27 luglio 2012

Thailandia traviata, in rima/1 - Il ladyboy

Posi rigida in sella con dignità altezzosa
di turgido broncio e schiena a trapezio,       
atteggiata a madama che va in centro a far spesa
fai a fette la notte ed assecondi il vizio.
Metti in vendita un corpo con cui vorresti esser nata,
metamorfosi di polimero e lama affilata.
Poi osservi le donne, quella disinvoltura,
dai un'occhiata allo specchio e ti riscopri insicura.

Pattaya, 27 luglio 2012

Foto di Roberto Trm (CC)

martedì 24 luglio 2012

Italiani in Thailandia/3: la cricca del lungomare - Pattaya

Se non l'avete già fatto potete leggere questo post propedeutico prima di proseguire.

"Sono dei disperati, vivono di espedienti. Se ne stanno a bighellonare nei pressi della statua dei delfini e spesso litigano per un baht..." (1 baht è pari a 1/40 di euro al cambio attuale, ovvero 2,5 centesimi, N.d.F.)
Comincia così il racconto di Q. Non perché questa sia la prima cosa che mi ha detto ma in quanto è la definizione più precisa e lapidaria che è riuscito a darmi di quei farabutti. Poche parole chiave dalle implicazioni pesanti: disperati, espedienti, bighellonare, litigano, un baht.
Tra il mare in piena di difetti in cui da anni mi dimeno uno dei pochi pregi su cui so di poter contare è quello di riuscire a infondere fiducia in chi ha una storia da raccontare. Sarà che non ho mai sputtanato nessuno e chi mi sta davanti sente che non ho intenzione di utilizzare le sue parole contro di lui: sono vibrazioni che lo raggiungono al cuore, al cervello, all'anima - o qualunque altro elemento ove si annidino i sensori di questo tipo di onde - e lo rassicurano. Perché Q ha un intero sacco di letame da vuotare: se lo porta in groppa da tempo ma non vuole rischiare di scaricarlo davanti a qualcuno che lo utilizzerà per ricoprirlo di escrementi. Io ho solo intenzione di dargli un'occhiatina, magari un'annusatina per potervene poi parlare, ma di maneggiarlo e scagliarglielo in faccia non ne ho proprio voglia. E' per questo che Q per tutta la storia rimarrà solo e semplicemente Q. Che non è l'iniziale del suo nome ma quella di qualunque, uno qualunque. E vedrò bene di non svelare alcuna informazione che potrebbe contribuire a identificarlo, anche se di dettagli su di sé e sul suo passato me ne ha forniti molti, alcuni anche molto scabrosi. Questo post serve soltanto a raccontare una (brutta) serie di storie che in cinque o sei anni sono capitate non solo e non tutte a Q ma anche ad altri italiani che ha conosciuto, e chissà a quanta altra gente. E magari anche a mettere in guardia chi rischierebbe di cadere negli stessi tranelli in cui è caduto lui. Punto. Veniamo alle storie dunque.

lunedì 23 luglio 2012

Ulisse - di William Stabile

Riporto qui un'altra poesia di William Stabile, un amico, scrittore, poeta e viaggiatore.

Ulisse 

“ l’uomo senza dei é nulla ”
Nettuno a Ulisse naufrago

vento caldo tra i rami
dell’uliveto sull’isola
Itaca
cipressi annuiscono al vento
e ai pentagrammi
dei cancelli cani
ululano alla luna
vento a pelo d’acqua
che sale sui declivi e
ti viene a cercare
tra gli orti
passeggiando
tra gli orti
tra muri a secco chiusi
di pietra sull’isola
vedo l’uomo
svoltare l’angolo
chi è ?

forse Nessuno ?

lunedì 16 luglio 2012

Il lungomare abbandonato - Pattaya, Thailandia

Sarebbe anche bello il lungomare di Pattaya. Il suo marciapiedi largo dove poter camminare, correre o sedersi a osservare la baia, le sue file di palme, la colorata baraonda multietnica alle spalle. Persino la scarsa profondità della spiaggia, lunga soltanto pochi metri, da questo punto di vista diventa un elemento azzeccato nella composizione della foto: chi guarda il mare si gode l'ingannevole impressione di un piano orizzontale mono-fase che, seppur venato e striato da increspature e sfumature, nel quadro dei macroelementi (acqua, cielo, promontori, colline) appare comunque omogeneo, con tinte che a seconda dell'ora e delle condizioni meteorologiche vanno dal nevischio sporco alla corazza di rinoceronte, passando per le varie tonalità standard di vetro di fiasca e cielo estivo alpino.
Sarebbe anche bello, appunto. Invece è una delle zone più decadenti (se non degradate) di Pattaya, che dal canto suo è una delle città più decadenti del sud-est asiatico. Chissà perché le autorità hanno deciso di allentare a tal punto la presa, di sbattersene quasi completamente, quando esistono già altre zone a luci rosse, dedicate a vizi di vario tipo, e quest'area potrebbe essere l'habitat naturale della fetta più innocente del turismo in città.

venerdì 13 luglio 2012

Italiani in Thailandia/2: i ristoratori

Cervelli in fuga, una delle tante piaghe che ha colpito l'Italia negli ultimi anni. A dire il vero credo che abbia colpito soltanto il mondo dei media italiani, perché scienziati, economisti, medici, ingegneri, architetti, artisti e professionisti di ogni settore sono decenni, anzi secoli, che lasciano il paese per andare a cercare fortuna altrove. Non è che lo facciano tutti, ovvio, ma nemmeno pochi.
Io non sono certo uno di loro. Il mio cervello sarà anche fuggito, ma non dall'Italia...dal mio cranio! Per lo meno questo è quello che hanno affettuosamente pensato alcuni miei conoscenti dopo alcuni miei colpi di matto.
Comunque sia queste ondate di materia grigia, a differenza di quelle oceaniche dello tsunami del natale 2004, non si sono di certo abbattute sulle coste della Thailandia. Qui, dal bel paese, più che cervelli superdotati arrivano gambe leste, mani delicate, dita sensibili e palati sopraffini: chef, ristoratori e direttori di sala, sono queste le professioni che aprono sbocchi per gli italiani che si trasferiscono a Bangkok, Pattaya, Koh Samui e Phuket.
Di certo però non si tratta di una schiera omogenea di professionisti del buon cibo. Da profano osservatore io ho identificato quattro macro categorie, probabilmente suddivisibili a loro volta in gruppi più piccoli, a volte sovrapposte, con bordi sfumati e definizioni fluide. Eccole qui di seguito:

giovedì 5 luglio 2012

Cappuccino alla cannella - Bangkok, Thailandia

Alcuni giorni fa mi hanno servito il cappuccino con una spolverata di cannella in cima. Ho chiesto se avevano anche della noce moscata ma me l'hanno sconsigliata: col cappuccino non si sposa bene - sostengono questi cultori - a differenza della cannella ovviamente. E poi avrei dovuto pagare un sovrapprezzo, la cannella invece è gratis. Scacco matto: a quel punto ho potuto soltanto ringraziarli.

Foto di Bao Tri | P h o t o g r a p h y (CC)

martedì 3 luglio 2012

Effetti collaterali del tempo libero

Alcuni anni fa, quando mi sono ritrovato tra le mani una dose supplementare di tempo libero, ho istintivamente cominciato a utilizzare l'incremento per le attività che più mi piacevano. Non appena l'entusiasmo ha cominciato ad affievolirsi mi sono accorto però che inconsciamente stavo intraprendendo anche un altro cammino.
Da tempo ormai non ci sono più dubbi: sono nato con molti difetti. Col passare degli anni sono cresciuti con me, appesantendosi e diventando sempre più ingombranti. Come se non bastasse poi, a quelli congeniti se ne sono aggiunti altri. Per molti anni non me ne sono occupato: da adolescente perché ero troppo impegnato a cercare di sentirmi inserito nel mondo che mi circondava e in seguito perché mi sono trovato ingarbugliato in una matassa di attività che, benché le avessi scelte io, sentivo in un certo senso imposte.
Dopo aver mollato quella zavorra ed essermi ritrovato con più tempo libero a disposizione ho iniziato quasi involontariamente a identificare quegli aspetti della mia personalità che non mi piacevano o che mi creavano dei problemi - soprattutto nei rapporti con le altre persone - e a provare ad affrontarli, a trovare una maniera per risolverli, o almeno per attenuarli. Non voglio certo vantarmi di esserci riuscito, ma almeno posso dire di aver cominciato a provarci.
Cominciato a provarci...detto così sembra un obiettivo da poco, quasi insignificante. E forse pure lo è...ma soltanto dopo che l'hai centrato.

Foto "Montmartre" di John Althouse Cohen (CC)