mercoledì 18 aprile 2012

State solo giocando - Bangkok, Thailandia

Li osservo mentre si esercitano sul prato del parchetto. La massificazione priva di gusto del codice che regola la loro immagine, immune ad aggiornamenti e cambi di stagione. Li guardo mentre lanciano in aria birilli, diabolo e palline di gomma, due, tre, a volte perfino quattro. Fanno ruotare aste, hula hoop, catene con stoppini collegati alle estremità - spenti ovviamente, perché cambiarli costa e il loro budget è limitato - o magari dei brandelli di stoffa per simulare le fiamme.
Le loro espressioni serie sono ciò che più mi turba. Di certo non ce l'ho con loro perché stanno giocando. Ricordo bene le dolci giornate in spiaggia, nei parchi o nelle strade di quartiere, impegnato con gli amici o da solo a sudare dietro a qualunque di tipo di palla. Le ore trascorse a friggermi il cervello pensando a un'insignificante mossa di scacchi travestita da punto di svolta esistenzale. Persino i giochini dei computer si sono portati via fette preziose della mia adolescenza. Conosco l'importanza che ha il divertimento per l'equilibrio mentale dell'essere umano, forse la conosco anche troppo bene. L'unico esame universitario che mi sembrava avesse un nome degno di una disciplina del sapere si intitola "Teoria dei giochi": decisi di non seguire quel corso soltanto dopo aver scoperto che non trattava esattamente di giochi, per lo meno non così come li intendevo io. Era soltanto l'ennesimo trucco da ingegnere.

giovedì 12 aprile 2012

La terra trema - Kuala Lumpur, Malesia

ATTENZIONE: PAROLACCE!
Stavo per mandare affanculo un mio studente credendo si divertisse a scuotermi la scrivania quando ho notato la mia espressione - nonché la mia stessa intenzione - rispecchiata sul suo volto. Allora ci siamo voltati entrambi verso il contenitore dell'acqua, abbiamo constatato che la superficie del liquido ondeggiava vistosamente, ci siamo alzati con calma e quindi, elegantemente e con una certa classe, mantenendo il sangue freddo, senza usare l'ascensore ma volando leggiadri sul pelo delle scale, ce la siamo data a gambe.
Tra l'altro, mentre uscivo con un certo aplomb dall'edificio, temendo perdite di memoria dovute ad attacchi di panico postumi, ricordando la preziosa lezione di Pollicino ho deciso di spargere delle tracce di merda lungo cammino. Il giorno dopo sono comunque riuscito a tornare in classe senza doverle seguire ma, come si suol dire, la prudenza non è mai troppa.

martedì 10 aprile 2012

Scultura triste - Bangkok, Thailandia

La scultura occupa una buona fetta di un lato del parchetto. E' composta da una serie di lastre di cemento scolpite a bassorilievo su cui sono raffigurate varie scene di vita tradizionale thailandese: famiglie di contadini, pescatori, nobili e mercanti. Abiti, arnesi e aspetti diversi. Una sola cosa in comune: sono tutti seri. Un'atmosfera di una tristezza asfissiante. Proprio in Thailandia, il paese che in rete viene soprannominato LOS, ovvero Land of Smiles, Terra dei Sorrisi.
Certo, mica sono sempre sinceri e cordiali quei sorrisi siamesi. Il più delle volte magari sì, ma spesso si può trattare anche di imbarazzo, ipocrisia, malizia o addirittura perfidia. A chi campa con l'industria del turismo o ai commentatori superficiali, soprattutto quelli stranieri, lo stereotipo del paese col sorriso permanentemente stampato in faccia tuttavia piace e fa comodo, molto. E non cambierebbe nulla anche se si trattasse solo di una smorfia mendace, il frutto di una paresi beffarda.
Ma allora forse questa scultura, anche se non proprio un capolavoro, è davvero un'opera d'arte. L'espressione di un vero artista, cioè un individuo intellettualmente onesto che non ha paura di andare controcorrente, smascherando l'ipocrisia del mercato e dei luoghi comuni per raccontarci che spaccarsi la schiena sui campi sotto il sole o svegliarsi alle 4 per andare a pescare può togliere il buon umore anche a queste latitudini. Che la fatica, la povertà o anche la solitudine dei ricchi sono cose che difficilmente ti fanno sorridere. 
Anche se sei thailandese.