martedì 20 novembre 2012

Essere eroi può anche non bastare

Nonostante vi trovi spazio qualche bufala di troppo Facebook può essere utilizzato per diffondere delle storie interessanti. Ma soprattutto autentiche. Questa per esempio.
Durante la seconda guerra mondiale una signora polacca, Irena Sendler, salvò 2500 bambini ebrei da morte certa per mano dei nazisti, tirandoli fuori di nascosto, a piccoli gruppi, dal ghetto di Varsavia. Alla fine fu scoperta, torturata e condannata a morte. Condanna a cui riuscì per fortuna a sottrarsi. Nel 2007 fu tra i nominati per la vittoria del Nobel per la Pace, con l'appoggio ufficiale dei governi di Polonia e Israele. Non vinse: le 2500 vite innocenti che ha salvato, i rischi che ha corso, il coraggio, le torture sofferte, la condanna a morte scampata e le sponsorizzazioni illustri non sono bastate. Per la commissione c'era infatti quell'anno un candidato più meritevole: l'ex vice presidente americano Al Gore. Sì, non ho scritto male, avete letto bene. Il Nobel per la pace nel 2007 non andò a Irena Sendler, bensì ad Al Gore. Colui che riuscì a dilapidare l'enorme vantaggio che i democratici avevano alla fine della presidenza di Bill Clinton, permettendo al mediocre George W Bush di vincere le elezioni e fare il bullo in giro per il mondo per otto anni. E che si è poi messo a girare film.
Avevo già espresso dei dubbi sulla credibilità del premio quando lo vinse Barak Obama. Per fortuna la proposta per la nomination di Silvio Berlusconi non ebbe successo, se non nel suscitare grande ironia e sonore risate (comprese le mie). Ma Al Gore al posto di Irena Sendler è inquietante. Se questo è il modo in cui la commissione sceglie i vincitori il premio è soltanto un mucchio di spazzatura.

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