giovedì 6 ottobre 2011

Dagli alcolizzati/4 - Bangkok, Thailandia

L'intera serie "Dagli alcolizzati" è dedicata a Jack London, autore di "Memorie di un bevitore" (Titolo originale: "John Barleycorn").

Continua da qui.

Sono seduto dagli alcolizzati con R. Beviamo un bicchiere prima di immergerci nella notte viscosa di Bangkok. R. si alza e va a ordinare una bottiglia di soda e del ghiaccio dalla ragazza con la faccia deturpata dalle occhiaie. Di passaggio lancia anche una battuta alla donna costantemente ubriaca. Errore tattico, non tipico di un tipo accorto come R. Questa, sentendolo parlare, pur non capendo una parola si scrolla di dosso il torpore, dà un'occhiata attorno e il suo radar annebbiato, chissà perché, si ferma quando ha identificato me. La tengo sotto controllo senza fissarla, facendo finta di guardare altrove e augurandomi - come un liceale davanti alla professoressa che scorre i nomi sul registro per decidere chi interrogare - di diventare una presenza invisibile e passare inosservato. Vana speranza, ingenuo che sono a volte. Si alza con fatica, caracolla rischiando di abbattere i tavoli e le bottiglie lungo il cammino e precipita con un tonfo pesante sulla sedia di R., proprio di fianco a me. Mi guarda e mi sorride, col fascino di una sirena, una sirena vecchia e devastata dalla decadenza, dalla vita di strada e dall'alcol. Poi farfuglia qualcosa. Quando sto cercando di capire in che lingua sta parlando una zaffata carognesca mi stritola la gola. Il puzzo continua ad aleggiare anche quando chiude la bocca: non è soltanto l'alito, è un odore che ha impregnato nella pelle e negli abiti, che si porta costantemente addosso. Un po' come quello emanato da chi mangia troppo aglio.
R. si accorge di cosa sta succedendo e mi viene in aiuto. Lei sorride anche a lui trasformandolo da soccorritore in secondo prigioniero. Subito dopo arriva anche la ragazza delle occhiaie che poggiato il secchiello del ghiaccio e la bottiglia di soda le si rivolge in thailandese scandendo le parole, così che anch'io riesco a capire bene cosa dice.
"Hey, questi sono amici!" Beh, proprio amici magari no, ma come stratagemma per toglierci dall'impiccio glielo concediamo. Annuiamo accondiscendenti.
"Con loro non ci puoi provare...capito?"
L'orrore si impossessa della nostra immaginazione indifesa e impressionabile. Provare a fare cosa? Il pensiero che qualche turista stordito dal Sangsom se la possa essere portata in albergo per una manciata di baht mi avvinghia lo stomaco e lo strattona, avanti e indietro, di lato e per linee oblique. L'ammonizione però ha effetto e l'ubriacona si alza e se ne va, il suo orgoglio apparentemente intatto. Il sollievo mi rilassa la pancia. R. si siede di fianco a me e ricominciamo a chiacchierare, versandoci un altro bicchiere, mentre la brezza del ventilatore soffia il vapore del ghiaccio verso gli alberi e la strada bagnata.

Continua?

Foto di Lachlan Hardy (CC)

2 commenti:

maria cristina aschieri ha detto...

in qualche passaggio mi ricordi Bukowski...

Fabio ha detto...

Grazie e...magari!
Ecco, oltre che a Jack London la serie si potrebbe dedicare anche a Bukowsky!