domenica 24 luglio 2011

Parcheggio selvaggio - Kuala Lumpur, Malesia

C'è un cantiere nel centro di Kuala Lumpur, a pochi metri dalle Torri Petronas: costruiscono un altro di quei palazzoni. I lavori hanno occupato il vecchio marciapiedi e così i responsabili ne hanno creato uno provvisorio utilizzando dei paletti, una cordicella e dei tasselli di plastica rifrangente, occupando parte della carreggiata. Il marciapiedi viene utilizzato da un gran numero di persone che vanno a lavorare e da turisti diretti alle torri.
Alcuni giorni fa un cultore del parcheggio creativo ha approfittato di questo spazio, opportunamente schermato dal traffico e convenientemente adiacente al cantiere - e incredibilmente libero! - per parcheggiarvi il suo camioncino. I passanti sono stati così costretti a camminare in fila indiana (spesso in due file indiane, una per ogni senso di marcia).
Non ho potuto fare a meno di scattare alcune foto.

Il parcheggio selvaggio

Una signora è costretta a passare sotto la corda e camminare tra le auto

I passanti avanzano in fila indiana

venerdì 15 luglio 2011

Locale sciacallo - Bangkok, Thailandia

Foto di adaptorplug (CC)
Si può dire che ogni postaccio è un postaccio a modo suo e se si tratta di postacci la gamma offerta da Bangkok è una delle più ampie al mondo. Il film The Hangover part 2 (in italiano "Una notte da leoni 2"), ambientato proprio qui, anche se farcito di situazioni poco probabili offre un panorama di locali decadenti molto verosimile, spesso reale.
Pur frequentando la città da dieci anni ho bisogno dell'aiuto di M. - un amico turista, un visitatore occasionale - per scovarne uno che ha ancora il potere di stupirmi. Non ci sono quindi solo i bar con le ragazze vestite a tema, i locali del ping-pong show, i cabaret coi ladyboy, i go-go bar, i centri di massaggi erotici, i disco-pub e gli after-hour illegali con le squillo free-lance. Non solo Patpong, Nana Plaza e Soi Cowboy quindi...no, a Bangkok c'è pure questo!
Appena entro provo quel brivido che si prova quando ci si imbatte in qualcosa che ci intriga proprio perché ci rivolta. In un certo senso potrebbe essere inserito nell'ultima delle categorie elencate sopra, dal momento che le ragazze non lavorano per il proprietario del locale, o meglio in un certo senso lo fanno, ma in maniera indiretta, senza percepire uno stipendio né ricevere ordini o istruzioni. Alcune delle caratteristiche peculiari dell'ambiente e le dinamiche delle relazioni sociali suggeriscono però di creare una categoria apposita allo scopo di classificarlo. 
Alcuni dettagli - i tavoli, i movimenti e l'aspetto austero dei camerieri - ricordano certe taverne bavaresi. Il banco del bar potrebbe essere quello di una sagra di paese o di una festa di partito, con la lista delle bevande appesa alla parete e gli addetti affannati e dall'aria vagamente improvvisata. L'uso generoso di legno, mattonelle, luci al neon e foto kitsch di luoghi famosi (la torre di Pisa, il Colosseo, l'Arco di Trionfo) riportano invece alla mente certi bar italiani degli anni '60 e '70. La componente che interrompe questo viaggio della fantasia tra paragoni con posti lontani è ovviamente la presenza di decine di donne. Alcune hanno già vissuto tutti i giorni del loro splendore ma il numero di quelle giovani e carine, a detta di M., dall'ultima volta che è stato qui sembra essere aumentato.
Pesa nell'aria un'atmosfera lievemente squallida, da mercato del bestiame in periodi di magra. "E' un posto alquanto sciacallo" commenta M. e anche se non conosci l'espressione appena metti piede qua dentro ne afferri al volo il significato.
Le donne stanno quasi tutte disposte a semicerchio, spalla contro spalla, addossate alle pareti o al mobilio della metà del salone più lontana dall'entrata. Indossano abiti da ufficio o da sera, portano acconciature ben curate e sono truccate sobriamente, niente di volgare o pornografico. Quelle più hot lo sono in maniera piuttosto discreta. Solo poche siedono ai tavoli sparsi qua e là o all'immenso banco a virgolone che si incurva al centro della sala. Qui sta invece la grande massa dei clienti, molti dei quali visibilmente annoiati, quasi disinteressati, che sorseggiano birra, chiacchierano con gli amici o si guardano attorno, non necessariamente verso le donne.
Che differenza con i locali tradizionali dell'industria del sesso thailandese! La decadenza qui è più un concetto di design che di etica. Manca l'elemento indecente, la libido, scomparsa assieme alla teatralità eccessiva, ai colori volgari, ai giochi di luce contundenti e ai suoni che stordiscono. Ogni tanto un DJ invisibile attacca un pezzo ma per lunghi minuti la colonna sonora di questo film grottesco è quella del brusio, del tintinnio dei bicchieri, dello stridere degli sgabelli, dei rumori di fondo di un locale notturno all'ora di chiusura, quando le luci si accendono e l'ultima canzone sfuma via mentre la gente si trattiene all'interno.
Le donne cercano il contatto visivo e nella maggior parte dei casi i clienti abbozzano un sorriso imbarazzato e poi distolgono lo sguardo. O distolgono lo sguardo senza nemmeno l'effetto lenitivo del sorriso. Ma probabilmente questo è qualcosa che provo solo io per loro: le ragazze sembrano infatti essere assuefatte a questo genere di reazione.
Ogni tanto qualche uomo ne chiama una, lei - e magari pure quella che le sta accanto - risponde stupita: "Chi, io?" E poi percorre i cinque o sei metri che la separano da quello che è ben più di un cliente: è un pompiere in un palazzo in fiamme, un San Bernardo sul luogo di una valanga, un bagnino in mezzo al mare mosso. Insomma, una sorta di salvatore. A questo ritmo però soltanto il 5% di loro verrà salvato, sono troppe e troppo poco sembra essere l'interesse nei loro confronti. Le altre torneranno ad aggrapparsi al misero lavoretto che fanno di giorno, se ne hanno uno. Come verremo a sapere in seguito da un amico di M., infatti, la maggior parte di queste precarie del sesso ha delle occupazioni normalissime e le più giovani sono spesso studentesse.
Tra tutti, i giapponesi sembrano sapere qualcosa che ad altri sfugge, perché quando chiamano una ragazza questa arriva e spesso attacca a parlare la loro lingua. Un approccio molto intraprendente.
Finite le birre, prima di andarcene facciamo un salto in bagno, un tugurio seminterrato in linea con lo stile del locale. Un canaletto di scolo lungo la parete piastrellata funge da orinatoio. A fianco ci sono due di quei disgustosi sgabuzzini asiatici per le signore. Cinque baht per entrata ma se ne paghi venti hai l'accesso illimitato. Chi potrà resistere qua dentro tanto a lungo da aver bisogno di andare al bagno più di quattro volte, condizione necessaria affinché l'investimento sia profiquo? Un'altra soffiata ci svelerà anche il mistero nel quale si avvolgono quelle coppiette che invece di scendere verso gli inferi del cesso immondo salgono la rampa di scale in direzione opposta: ai piani superiori c'è un infimo alberghetto ad ore dove si consumano transazioni più o meno oscene.
Usciamo e appena saliti gli scalini Bangkok ci tira un ceffone di calore, umidità, odori e frastuono riscattandoci all'istante da quello strano torpore che ci aveva ammantati. Era come se il locale sciacallo ci avesse narcotizzato. Forse eravamo soltanto sbalorditi, ma può darsi che sia stato invece l'ennesimo incantesimo di questa città dai poteri misteriosi.
Dopotutto la chiamano Città degli Angeli: l'ingrediente mistico da qualche parte dev'esserci.

martedì 5 luglio 2011

Frammenti di KL - Kuala Lumpur, Malesia

- Un cartello pubblicitario al Suria-KLCC dice: "Scarica l'edizione di domani del New Strait Times stasera alle 21!" L'edizione di domani già pronta stasera alle 21? Questi non sono giornalisti, sono indovini! Come quotidiano non sarà un granché ma la sezione degli oroscopi non dev'essere per niente male...

- Ma un vero VIP ha davvero bisogno di avere l'etichetta "VIP" incollata al parabrezza dell'auto?

- Torno a KL due mesi dopo l'ultima volta che ci sono stato e: una famosa palestra del centro è chiusa, il mio ristorante cantonese preferito è stato chiuso e rimpiazzato da un locale di dessert taiwanesi, un ostello molto popolare è stato chiuso, il ristorante italiano dove compravo le pizze per asporto è chiuso per lavori di rinnovo, altri bar e ristoranti nell'area di Bukit Bintang non ci sono piu', lo stesso destino è toccato a vari negozi nei centri commerciali del centro. Questo non è dinamismo...è un imbroglio!

- Un cartello attaccato al finestrino del treno KLCC Express dice: "Ti ringraziamo per non poggiare i piedi o il bagaglio sui sedili" Ma che carini, non lo vietano...ti ringraziano per non farlo! Prego, di niente!

- Fasi del ciclo di vita tipico di un ristorante in Changkat Bukit Bintang: 1. semplice e pieno; 2. chiuso per lavori di rinnovo; 3. lussuoso e semi-vuoto, con un cameriere insistente e fastidioso che cerca di accalappiare clienti sul marciapiedi; 4. chiuso definitivamente.

- Differenze di ambientazione: gli ambulanti abusivi a Bukit Bintang ridono e si aiutano per trasportare i borsoni quando sono rincorsi dalla polizia. Quando vidi la stessa scena sul ponte di Rialto a Venezia i fuggitivi erano terrorizzati e i poliziotti confiscavano i loro prodotti.

- Due modelli posano dietro una vetrina al Suria-KLCC. La gente si alterna per fotografare quelle bellezze. Io scatto foto agli uni e agli altri.

- I camerieri di un ristorante a Jalan Alor indossano dei sacchetti di plastica in testa per proteggersi dalla pioggia.

- Decine di venditori ambulanti immigrati si aggirano tra Bukit Bintang e Jalan Alor vendendo dei cestelli di legno pieghevoli. Un mistero.

- Quando gli organizzatori del concorso per modelle le domandano quale lato del suo carattere vorrebbe cambiare, una delle aspiranti risponde di averne in effetti identificato uno e di essere gia' riuscita a modificarlo. Essendo questo l'unico lato del proprio carattere che non le piaceva se ne deduce che non gliene rimangono altri, il che fa di lei una persona praticamente perfetta.

- Un tassista mi spiega che alcuni taxi la notte sono guidati da autisti part-time e spesso improvvisati, a caccia di turisti da raggirare. Ne ha sentito uno vantarsi di aver fatto pagare a un marinaio statunitense una tariffa di 300 dollari per andare dal KLCC a un hotel nelle vicinanze, lanciandosi in un lungo, quanto non richiesto, tour dello stato Selangor. Un altro ha confessato al mio autista di raggiungere facilmente incassi di 1000 ringgit al giorno di media, quando lui, guidando il taxi per 10 ore al giorno, riesce a malapena a guadagnarne 100. E a causa di gente così tutti i tassisti di KL (incluso lui) hanno la fama di imbroglioni tra i visitatori stranieri. Oltre al danno la beffa...