mercoledì 30 giugno 2010

L'italiano sfregiato/1 - Capitolo cibo

Foto di un ristorante italiano a Kuala Lumpur, Malesia. Di Fabio
Una raccolta di errori ed equivoci molto diffusi

Questo post leggetelo nella sezione in inglese. Capirete immediatamente perché non l'ho tradotto in italiano.

domenica 13 giugno 2010

Un altro merito - Chiang Mai, Thailandia

Ricordi del dicembre 2001

È il freddo delle regioni che non sono attrezzate per affrontarlo quello che graffia l'aria di Chiang Mai a dicembre.
Una scuola a Lamphun organizza una festa per reclutare una nuova schiera di insegnanti di inglese. Una ventina di farang a bordo di un songthaew si dirige vociante verso la tranquilla cittadina. Quando la scuola chiude l'autista suona il clacson, noi poggiamo piatti e bicchieri, salutiamo e torniamo a bordo. Ci metto tutto il tempo del tragitto che porta a Chiang Mai per accorgermi di essermi dimenticato la borsa a Lamphun. Contiene un buon pezzo della mia vita quotidiana: il passaporto, i bancomat, le carte di credito, la patente. Torno nel songthaew, spiego, drammatizzo. L'autista sbuffa, poi si impietosisce e si arrende. Arrivati alla scuola non faccio in tempo a pagarlo che questi è già partito sgommando verso casa. Solo la mia coscienza ha sentito il thanks! che ho urlato.
Trovo la borsa, controllo, c'è tutto, poi dei ragazzi mi invitano per bere qualcosa. Il sospiro di sollievo non è ancora terminato, un brindisi alla fortuna in effetti ci sta tutto. Quando il locale chiude mi offrono un divano, io li ringrazio ma preferisco tornare, mi avvio e punto il pollice verso un cielo terso che sembra una lastra ricoperta di schegge di ghiaccio. Quando sto per scoraggiarmi arriva una moto. Sono gli amici del bar che non mi vogliono abbandonare, mi fanno spazio e sfrecciamo nella strada buia e deserta. Io mi copro dietro il corpo minuto della ragazza e lei si fa scudo con le spalle più larghe del suo amico. Questo si affida alle proprietà schermanti del nylon svolazzante di una giacca a vento.
Arrivati a Tha Phae Gate mi fanno scendere. Mentre li guardo sorridere mi sorprende la commozione. Non so con che parole li posso ringraziare: farfuglio qualcosa, tentenno, mi esibisco in una serie di sorrisi idioti, degni di un cabaret con platea semivuota e poi mi incammino intirizzito verso l'albergo. Penso ai due ragazzi che stanno facendo il contropelo a tutta quell'aria fredda che mi ha indolenzito le cosce. Per consolarmi me li immagino stretti l'uno all'altra, con gli occhi semichiusi e un sorriso sulle labbra, da buoni buddhisti, soddisfatti per il merito che hanno appena ottenuto. L'ennesimo passo verso la purificazione, che a me sembra piuttosto una leggera ibernazione.

Foto: statue in un tempio a Chiang Mai, di Fabio

Questo nostro povero Ernesto...- La Paz, Bolivia, di Guglielmo Stabile

San Pedro, di Germeister (CC)
Alle nove del mattino La Paz, capitale che sorge a 3600 metri sul livello del mare, vede aprirsi le porte del Carcere di San Pedro. Sono i primi visitatori, familiari o amici, che entrano nel recinto del penitenziario. Il freddo spacca le ossa. La Paz soffre di una estrema escursione termica tra il giorno e la notte, e mentre di giorno non di rado c´è un bel sole caldo, di notte può far molto freddo.
Ma al San Pedro il freddo è penetrato fin nelle vecchie mura del carcere spagnolo. È come se si fosse annidato lì dentro da anni. È un freddo potenziato, più forte, e gli effetti si notano sui volti dei detenuti. I pochi detenuti mattinieri escono come deboli fantasmi dalle loro celle e cercano di mantener insieme, alla meglio, le quattro ossa martoriate dalla notte gelida e dall'aver dormito all'addiaccio. Li osservo e tremo…dal freddo, per loro. Il freddo non ti permette di pensare, è come se ti maciullasse l'anima e l'attività cerebrale.

mercoledì 9 giugno 2010

Sala numero 6 - Kuala Lumpur, Malesia

Sono alla biglietteria del cinema, al centro commerciale Pavilion. Chiedo se è possibile avere un posto senza vicini. Mi prendono sul serio e quando il film ha inizio sono l'unico spettatore presente in sala. Non c'è nemmeno bisogno di abbassare il volume del telefono.
Se ne avete l'occasione e un paio d'ore da impegnare andate al cinema al Pavilion e guardate un film taiwanese. La storia non è male e avrete una sala privata. È un affare da non perdere, caldamente consigliato.

Immagine: locandina del film "A place of one'e own". Taiwan, 2009

Universo compresso








Foto: galassie di un epoca antica, dalla camera a campo ultraprofondo di Hubble, Nasa (PD)




Eravamo i dominatori dell'universo...dell'univeeeerso!
In formazioni di due carreggiate, col sudore che colava sui pedali,
avanzavamo come mandrie di bisonti,
con le traiettorie a saetta delle rondini.
Eravamo cuccioli ingrati, che si presero il territorio dei padri,
creavamo segreti, acronimi e intese,
legami di una vita, lunga solo pochi mesi.
Poi qualcuno se ne andò e si portò dietro l'esodo.
Oggi quel mondo ci sembra ristretto,
ma forse siamo noi che andiamo stretti a lui.
Eravamo i dominatori dell'universo,
un universo compresso: fatto di tre strade chiuse.

Mumble mumble/6

"Ha senso vivere una vita sensata?"

Gli uomini sono tra gli esseri terrestri più inumani: non vogliono mai comprendere ma vogliono essere sempre compresi." (William Stabile)

"L'immaturità non è un difetto così brutto."

"Una bugia va anche bene, fingere tutto però no."

"Stare da soli è un'abitudine che può provocare dipendenza."

Per gli altri pensieri clicca qui

Foto: pensando, di Fabio

giovedì 3 giugno 2010

Presi di sorpresa - Bangkok, Thailandia

Zig-zago lentamente tra i corridoi del minimarket, fiancheggio promozioni e scaffali semivuoti: è sera, è tardi, i prodotti freschi stanno finendo. Dietro a me qualcuno grida, mi volto, un uomo corre. Le porte si aprono, gli cade qualcosa di mano, lui se ne frega, slitta, esce e fugge. I dipendenti del negozio lo rincorrono e urlano. A metà del piazzale si devono arrendere: il ladro li ha seminati e si è infilato nel marciapiedi che di sera si trasforma in un mercato affollato. Tra uno sbuffo e l'altro continuano a gridare, sperando vanamente che qualcuno lo fermi.
Questa in Thailandia, e in Asia in generale, è una scena atipica, che fa un certo scalpore. Sarà il buddhismo, il confucianesimo, la timidezza o le pene severe, l'idea di collettività che prevale sull'individuo: gli asiatici non sono particolamente propensi al crimine.
Anche per questo il ladruncolo ha sorpreso tutti, sfruttando quei due secondi che gli hanno salvato il collo. Se lo avessero beccato lo avrebbero massacrato. Ma non ce l'hanno fatta, chissà che avrà rubato.

Immagine da "Lupin III"