lunedì 3 novembre 2008

Dignità caparbia - Tioman, Malesia

Sto pranzando da solo nel ristorantino sulla spiaggia, quando entra uno straniero di mezza età. Abbigliamento e tratti sono molto dignitosi. Ricorda il signor Higgins, l’amico di Magnum, l’investigatore privato impersonato da Tom Selleck.

Si siede ad un tavolo non ancora sparecchiato. Prende uno dei due piatti e svuota mezza frittata sopra il riso al pollo rimasto sull’altro. Con una forchetta sporca spinge il cibo nel cucchiaio e poi con disinvoltura se lo mette in bocca. La postura è impeccabile, con la schiena dritta, le spalle aperte e gli avambracci composti. Mastica lentamente per trenta volte, prima di deglutire con un movimento lieve.

Poi si rilassa, alza lo sguardo, tira un sospiro e osserva le colline: si volta verso il molo e si concentra. Pensa, sogna e finalmente ricorda. Di quando aveva trent’anni, lassù in Scozia, nel castello imponente sulla riva del lago, seduto al tavolo del suo trisavolo, il conte William Francis Higgins, il cui ritratto, appeso sopra il camino, sovrastava ancora l’enorme sala. Di quando poteva permettersi il servo indiano, che gli portava un fagiano impallinato da lui stesso alla battuta di caccia con duchi e visconti. E lo sente ancora in bocca quel sapore di selvaggina, il retrogusto metallico sul foro del colpo, uno dei migliori che avesse mai tirato.

Lo sguardo dal molo ritorna sul piatto. Potrebbe prenderlo lo sconforto, per quel che c’è dentro, per quel che sta facendo: è invece l’appetito ad avere il sopravvento. William Francis Higgins III scrolla le spalle e spinge in avanti il mento, arcuando le labbra in un broncio indifferente.
“A gratis però, pure ‘sto pollo non è male”, liberamente tradotto dall’inglese forbito che non riuscirà mai a fare a meno di usare.

Il ristoratore non è ancora tornato. Higgins finisce il suo pasto collage, beve un sorso di succo abbandonato e si pulisce la bocca con una salvietta riciclata.

Quindi si alza, sistema la sedia e, così com'è arrivato, con calma se ne va.


Foto Pulau Tioman, di Fabio Pulito

Nessun commento: