lunedì 3 novembre 2008

Uno scatto d'orgoglio - Phuket, Thailandia

Patong per reputazione non è un atollo sperduto ma alle 5, alle volte, ha uno scatto d’orgoglio. Un fremito scorre sul profilo della spiaggia. Dopo aver sopportato il caldo, i venditori e bambini, il grosso dei bagnanti fa i bagagli e se ne va. 

Giovani thai, pelle scura e tatuaggi, chiudono gli ombrelloni e impilano i lettini. C’è chi fa ancora un bagno, chi ormeggia il motoscafo e chi con le cuffiette sgambetta sulla battigia. I colleghi gay delle squillo di Bangla giocano a pallavolo con i clienti di ieri.

Finalmente la spiaggia è larga più di cinque metri. Mi siedo, apro il libro e mi sdraio sulla sabbia. Qualche minuto più tardi finisco un capitolo, punto il segnalibro e osservo il golfo. Il sole cala solido e fa splash come un uovo sulla schiuma delle nuvole che farciscono la baia. Acciaio e fiammate fanno a fette il cielo, giocando in parallelo con l’orizzonte sfumato. Con la ritirata dell’orda d’alta stagione, sono riapparse nella foto la sabbia e le piante, un groviglio di foglie fluorescenti e arcuate. Una nuvola d’oro ci avvolge gradualmente: è tornata l’atmosfera, la magia del tropico.

L’incantesimo è rotto da un tonfo e delle grida. Un thai con un sidecar ha investito due straniere. Accorrono i soccorsi, si scusa il thailandese, poi ne arriva un altro e scatta un putiferio. Rotolano sulla sabbia, cadono in acqua, tra sibili di pugni e parole grosse. La situazione si calma quando arriva un gigante, due parole delle sue e gli sguardi sono a terra. Nessuno è umiliato, tutti soddisfatti: in Thailandia l’importante è salvare la faccia.

Sulla via del ritorno mi affianca un pick-up. Sul cassone sta in piedi un nervoso elefantino. Tra gente, luci e musica, sembra spaventato. Piazza le zampe sopra la cabina, che cede con rumore di lamiera divelta.

Quando cala sul tetto anche una zampa posteriore, i finestrini esplodono e il parabrezza si crepa. L’animale scivola verso l’esterno, atterra con una capriola e scudisciate di proboscide, poi comincia a correre lungo la viuzza. Alcuni turisti, che scattavano foto, si spaventano e scappano dentro un ristorante. L’elefantino ora trotterella tranquillo, un uomo lo raggiunge e lo afferra per l’orecchio. Ridono tutti, tranne il pilota del Toyota, che scuote la testa mentre controlla i danni.

Mi avvio verso la doccia, sono già le 6. A Patong l’ora migliore termina così.


Foto di Fabio Pulito

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