mercoledì 23 maggio 2007

Guangzhou - Cina, 23 maggio 2007

Anche voi, come me, vi sorprendete spesso ad osservare a lungo alcune giovani donne? Quel tipo relativamente nuovo, al passo con i tempi.
Già, perché succede qui in Cina, a Bangkok, a Singapore. Ma mi risulta che la stessa scena la si possa osservare anche a Roma o a Londra.
Catturano il vostro sguardo quando escono dall’ufficio, e lo portano a spasso camminando affrettate e stanche verso la fermata della metropolitana, o verso il parcheggio.
Hanno un computer portatile che tengono in una borsa nera e sottile. Non la portano mai a tracolla. Stringono la maniglia con il pugno sciolto. Con il braccio sinistro teso e il gomito piegato verso l’interno. Il collo è inclinato nella direzione opposta, per fare da contrappeso, con i capelli ondulati che nascondono uno spicchio di volto. Spesso il telefonino è appoggiato all’orecchio destro, e vi discutono dentro i piani per la cena o il fine settimana.
I pantaloni o la gonna del teilleur lasciano trasparire le belle forme che seguono delle traiettorie vagamente rotonde al ritmo del passo svelto.
E voi le seguite facendo finta di niente, scordando le vostre tattiche un po’ subdole ipnotizzati dal ticchettio dei loro tacchetti.
Vorrei fare lo snob, l’anticonformista, il conservatore. Vorrei dichiarare la mia preferenza ed esaltare la bellezza delle ragazze semplici e meno moderne. Vorrei ma non ci riesco.
Il fascino che le donne esercitano su di me, al contrario di molti altri miei istinti, è flessibile, si adatta al cambiamento, corre al passo con i tempi e la globalizzazione. Va a braccetto o addirittura precorre le nuove tendenze.
Mi piacciono anche così. Moderne e accessoriate. Civette e proiettate verso il futuro, che forse immaginano diverso da quel che alla fine sarà.

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